James J. Braddock

James J. Braddock

James J. Braddock

Biografia Una ragione per lottare

Il pugile James J. Braddock, noto al grande pubblico per il film biografico "Cinderella Man" (2005, di Ron Howard, con Russell Crowe e Renee Zellweger) nasce il 7 giugno 1905 da Joseph Braddock e Elizabeth O'Toole, immigrati irlandesi.

Con cinque figli maschi e due femmine, la famiglia si trasferisce dalla piccola casa di New York alla pacifica contea di Hudson, nel New Jersey.

Come molti ragazzini a Jimmy piace giocare a baseball e nuotare sulle rive del fiume Hudson. Sogna di diventare pompiere oppure ingegnere ferroviario.

Dal 1919 al 1923 Jim Braddock compie diversi lavori, ed è in questo periodo che scopre la sua passione per la boxe. Passa alcuni anni ad allenarsi e combatte a livello amatoriale in giro per il New Jersey. Nel 1926 entra nel circuito della boxe professionistica, nella categoria dei pesi medio-massimi. Durante il suo primo anno Braddock domina le competizioni, battendo avversario dopo avversario, sempre nei primi round di ogni match.

Considerato che il suo peso è al limite della categoria, Braddock pensa di passare alla divisione superiore, quella dei pesi massimi. La sua stazza nella nuova categoria non è delle più dominanti, ma il suo destro è capace di compensare in modo efficace.

Il 18 luglio 1929 Jim Braddock sale sul ring dello Yankee Stadium per affrontare Tommy Loughran. Loughran ha passato molto tempo a studiare la tecnica di Braddock, così per 15 lunghe riprese cerca di tenere a bada il destro di Jim. Questi non riuscirà a portare a segno colpi chiari e potenti, e al termine del match perderà ai punti.

Il 3 settembre 1929, meno di due mesi dopo l'incontro con Loughran, crolla il mercato dei cambi americano. La data segna l'inizio di quel periodo buio che verrà identificato come "Grande depressione". Braddock, come diversi altri milioni di americani perde tutto.

Senza lavoro, Jim lotta per cercare di combattere e di conseguenza portare a casa qualcosa da mangiare, per la propria moglie Mae e per i suoi tre figli, Jay, Howard e Rosemarie. Perde sedici di ventidue incontri durante i quali si frattura più volte la mano destra. Quando questa non gli permette più di andare avanti, non gli resta che mettere da parte l'orgoglio e appendere al chiodo i guantoni. Senza altra possibilità, si mette in coda per chiedere il sussidio statale e trovare così un minimo aiuto per la sua famiglia.

Quando la fortuna sembra averlo abbandonato, nel 1934 il suo vecchio manager Joe Gould, gli offre l'opportunità di combattare nuovamente. All'ultimo minuto lo sfidante di John "Corn" Griffin dà forfait, così viene chiamato Jim Braddock, quel vecchio campione sparito da tempo, che all'inizio della carriera aveva vinto tanti incontri. Il match tra Griffin e Braddock fa da apertura ad un altro incontro-evento eccezionale: la sfida per il titolo mondiale dei pesi massimi tra il campione in carica Primo Carnera e lo sfidante Max Baer.

Contro tutti i pronostici, probabilmente anche i suoi, James J. Braddock sconfigge Griffin per knock-out alla terza ripresa.

Poi arriva una nuova opportunità per Braddock: combattere contro John Henry Lewis. Quest'ultimo è il favorito, ma Braddock ancora una volta ribalta il pronostico, questa volta in dieci round. La storia di Jim appassiona le masse e tutti lo identificano come un eroe.

Nel marzo del 1935 combatte contro il gigante Art Lasky. All'angolo di Jim sembra esserci tutta la nazione. Braddock vince dopo 15 sofferte riprese.

Questa straordinaria vittoria fa di Braddock il miglior contendente sulla piazza per sfidare il campione mondiale dei pesi massimi Max Baer, che in quella famosa serata che vedeva il ritorno di Braddock sul ring, aveva battuto Primo Carnera. Max Baer aveva la reputazione di un grande e feroce picchiatore, con un pugno fatto di dinamite, probabilmente il più forte colpitore di tutti i tempi.

La sera del 13 giugno 1935, al Madison Square Garden di New York, Braddock sale sul ring per affrontare Baer. Jim ha studiato lo stile di Baer proprio come Tommy Loughran aveva fatto contro di lui anni prima. L'assioma era semplice: Jim poteva battere Baer se fosse riuscito a stare lontano dal destro micidiale di Baer. In un match lungo e combattutissimo, pieno di fascino e agonismo sportivo, Braddock vince ai punti dopo 15 round massacranti: James J. Braddock è il nuovo campione mondiale dei pesi massimi.

Per i due anni successivi Jim combatte una serie di incontri-esibizione. Poi, il 22 giugno 1937, deve difendere il titolo contro Joe Louis, "la bomba nera". Jim perde il titolo, combattendo tuttavia forse il miglior match della sua carriera.

Jim Braddock vuole ritirarsi a testa alta e il 21 gennaio 1938, dopo aver battutto Tommy Farr in 10 riprese, esempio di speranza per milioni di americani, appende definitivamente i guantoni al chiodo, ritirandosi dalla boxe agonistica.

Dopo il ritiro, nel 1942, Jim e il suo manager Joe Gould si arruolano nell'esercito statunitense. Prima che la Seconda guerra mondiale finisca Jim presta servizio sull'isola di Saipan. Al ritorno Braddock è impegnato nella costruzione del Ponte di Verrazano e lavora come fornitore di apparecchiature per la marina. Jim con la moglie Mae e i loro tre figli si trasferiscono poi in una bella casa a North Bergen, nel New Jersey, dove vivranno per il resto del tempo.

Il 29 novembre 1974, con 85 incontri e 51 vittorie alle spalle, James J. Braddock muore nel suo letto. Mae Braddock continua a vivere nella casa di North Bergen per molti anni, prima di trasferirsi a Whiting (sempre nel New Jersey), dove muore nel 1985.

Il nome di Jim Braddock entra nella "Ring Boxing Hall of Fame" nel 1964, nella "Hudson County Hall of Fame" nel 1991 e nell'"International Boxing Hall of Fame" nel 2001.

I figli e i nipoti di Jim Braddock oggi mantengono vivo il suo ricordo, la sua immagine e la sua straordinaria storia.

Quella storia raccontata in modo elegante e fedele, grazie al lavoro del già citato Ron Howard, che ha fatto conoscere al mondo il ritratto dell'eroe James J. Braddock (grazie anche ad una straordinaria interpretazione di Russell Crowe), cenerentola della boxe, capace di risollevarsi dalla cenere e raggiungere la cima grazie a grandi e nobili motivazioni.

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