Vittorio Emanuele Orlando

Vittorio Emanuele Orlando

Vittorio Emanuele Orlando

Biografia

Vittorio Emanuele Orlando nasce il 19 maggio del 1860 a Palermo, pochi giorni dopo l'arrivo dei Mille a Marsala. Seguendo l'esempio del padre, avvocato, da ragazzo si dedica agli studi giuridici e se ne appassiona: a vent'anni, pur non avendo ancora ottenuto la laurea, si aggiudica un concorso dell'Istituto Lombardo di Scienze e Lettere riguardante uno studio sulla riforma elettorale.

Tale studio gli consente di avere diritto alla libera docenza all'Università di Palermo con la cattedra di diritto costituzionale. Nel 1889 Vittorio Emanuele Orlando dà alle stampe i "Principi di diritto costituzionale", mentre l'anno successivo pubblica i "Principi di diritto amministrativo", opera ritenuta fondativa della giuspubblicistica moderna del nostro Paese; pochi mesi dopo, ottiene la cattedra all'Università di Roma.

Al Parlamento

Nel 1897 egli viene eletto deputato nel collegio di Partinico. Schierato al fianco di Giovanni Giolitti, da parlamentare si trova ad affrontare un periodo politico particolarmente burrascoso. Nel 1903 viene nominato da Giolitti ministro della Pubblica Istruzione, mentre quattro anni più tardi passa al dicastero di Grazia e Giustizia, che al tempo prevede anche di intrattenere relazioni ufficiose con il Vaticano in assenza di rapporti diplomatici.

Orlando sostiene, tra l'altro, Pio X nella sua opera di contrasto al movimento modernista: per questo, quando nel 1909 il governo Giolitti cade, il giurista siciliano ottiene l'apprezzamento del Pontefice.

Nel novembre del 1914 ottiene nuovamente un incarico al ministero di Grazia e Giustizia nel governo Salandra: un governo schierato a favore dell'entrata in guerra dell'Italia a sostegno dell'Intesa. Anche per questo motivo, Orlando - inizialmente neutralista - cambia idea e si dichiara favorevole alla guerra.

Alla guida del governo

Nel giro di breve tempo, il governo Salandra cade, sostituito dal gabinetto Boselli, nell'ambito del quale Orlando è nominato ministro dell'Interno. Lo scenario, tuttavia, cambia rapidamente in seguito alla caduta di Caporetto del novembre del 1917: Boselli è costretto ad andarsene, e la Presidenza del Consiglio viene affidata proprio a Vittorio Emanuele Orlando, che mantiene - per altro - anche il dicastero degli Interni.

Tra le sue prime iniziative, il nuovo capo del governo comunica al maresciallo Cadorna di essere fiducioso nel suo lavoro, anche se - in cuor suo - ha già in mente di rimpiazzarlo con il maresciallo Diaz. Orlando, inoltre, deve far fronte a un incidente diplomatico con il Vaticano, dopo che la stampa inglese, a causa di un errore di traduzione del Patto di Londra diffuso dal governo bolscevico, rivela che dalle trattative di pace la Santa Sede è esclusa.

La Prima Guerra Mondiale si conclude nel novembre del 1918, con la resa dell'Impero austro-ungarico: Orlando, benché l'opinione pubblica giudichi la sua una vittoria mutilata (con riferimento ai risultati delle trattative di Versailles), si ritiene soddisfatto delle conseguenze politiche del conflitto.

La questione di Fiume, della Dalmazia e le dimissioni

Ben presto, tuttavia, si scontra apertamente con il ministro degli Esteri Sidney Sonnino, sostenitore di una politica imperialistica: e così in occasione della conferenza di pace del 1919 a Parigi il conflitto tra i due si manifesta in tutta la sua evidenza.

Orlando, che intende riconoscere le diverse nazionalità, richiede l'annessione di Fiume ma è disponibile a rinunciare alla Dalmazia; Sonnino, invece, pretende anche la Dalmazia. L'Italia, quindi, richiede sia la Dalmazia che Fiume, non ottenendo né l'una né l'altra.

Umiliato dal presidente degli Stati Uniti Woodrow Wilson, che mette in dubbio la fiducia che il popolo italiano riserva in lui, Orlando abbandona la conferenza nell'aprile del 1919; due mesi più tardi si dimette dal governo.

L'arrivo del fascismo

Con l'arrivo del fascismo, il politico siciliano si mostra disponibile ad accogliere il nuovo movimento. Con Gaetano Mosca e Antonio Salandra, viene chiamato a far parte della commissione che ha il compito di prendere in esame il progetto di legge Acerbo che assegna i due terzi dei seggi del Parlamento alla coalizione o al partito che alle elezioni conquista almeno un quarto dei voti.

Nell'aprile del 1924 viene candidato nel listone fascista in Sicilia, e aderisce all'opposizione solo dopo il discorso del 3 gennaio del 1925, considerato il simbolo della nascita della dittatura. Orlando entra, quindi, come capolista nell'Unione palermitana per la libertà, in opposizione ai fascisti di Alfredo Cucco.

Nel 1931 abbandona l'insegnamento universitario per raggiunti limiti di età, mentre quattro anni più tardi offre solidarietà a Benito Mussolini per la guerra in Etiopia in una lettera privata che il Duce fa pubblicare dai giornali.

Nel luglio del 1943 Orlando viene segretamente consultato da Vittorio Emanuele III in occasione dei preparativi per la cacciata di Mussolini e scrive in prima persona il proclama con cui Badoglio annuncia che il fascismo è caduto. Presidente della Camera dal 25 giugno del 1944 al 25 settembre del 1945, Vittorio Emanuele Orlando muore il 1° dicembre del 1952 a Roma, alla veneranda età di 92 anni.

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