Elsa Morante
Biografia • La lunga vita di una grande artista
Elsa Morante nasce a Roma, il 18 agosto del 1912. Scrittrice, saggista, poetessa e traduttrice di grandissimo spessore, tra le figure letterarie italiane più rappresentative del dopoguerra, ha legato il suo nome ad opere importantissime come "La Storia" e "L'isola di Arturo". Legata sentimentalmente allo scrittore Alberto Moravia, in una storia d'amore tra le più travagliate e romanzate di sempre, si lega in matrimonio con lui nel 1941. È stata anche una grande amica del poeta Pier Paolo Pasolini, il quale non ha mai nascosto tutta la sua stima nei confronti dell'autrice romana.
Celebre, una sua definizione stroncante di Benito Mussolini, la quale, tra il 2010 e il 2012, è stata ripresa da molte testate e parecchi detrattori dell'allora Capo di Governo Silvio Berlusconi, onde rilevarne, a dire di questi, le deprecabili analogie, per giunta dando al testo della Morante un afflato profetico curioso e quanto mai interessante. Di seguito, la detta definizione: "Così un uomo mediocre, grossolano, di eloquenza volgare ma di facile effetto, è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei. Presso un popolo onesto, sarebbe stato tutt'al più il leader di un partito di modesto seguito, un personaggio un po' ridicolo per le sue maniere, i suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza, offensivo per il buon senso della gente e causa del suo stile enfatico e impudico. In Italia è diventato il capo del governo. Ed è difficile trovare un più completo esempio italiano. Ammiratore della forza, venale, corruttibile e corrotto, cattolico senza credere in Dio, presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario, buon padre di famiglia ma con numerose amanti, si serve di coloro che disprezza, si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, di profittatori; mimo abile, e tale da fare effetto su un pubblico volgare, ma, come ogni mimo, senza un proprio carattere, si immagina sempre di essere il personaggio che vuole rappresentare".
Romana, la Morante in realtà si sarebbe dovuta chiamare Lo Monaco di cognome, in quanto nata al civico 7 di via Felice Anerio dall'unione, naturale, tra Irma Poggibonsi, originaria di Modena e maestra ebrea, e l'impiegato postale Francesco Lo Monaco. Ad ogni modo, alla nascita viene riconosciuta a tutti gli effetti da Augusto Morante, marito della madre e sorvegliante in un istituto di correzione giovanile.
La piccola Elsa cresce con i suoi tre fratelli, Aldo, Marcello e Maria, escludendo il primogenito Mario, morto in fasce prima della sua nascita. Il quartiere dove trascorre i primi anni della sua vita è quello popolare di Testaccio.
L'amore per la scrittura la coglie da subito, quando è ancora adolescente, con la stesura di fiabe e storielle per bimbi, molte poesie e alcuni racconti brevi. Dal 1933 infatti, fino allo scoppio della guerra, indirizzata dal bravo critico Francesco Bruno che in lei scorge un certo talento per le lettere, la brava Elsa pubblica su diverse testate e riviste i suoi scritti, dal "Corriere dei Piccoli" al "Meridiano", fino al giornale "I diritti della scuola".
Termina allora il liceo e decide di andare a vivere da sola, iscrivendosi alla facoltà di Lettere. Tuttavia, ben presto deve abbandonare gli studi universitari, causa le ristrettezze economiche nelle quali si ritrova. A partire dal 1935 infatti, la Morante vive sola e si guadagna da vivere con la redazione di tesi di laurea, dando lezioni private di italiano e latino e, come detto, collaborando con alcuni periodici.
Importante, senza dubbio, l'esperienza che fa al settimanale "Oggi", a partire dal 1939, rivista all'epoca diretta da Mario Pannunzio e Arrigo Benedetti e sulla quale scrive anche con gli pseudonimi di Antonio Carrera, oppure semplicemente firmandosi Renzo o Lorenzo Diodati.
Intanto, grazie al pittore Capogrossi, nel 1936 conosce Alberto Moravia, il grande scrittore romano, autore de "Gli indifferenti", "La noia", e molti altri romanzi di grande importanza.
Il primo libro per Elsa Morante arriva nel 1941, ed è una raccolta d'alcune storie giovanili, dal titolo "Il gioco segreto" ed edita da Garzanti. L'anno dopo, dà vita anche ad una sua vecchia passione, quella della letteratura per ragazzi, pubblicando "Le bellissime avventure di Caterì dalla trecciolina", per il quale cura anche le illustrazioni e che nel 1959, verrà risteso con un titolo diverso: "Le straordinarie avventure di Caterina".
Dopo una breve permanenza ad Anacapri, il 14 aprile del 1941, la Morante sposa Alberto Moravia, in pieno periodo bellico. Con il marito, al di là delle incomprensioni e delle crisi che via via li attraverseranno, conoscerà e intratterrà rapporti con i massimi artisti italiani del Novecento, da Pier Paolo Pasolini a Umberto Saba, fino ad Attilio Bertolucci, Giorgio Bassani, Sandro Penna ed Enzo Siciliano.
A Roma i due abitano nello storico stabile di via Sgambati, dove nel 1943 l'autrice comincia la stesura di "Menzogna e sortilegio". Deve però sospendere il lavoro quasi subito, quando il marito viene indiziato di antifascismo e costretto, insieme con lei, a rifugiarsi sulle montagne di Fondi, in Ciociaria. Nell'estate del 1944 avviene il ritorno a Roma della coppia. Tuttavia, il rapporto è sempre in costante tensione: la Morante alterna un bisogno di autonomia ad una forte esigenza di protezione e di affetto. Allo stesso modo desidera e rifiuta la maternità, a cui rinuncia definitivamente, seppur in un secondo momento rimpiangendo la scelta con amarezza.
Nel 1948, finalmente vede la luce il suo primo romanzo, "Menzogna e sortilegio", edito da Einaudi grazie all'opera di Natalia Ginzburg. Il libro vince il Premio Viareggio e viene anche tradotto negli Usa, con il titolo "House of Liars", nel 1951. Il primo lavoro della Morante rivela tutte le sue grandi qualità di narratrice e affabulatrice, per quanto risenta ancora di certi schematismi narrativi dei quali si libera, e in grande stile, con il suo secondo lavoro, accolto da un grande successo di pubblico e critica. È "L'isola di Arturo", edito nel 1957 e vincitore del Premio Strega, oltre che ispiratore dell'omonimo film diretto da Damiano Damiani.
Gli anni '60 sono quelli del film "Accattone", che la vede recitare una breve parte per volere dell'amico Pasolini, interpretando una detenuta. Ma sono soprattutto gli anni che la vedono riflettere e rinunciare a diverse pubblicazioni, nel pieno di una crisi artistica senza precedenti, di cui si salva davvero poco di quanto prodotto.
Si distacca dal marito, ufficialmente dal 1961, e frequenta Luchino Visconti, il pittore newyorkese Bill Morrow, cui si lega moltissimo, il critico Cesare Garboli e l'attore Carlo Cecchi. Intanto, si trasferisce in via del Babuino, in un appartamento tutto suo, senza rinunciare alla residenza coniugale e al proprio studio ai Parioli. La casa di via dell'Oca, che aveva visto Moravia e la Morante trasferirsi subito dopo la pubblicazione di "Menzogna e sortilegio", è ormai un ricordo lontano.
Ad ogni modo, nel 1958 escono 16 poesie presso Longanesi col titolo "Alibi". Nel 1963 invece, esce la sua seconda raccolta di brani, dal titolo "Lo scialle andaluso" e pubblicata sempre da Einaudi, seguito poi dal mix di poesia e prosa de "Il mondo salvato dai ragazzini", datato 1968.
In questo decennio, l'autrice viaggia molto, dalla Russia alla Cina, fino al Brasile e all'India, in quest'ultimo luogo accompagnata sia da Moravia che da Pasolini.
Nel 1962 vive la tragica esperienza della morte dell'amico Bill Morrow, precipitato da un grattacielo. L'evento scombussola ulteriormente il già labile stato d'animo della scrittrice, la quale, pur viaggiando parecchio, dal Messico al Galles all'Andalusia, è ossessionata dalla morte dell'amico oltre che dalle asprezze della vecchiaia.
È del 1974 quello che, tra polemiche più o meno coerenti con il taglio dell'opera stessa, viene considerato forse il suo capolavoro, il romanzo "La storia". È un successo popolare, agevolato dal volere della Morante di farlo uscire direttamente in edizione economica, per la collana "Gli struzzi" di Einaudi. L'ambientazione tutta romana della vicenda conferisce un carattere di universalità all'opera, la quale attraversa tutta la seconda guerra mondiale in lungo e in largo, muovendosi dalle trincee ai confini fino ai reparti partigiani, senza dimenticare incursioni memorabili nei contesti popolari più veraci. Nel 1986, esattamente un anno dopo la sua morte, il regista Luigi Comencini trarrà dall'opera della Morante uno sceneggiato televisivo dal titolo omonimo, con l'attrice Claudia Cardinale.
Nel 1976 poi, comincia la stesura del suo ultimo romanzo dal titolo "Aracoeli", il quale vedrà la luce solo nel 1982. Due anni prima infatti, l'autrice si frattura un femore, ed è costretta a letto per una lunga degenza.
Subisce un intervento chirurgico e perde l'uso delle gambe, cosa che la addolora ulteriormente, minando il suo stato psichico. Nell'aprile del 1983, tenta il suicidio aprendo i rubinetti del gas e a salvarla è una domestica.
Il 25 novembre del 1985, a seguito di un nuovo intervento di chirurgia, Elsa Morante muore di infarto in una clinica di Roma all'età di 73 anni.
Postumi, vengono pubblicati "Opere" e i "Racconti dimenticati", il quale raccoglie alcuni brani de "Il gioco segreto".
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