Fulco Ruffo di Calabria
Biografia • Nobiltà e audacia
Quella dei Ruffo è una genia che nel corso dei secoli ha dato nomi illustri alla storia paria. Risalente al tempo dei Normanni, è sotto gli Svevi che acquisisce prestigio e potere con Pietro I, nel 1253, maresciallo del regno e conte di Catanzaro. Altri personaggi di primo piano sono stati Pietro II, anch'egli conte di Catanzaro sotto gli Angioini; Elisabetta, moglie di Antonio Centelles; Enrico, conte di Sinopoli nel 1334, ultimo discendente diretto prima che la famiglia si divida nei due rami di Sicilia e di Calabria (Bagnara). Entrambi i rami, nei secoli seguenti, conservano ruoli di primo piano esprimendo alti ufficiali, prelati e politici.
Da un tale considerevole blasone risalente all'XI secolo nasce a Napoli, il 18 agosto 1884, dal principe Beniamino già sindaco di Napoli e dalla nobile belga Laura Mosselman du Chenoy, Fulco Ruffo, con i titoli di principe, duca di Guardia Lombarda, conte di Sinopoli, nobile dei principi di Scilla, patrizio napoletano. Educato al rigoroso rispetto per la storia della famiglia paterna e per i nobili valori che l'hanno caratterizzata, ultimati gli studi si arruola come volontario nell'XI Reggimento Cavalleggeri Foggia. Nel 1905, dopo il congedo, lavora come vicedirettore presso la "Wegimont", una società che gestisce le vie commerciali sul fiume Giuba, in Somalia.
La selvaggia Africa si rivela per lui un'ottima palestra dove dare pieno sfogo allo spirito di avventura che lo anima. Allo scoppio della prima Guerra Mondiale rientra nelle forze armate. Il suo desiderio di lasciare la cavalleria per entrare in aviazione viene esaudito e, dopo appena un anno di addestramento fra Torino e Pisa, durante il quale emerge una spiccata propensione per il volo acrobatico, nell'agosto 1915 ottiene il brevetto di pilota con destinazione la IV Squadriglia di Artiglieria. Comincia con incarichi di ricognizione sui movimenti del nemico e sulla dislocazione della sua artiglieria, mettendosi subito in evidenza per il coraggio nell'affrontare l'antiarea austriaca e per l'alta utilità delle informazioni che riesce a fornire al suo comando.
Riceve un primo elogio nel novembre 1915, preludio alla Medaglia di Bronzo al Valor Militare: "Tra vivo e continuo fuoco di artiglieria, fucileria e mitragliatrici nemiche, navigava a 750 metri sulle posizioni avversarie, allo scopo di agevolare l'osservatore nel ritrarre fotografie. Non essendo riuscita completa la serie, causa un guasto alla macchina fotografica, si manteneva nella stessa quota e, nonostante la persistenza del fuoco, riusciva a precisare la posizione di batterie e ricoveri nemici. Basso Isonzo, 8-9 aprile 1916".
Ma si tratta soltanto della prima di una lunga serie di Medaglie che lo attendono: quattro di Bronzo, due d'Argento, la seconda delle quali lo proclama "Asso dell'aviazione", fino alla Medaglia d'Oro al Valor Militare, nel 1917: "Dotato di elette virtù militari, pilota da caccia di insuperabile ardire, provato in ben 53 scontri aerei, con spirito di sacrificio pari al suo valore, continuò a cercare la Vittoria dovunque la poteva trovare. In 2 mesi fece precipitare 4 apparecchi avversari sotto i suoi colpi sicuri. Il 20 luglio 1917, con incredibile audacia assaliva da solo una squadriglia compatta e di 5 velivoli nemici, ne abbatteva due e fugava i superstiti. Mirabile esempio ai valorosi...".
Al massimo riconoscimento si aggiunge la promozione a Capitano e l"Asso degli assi", Francesco Baracca, lo chiama nella appena istituita Squadriglia degli Assi, con grande entusiasmo di Ruffo che rifiuta, invece, la tranquilla direzione di una Scuola di acrobazia aerea. Dopo l'eroica morte del Maggiore Baracca, avvenuta il 19 giugno 1918, Fulco Ruffo di Calabria è chiamato a sostituirlo nel comando della Squadriglia; qualche mese dopo assume il comando del XVII Gruppo. Compie l'ultima azione ardimentosa il 29 ottobre 1918 quando il suo aereo viene gravemente colpito dal fuoco degli austriaci in ritirata ed egli riesce comunque, dopo un atterraggio ad alto rischio, a fuggire a piedi e rientrare fra le linee amiche.
Alla fine della guerra rimane in servizio ancora due anni, per poi tornare nel 1925 alla "Wegimont", della quale diviene presidente, oltre ad occuparsi delle cospicue proprietà terriere. Intanto sposa la contessa Luisa Gazzelli dei conti di Rossana, dalla quale avrà sette figli. La dedizione all'attività agraria, che egli svolge con grande passione, lo porta alla scoperta di una varietà di pianta erbacea che verrà chiamata "trifoglio Ruffo".
Per la sua prestigiosa carriera, il 6 aprile 1934 è nominato Senatore del Regno. Il 17 maggio del 1939 riceve il grado di Maggiore dell'Aeronautica.
Vive gli ultimi anni nella sua casa a Ronchi di Apuania, in Toscana, dove si spegne il 23 agosto 1946, a soli 62 anni.
Oltre alle elencate medaglie, ottiene i riconoscimenti di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia (1918), Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia (1922), Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia (1938), Gran cordone dell'Ordine della Corona d'Italia (1939), Croce al merito di Guerra.
Nonostante il duello aereo richieda particolari doti di abilità e di cinismo all'insegna del motto "mors tua, vita mea", Fulco Ruffo di Calabria ha sempre sofferto per la sorte degli avversari abbattuti, non provando mai alcun piacere nell'infliggere sofferenza e morte, inevitabile conseguenza degli scontri in volo: in uno dei suoi tanti duelli, dopo aver abbattuto un velivolo nemico, egli atterra per soccorrerne il pilota e, considerata la sorte di prigioniero che lo attende, gli consente di scrivere una lettera alla mamma che egli si curerà di lanciare in territorio nemico, dopo averla inserita in una custodia metallica.
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