Jack Ruby
Biografia • Calde giornate a Dallas
Jack Ruby è il personaggio noto per essere stato condannato per l'assassinio di Lee Harvey Oswald (avvenuto il 24 novembre del 1963 nei sotterranei della Polizia di Dallas), due giorni dopo che quest'ultimo era stato arrestato con l'accusa di aver sparato e assassinato il Presidente americano John Fitzgerald Kennedy.
Nato a Chicago il 25 marzo 1911 come Jacob Rubenstein - cambierà il nome in Jack Ruby nel 1915 - la sua famiglia è polacca, di origine ebraiche, non proprio benestante. Il padre Joseph Rubenstein, di professione carpentiere, era un emigrato polacco nato a Sokolov (nel 1871), trasferitosi negli U.S.A. nel 1903; la madre Fanny era nata a Varsavia (nel 1875) e avrebbe raggiunto il marito negli U.S.A. nel 1904.
Cresciuto in strada e trasferito presto in una casa di tutela minorile, Jacob abbandona la città natale in gioventù per girovagare in cerca di un po' di fortuna nelle metropoli di Los Angeles e San Francisco. Inizialmente si arrangia con piccoli lavori sempre precari, poi organizza bische clandestine (continuerà con profitto anche durante il suo servizio militare), si dedica al bagarinaggio durante le manifestazioni sportive.
La sua indole è quella di una persona che si scalda facilmente e che sovente tende a risolvere le questioni con le mani.
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale Jack Ruby ha più di trent'anni e vive ancora senza un vero e proprio mestiere: grazie all'aiuto della sorella Eva apre un locale notturno a Dallas. Il locale che ha in gestione si chiama "Carousel Club", ed è frequentato da gente malfamata, mafiosi e da numerosi poliziotti di città, a cui Jack Ruby offre ingressi, riserva tavoli e serve alcolici. Convinto di essere un brillante imprenditore, il tentativo di Ruby è quello di crearsi una rete di conoscenze influenti.
Durante il tragico fine settimana di Dallas del 22 novembre 1963 la vita di Jack Ruby prende svolta inaspettata e clamorosa. Ruby si trova nella redazione del "Dallas Morning News", e sta dettando il testo per una pubblicità del suo locale quando la notizia della morte di Kennedy piomba nella stanza. Si reca alla stazione di polizia, si intrufola tra i giornalisti, dà consigli ai reporter e li rifocilla con una scorta di panini, raccontando a tutti il suo strazio per quanto è successo e per le conseguenze che, secondo lui, il gesto di Oswald avrà sulla comunità ebrea.
Durante un'intervista al giudice Henry Wade, che aveva appena incriminato Lee Harvey Oswald, interviene brevemente, senza alcun titolo, per correggere il nome del comitato pro-Castro cui apparteneva Oswald. Ruby non avrebbe alcuna ragione per trovarsi lì, tra reporter e cameraman. La domenica mattina Ruby si sveglia, ed esce di casa per recarsi in un ufficio della Western Union. Lee Oswald doveva essere trasferito nel carcere della Contea già verso le dieci, ma un ritardo nelle pratiche e la volontà di Oswald di farsi riportare un maglione prima di uscire avevano ritardato la sua traduzione nella prigione. Incuriosito Ruby si avvicina ed entra nel sotterraneo dove si trovava Oswald. Rubt si trova davanti un assembramento di cameraman, reporter e cronisti: Oswald sta per essere portato fuori. Quando Oswald gli passa proprio davanti Ruby tira fuori la propria pistola - che portava spesso con sé - e spara un fatale colpo all'addome di Oswald pronunciando le parole: "Hai ucciso il mio Presidente, topo di fogna!".
Ruby viene immediatamente fermato e incarcerato, si dice sicuro di essere prosciolto: parla con gli agenti dicendo di essere felice, di aver dimostrato di essere un ebreo coraggioso, sicuro che la polizia lo avrebbe capito per il gesto compiuto, se non addirittura elogiato. Ruby viene condannato all'ergastolo.
I motivi del gesto di Ruby non sono chiari: l'ipotesi più probabile ricondurrebbe allo stato emotivo senza lucidità dell'uomo, schiavo dei propri demoni e di una vita mai all'altezza delle aspettative.
Jack Ruby muore il giorno 3 gennaio 1967 al Parkland Hospital, a causa di un'embolia polmonare secondaria mai diagnosticata.
La vita di Jack Ruby è stata raccontata in diversi film e serie tv, tra i più noti ricordiamo "JFK - Un caso ancora aperto" (1991, di Oliver Stone, con Brian Doyle-Murray nel ruolo di Jack Ruby) e "Ruby: Il terzo uomo a Dallas" (1992, di John Mackenzie, con Danny Aiello nel ruolo di Jack Ruby).
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