Roberto Murolo
Biografia • Musica e tradizione
Roberto Murolo nasce a Napoli il 19 gennaio del 1912. È il penultimo di ben sette figli della coppia Lia Cavani ed Ernesto Murolo. Il padre è un poeta e paroliere alla cui penna si devono classici della canzone napoletana come "Napule ca se ne va", "Piscatore e Pusilleco", "Nun me scetà". Grazie anche all'influenza paterna, Roberto inizia ad appassionarsi alla musica da giovanissimo ed impara a suonare la chitarra con un maestro privato. La sua casa è frequentata da una serie di poeti e letterati che gli trasmettono il gusto per la parola. Tra questi vi sono Salvatore di Giacomo e Raffaele Viviani.
Prima di trasformare la sua passione in un lavoro, Roberto Murolo si impiega per un breve periodo nella compagnia del gas, coltivando contemporaneamente la sua inclinazione per il nuoto. Vince così i campionati nazionali universitari di nuoto e viene premiato dal Duce in persona a Piazza Venezia.
La sua passione per la musica lo induce però ad investire le sue energie in questo campo. Fonda il quartetto Mida, il cui nome deriva dall'unione delle iniziali dei suoi componenti: E. Diacova, A. Arcamone e A. Imperatrice. Nonostante la contrarietà del padre che preferisce la tradizione napoletana, Roberto si lascia influenzare sin da piccolo dalla musica d'oltreoceano. Anche i Mida Quartet si ispirano ai ritmi statunitensi e prendono a modello la formazione americana dei Mils Brothers. Insieme al suo gruppo Roberto gira l'Europa per otto anni, dal 1938 al 1946, esibendosi in teatri e locali in Germania, Bulgaria, Spagna, Ungheria e Grecia.
Alla fine della guerra torna finalmente in Italia e comincia ad esibirsi in un locale di Capri, il Tragara Club. In questo periodo i musicisti napoletani si dividono tra lo stile arabo-mediterraneo di Sergio Bruni e quello della canzone d'autore napoletana dell'Ottocento. Roberto è il primo ad inaugurare un terzo filone. Esibendosi a Capri, decide di puntare tutto sulla sua voce calda e carezzevole e di cantare alla maniera degli chansonnier francesi. Grazie a questa scelta musicale inizia un periodo di grande successo: i suoi primi 78 giri vengono trasmessi alla radio e partecipa ad una serie di film come "Catene" e "Tormento" di Raffaello Matarazzo, e "Saluti e baci" dove recita accanto ad altri illustri colleghi tra cui Yves Montand e Gino Latilla.
La sua carriera subisce un arresto nel 1954 quando viene coinvolto in un'accusa di abusi su un ragazzino. Il triste episodio lo induce a ritirarsi per un periodo nella sua casa del Vomero, dove vive con la sorella. L'accusa si rivelerà poi infondata, ma Roberto è vittima di un certo ostracismo fino agli anni Ottanta. Nonostante le difficoltà non abbandona la musica, anzi la sua passione per la canzone napoletana si trasforma in desiderio di approfondire i suoi studi sui classici. Il frutto di questi studi è la pubblicazione, tra 1963 e il 1965, di ben dodici 33 giri dal titolo: "Napoletana. Antologia cronologica della canzone partenopea".
Dal 1969 in poi pubblica anche quattro dischi monografici dedicati ad altrettanti grandi poeti napoletani: Salvatore di Giacomo, Ernesto Murolo, Libero Bovio e Raffaele Viviani.
Il repertorio di Roberto Murolo è vastissimo e comprende veri capolavori come "Munastero e Santa Chiara", "Luna Caprese", la famosissima "Scalinatela", "Na voce, na chitarra".
A metà degli anni Settanta interrompe per un certo periodo l'attività di registrazione, ma non quella concertistica, ritornando poi ad incidere album negli anni Novanta. Nel 1990 incide "Na voce e na chitarra", album in cui interpreta canzoni di altri autori tra cui "Caruso" di Lucio Dalla, "Spassiunatamente" di Paolo Conte, "Lazzari felici" di Pino Daniele, "Senza fine" di Gino Paoli e "Ammore scumbinato" dell'amico Renzo Arbore.
Dalla pubblicazione di questo disco inizia per Roberto una sorta di seconda giovinezza artistica che lo vede pubblicare nel 1992 l'album "Ottantavoglia di cantare", con riferimento alla sua età: ha infatti appena compiuto ottant'anni. Il disco contiene un duetto con Mia Martini, "Cu'mmè", ed uno con Fabrizio De André. Quest'ultimo gli fa l'onore di duettare nella sua "Don Raffaé", tratta dal disco "Le nuvole", canzone dal testo molto impegnativo con protagonista una guardia carceraria, per il quale il camorrista che sorveglia rappresenta l'incarnazione del bene e della giustizia.
Grazie a questo disco inizia la collaborazione con un altro autore napoletano, Enzo Gragnaniello, con cui nel 1993 incide l'album "L'Italia è bbella"; ai due si affianca anche Mia Martini. L'ultima sua fatica risale al 2002 ed è l'album "Ho sognato di cantare" contenente dodici canzoni d'amore realizzate con autori napoletani come Daniele Sepe ed Enzo Gragnagniello. L'ultima esibizione risale, invece, al marzo 2002 sul palco del Festival di Sanremo; qui riceve un riconoscimento alla sua lunga carriera artistica. Si tratta del secondo importante riconoscimento, dopo la nomina a Grande Ufficiale della Repubblica Italiana per meriti artistici.
Roberto Murolo muore un anno dopo nella sua casa del Vomero: è la notte tra il 13 e il 14 marzo del 2003.
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