Gianni Amico
Biografia • Tra documentario e finzione
Gianni Amico nasce a Loano il 27 dicembre 1933. Inizia la sua attività in campo cinematografico con la Rassegna Internazionale del Cinema Latinoamericano nel 1960, ideata e diretta a 27 anni, con la collaborazione dell'associazione culturale Columbianum, fondata a Genova dal padre gesuita Angelo Arpa.
Si svolgono cinque edizioni del festival (le prime due a Santa Margherita Ligure, la terza e la quarta a Sestri Levante e la quinta a Genova), le prime quattro curate da Amico. Nei cinque anni che il festival funziona, tra tantissime difficoltà, in Liguria arrivano tutti i più grandi cineasti sudamericani. La manifestazione, sul piano culturale e cinematografico, è un vero successo, perché permette non solo agli europei di conoscere il cinema sudamericano, ma anche agli stessi registi sudamericani di parlare, collaborare tra loro, scambiarsi idee e fare accese discussioni su altre idee.
Tra i tanti pregi ha anche quello di segnare la fine dell'isolamento diplomatico di Cuba: per la prima volta le autorità cubane vengono in Italia e incontrano i rappresentanti diplomatici degli altri paesi. La situazione del cinema sudamericano negli anni '60 non è delle migliori, composta da tanti piccoli filoni di cui tre principali: cinema argentino, brasiliano e cubano. Alla rassegna ligure sono presenti rappresentanti dei tre maggiori movimenti, e di quelli minori. Questa presenza massiccia di registi in Liguria porta al cinema sudamericano molti vantaggi: innanzitutto per la prima volta fuori del continente sudamericano c'è una manifestazione che s'interessa a questa cinematografia; da un punto di vista critico e di sviluppo di idee, fa sempre bene quando le critiche o gli elogi arrivano da una direzione più neutrale, come può essere quella di un europeo rispetto a un sudamericano.
È sicuramente anche un'occasione di rivalsa per un cinema che fino ad allora è sì elogiato nei confini nazionali, ma è soffocato dai confini geografici.
Il festival è anche un momento di riflessione e di scambio di idee in quanto, per stessa ammissione dei registi sudamericani, questa è stata l'occasione per le varie cinematografie di incontri e scontri, scambi di idee sulla maniera di fare cinema, di concordare su intenzioni comuni, insomma dialogare, cosa che nel continente non succede, conflitti e orizzonti sono molto diversi. Invece al festival, costretti a coesistere nella stessa manifestazione, si rompono tante barriere di incomunicabilità, si alzano anche barriere di incomprensione o di intenti differenti, ma ci sono dialoghi, dibattiti, arringhe e difese, manifesti (Rocha: A estética da fome).
È stata una manifestazione cui partecipano grandi registi, specialmente brasiliani, da Glauber Rocha a Nelson Pereira dos Santos, da Leopoldo Torres Nilsson a Paulo Cezar Saraceni, da Joaquim Pedro de Andrade a Tomás Gutierrez Alea; l'Europa cinematografica prende coscienza dei tanti problemi che i cineasti latino-americani devono affrontare per lavorare (problemi politici, economici, sociali, organizzativi), che cercano di superare per combattere la loro battaglia culturale.
Alla vigilia della manifestazione del 1965 giunge da Roma un colonnello brasiliano che vuole annullare la prima retrospettiva del cinema novo della rassegna di Genova. Glauber Rocha durante le proiezioni incolla la bocca all'orecchio del colonnello, che alla fine autorizza la manifestazione, in quanto quei film fanno onore al paese. Per il cinema brasiliano è un grande trionfo, ma di festival internazionali di cinema latinoamericano, a Genova non se ne organizzarono più.
Il lavoro di una mostra cinematografica è anche mostrare il retroterra culturale, economico, politico, sociale del regista, della sua opera, del paese dov'è girata.
Successivamente si trasferisce a Roma, dove continua a lavorare come organizzatore culturale collaborando con la Mostra Internazionale del Cinema Libero di Porretta Terme (nel 1964 cura una sezione monografica dedicata alla Nouvelle vague) e con la Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro (fa parte della commissione di selezione nel 1966 e nel 1967); in ambito pratico partecipa alla produzione di "Era notte a Roma" (1960) di Roberto Rossellini, nel 1964 scrive assieme a Bernardo Bertolucci la sceneggiatura di "Prima della rivoluzione" (1964) e realizza il suo primo cortometraggio "Noi insistiamo! Suite per la libertà subito"; sempre nello stesso anno, a dimostrazione del suo amore per il jazz gira "Appunti per un film sul jazz" documentario sul festival jazz di Bologna; in questi anni inizia a compiere i primi viaggi in Brasile, per girare i documentari "Giovani brasiliani" (1967) e "Ah! Vem o samba": da questi primi viaggi, compiuti per conto della Rai, nasce l'idea e la realizzazione di "Tropici".
Collabora di nuovo come sceneggiatore con Bertolucci in "Partner" (1968) e con Glauber Rocha in "Der Leone have sept cabeças" (1970), e come aiuto regista con Godard in "Vent d'Est" (1969).
Continua a realizzare documentari e fiction per la Rai; tra i documentari: "Lo specchio rovesciato". Un esperienza di autogestione operaia, altro film saggio, e "Your love is like the sea" (1976); tra i film fiction, "L'inchiesta" (1971), "Ritorno" (1973), un film intimista, "Le cinque stagioni" (1976), favola ambientata in un ospizio, dove la costruzione di un presepe diventa la costruzione di un'utopia. Il film è girato a Genova, "la città più cinematografica che conosco, potrebbe diventare come San Francisco, quelle città che dai un'inquadratura e la gente le riconosce", e "Le affinità elettive" (1979), da Goethe, come fiction; "Le mani svelte". "Giovani, donne, fabbrica" (1981), altro documentario.
Nel 1995 Godard dedica a Amico il capitolo sul cinema italiano delle sue "Histories du cinema"; nel 1990 Gianni Amico compare nel "Dicionário dos cineastas brasileiros" di Luiz F. A. Miranda. Nel 1983 a Roma organizza "Bahia de todos os sambas" (1983- 1996) grandissimo evento musicale, allestito al Circo Massimo, al quale parteciparono i più grandi cantanti brasiliani tra cui: Gilberto Gil, Caetano Veloso, Gal Costa, Batatinha, Nana Vasconcelos, Joao Gilberto, il Trio eletrico e altri ancora; una manifestazione irripetibile, per il semplice fatto che riorganizzarla con tutti gli artisti che vi hanno partecipato avrebbe un costo insostenibile. Testimonianza della grande festa organizzata al Massenzio è "Bahia de todos os sambas" (1983-1996) girata a tre mani da Amico, Leon Hirszman e Paulo Cezar Saraceni; curata e montata da quest'ultimo, dopo la scomparsa degli altri due.
Amico definisce così il suo cinema: "Mi interessa restare fedele a un tipo di cinema e cambiare in continuazione di genere. Ogni film, alla fine, non è che il risultato di una tensione dialettica: quella fra il tipo di immagine che si vuole realizzare e il risultato che si riesce a ottenere. Il problema che ogni cineasta affronta nel suo lavoro è l'effettiva capacità di materializzazione dell'immagine voluta. In questo senso il mio cinema è una costante, ossessiva ricerca sul principio della "moralità" dell'immagine".
Gianni Amico muore il 2 novembre 1990, stroncato da un male incurabile, mentre è impegnato nel progetto di un film sul chitarrista Django Reinhardt.
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