Osvaldo Valenti
Biografia • Passioni d'epoca fascista
Osvaldo Valenti nasce a Costantinopoli (oggi Istanbul, Turchia) il 17 febbraio 1906. La famiglia benestante era composta dal padre siciliano, commerciante in tappeti, e dalla madre, libanese di condizione agiata di origine greca. Allo scoppio della I Guerra Mondiale (1915) la famiglia è costretta a lasciare la Turchia trasferendosi in Italia, prima a Bergamo, poi a Milano. Dopo aver frequentato in Svizzera i licei di San Gallo e di Würzburg, il diciannovenne Osvaldo si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza presso l'Università Cattolica di Milano; abbandona gli studi dopo due anni per trasferirsi all'estero, prima a Parigi e successivamente a Berlino.
È in Germania che interpreta il suo primo film dal titolo "Rapsodia ungherese" (Ungarische rhapsodie, 1928) diretto da Hans Schwarz: Osvaldo Valenti qui recita in un ruolo secondario. Rientra in Italia all'inizio degli anni '30 e viene notato prima dal regista Mario Bonnard, con il quale gira "Cinque a zero" (1932); poi Amleto Palermi lo dirige in "La fortuna di Zanze" (1933) e in "Creature della notte" (1934).
I ruoli sin qui interpretati da Osvaldo Valenti tuttavia non sono di primo piano e l'attore fa fatica ad affermarsi ed emergere come vorrebbe. Attorno alla metà degli anni '30 arriva però l'incontro con il regista Alessandro Blasetti, che sarà determinante per la carriera artistica di Valenti.
Blasetti gli affida un ruolo di rilievo nel film "Contessa di Parma" (1937) cui fa seguito dopo circa un anno, il ruolo del capitano francese Guy de la Motte nell'"Ettore Fieramosca" (1938); quest'ultima pellicola sancisce l'affermazione di Osvaldo Valenti presso critica e pubblico italiani.
Alla fine degli anni '30 e all'inizio degli anni '40 il regista romano si impone, assieme a Mario Camerini, come il massimo cineasta italiano del tempo e Valenti come uno degli attori più richiesti nonché pagati. Grazie alla direzione di Alessandro Blasetti l'attore raccoglie altri tre successi: in "Un'Avventura di Salvator Rosa" (1939), "La corona di ferro" (1940, dove interpreta il principe tartaro Eriberto) e "La cena delle beffe" (1941, dove interpreta Giannetto Malespini).
In questi anni Valenti lavora tantissimo, recitando in numerosi film: viene diretto da Goffredo Alessandrini in "La vedova" (1939), da Carmine Gallone in "Oltre l'amore" (1940) e "L'amante segreta" (1941), da Giovacchino Forzano in "Piazza San Sepolcro" (1942), da Mario Mattoli in "Abbandono" (1940), da Luigi Chiarini in "La bella addormentata" (1942) e "La locandiera" (1943), da Camillo Mastrocinque in "Fedora" (1942). Tra gli altri noti registi del tempo con cui lavora vi sono Duilio Coletti e Piero Ballerini.
Attore dall'indubbio fascino rimarrà uno degli interpreti più originali della cinematografia italiana del ventennio fascista. Il volto espressivo e mimetico, l'espressione vagamente melanconica, gli occhi cerulei e ardenti, fanno di lui uno degli idoli del grande pubblico, incarnazione nella vita reale degli eroi negativi che spesso ha interpretato sul grande schermo.
Nell'estate del 1943 il crollo del fascismo e i primi bombardamenti aerei su Roma interrompono l'attività cinematografica; l'industria del grande schermo si riattiva solo qualche mese più tardi, a Venezia, in due stabilimenti allestiti con povertà di mezzi, subito dopo la costituzione della R.S.I. (Repubblica Sociale Italiana). Osvaldo Valenti è fra i pochi protagonisti del mondo del cinema (attori e registi) che aderiscono al nuovo Stato fascista: accompagnato da Luisa Ferida, sua compagna di vita e di lavoro, Valenti si trasferisce a Venezia per girare "Un Fatto di Cronaca" (1944), diretto da Piero Ballerini. Sarà questo il suo ultimo lungometraggio.
Nella primavera del 1944 Valenti entra con il grado di tenente nella X Flottiglia MAS comandata dal principe Junio Valerio Borghese, trasferendosi a Milano con Luisa Ferida. A Milano entra in contatto con Pietro Koch, torturatore di partigiani ed altri oppositori al regime, protetto dal ministro degli interni Guido Buffarini-Guidi. Koch a causa della sua efferatezza risulta essere impopolare ad una parte dei gerarchi fascisti: nel dicembre del 1944 viene arrestato dalla polizia di Salò, per ordine dello stesso Benito Mussolini. Insieme a Koch vengono rinchiusi nel carcere milanese di San Vittore undici suoi complici. Valenti non figura fra questi, anche se è stato visto più volte aggirarsi nel loro quartier generale durante gli interrogatori effettuati da Koch e dalla sua banda.
Sperando di poter avviare delle trattative, durante la sollevazione di Milano contro le forze nazifasciste, Valenti e la moglie si consegnano spontaneamente ad alcuni membri della divisione partigiana Pasubio. Accusati entrambi di crimini di guerra e processati in maniera sommaria, considerate le circostanze eccezionali del momento, nella notte del giorno 30 aprile 1945 Osvaldo Valenti e Luisa Ferida vengono ritenuti colpevoli e giustiziati con l'esplosione di una raffica di colpi provenienti da mitra. Osvaldo Valenti aveva solamente 39 anni.
Nel 2008 il regista Marco Tullio Giordana ha presentato fuori concorso al Festival di Cannes il film "Sanguepazzo", ispirato alle gesta di Osvaldo Valenti (interpretato da Luca Zingaretti) e Luisa Ferida (interpretata da Monica Bellucci).
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