Cary Grant
Biografia • Fascino spumeggiante e ironia raffinata
Non esistono termini esaurienti per descrivere una persona decisamente eccelsa, sia sul piano artistico che privato, come Cary Grant. È stato un artista raffinato e versatile, capace di passare, con estrema maestria ed eleganza, dal registro recitativo brillante a quello drammatico, conservando sempre l'accattivante aplomb che lo contraddistingueva. Nasce con il nome di Archibald Alexander Leach a Bristol, in Inghilterra, il 18 gennaio 1904.
La prima parte della sua infanzia non è molto serena: la madre viene ricoverata in una clinica per malattie mentali quando egli ha solo nove anni; il fatto però gli verrà tenuto nascosto ed egli la rivedrà solo dopo molto tempo. Il giovane Archibald sviluppa un carattere ribelle e caparbio, e a quindici anni abbandona la scuola, per unirsi alla compagnia di saltimbanchi di Bob Pender, falsificando la firma del padre per l'autorizzazione.
La compagnia gira l'Inghilterra, e il giovane Archie ha l'occasione di apprendere i primi rudimenti della recitazione, sviluppando contemporaneamente una buona capacità di acrobata e funambolo. Sempre con la compagnia di Pender, nel 1920 parte per l'America al fine di partecipare ad uno spettacolo, intitolato "Good Times", a Broadway.
Grazie alla sua recitazione briosa e raffinata, e al suo prestante aspetto fisico, ottiene un buon successo; decide così di rimanere in America e, per mantenersi, si adatta a svolgere i più svariati mestieri.
Dopo tre anni torna in Inghilterra per poi ripartire definitivamente qualche mese dopo per gli Stati Uniti. Qui si esibisce sui palcoscenici americani ballando, cantando e recitando fino ai primi anni '30 quando entra a far parte, come caratterista e factotum, della casa di produzione cinematografica Paramount. È qui che il suo nome viene cambiato in Cary Grant.
Il suo primo film è del 1932 e si intitola "This is the night", ma si tratta solo di una particina. Comincia a farsi notare in rilievo in "Venere bionda" (Blonde Venus, 1932) di Josef von Sternberg, nel ruolo di un raffinato e brillante milionario che fa la corte a Marlene Dietrich. L'anno seguente Mae West, procace e attraente attrice specializzata in parti di vamp cinica e sarcastica, lo vuole accanto a lei in due film di grande successo, "Lady Lou - La donna fatale" (She done him wrong) di Lowell Sherman e "Non sono un angelo" (I'm no angel) di Wesley Ruggles. Il ruolo è sempre quello dell'azzimato e affascinante damerino, figura questa che lo metterà in mostra agli occhi del regista George Cukor, il quale decide di mettere in risalto il suo notevole talento di attore brillante, affidandogli il personaggio dell'eccentrico e truffaldino Jimmy "Monk" Monkley nel film "Il diavolo è femmina" (Sylvia Scarlett, 1935), accanto ad un'altrettanto vivace e spigliata Katharine Hepburn.
È grazie a Cukor quindi che Cary Grant esce finalmente da quei ruoli sentimentali un po' stereotipati, dimostrando così una spumeggiante quanto raffinata verve, e un fascino decisamente accattivante, che egli stesso non prenderà mai sul serio, prendendosi talvolta, proprio per questo, mirabilmente in giro.
Grande sintonia e affetto si instaureranno tra l'attore e Katharine Hepburn, sua compagna in diversi film successivi e carissima amica nella vita. Con lei Cary Grant condivide lo stesso sottile ed elegante senso dell'umorismo, nonché il medesimo talento nel genere della commedia brillante.
Oltre che con Cukor (che dirigerà Grant in altri due capolavori della sophisticated comedy, quali "Incantesimo", Holiday, del 1938, e "Scandalo a Filadelfia", The Philadelphia Story, del 1940), Grant stabilirà un lungo e profondo legame con un altri due importantissimi registi, quali Howard Hawks e Alfred Hitchcock.
Hawks mette ancor più in risalto la sua straordinaria vena comica in esilaranti commedie come "Susanna" (Bringing up baby, 1938), in cui impersona un timido e impacciato paleontologo la cui vita tranquilla viene stravolta da una bizzarra e stralunata ereditiera (interpretata da Katharine Hepburn) e dal suo leopardo, e "La signora del venerdì" (His girl friday, 1940), che lo vede nelle vesti del sarcastico e dispotico direttore di un grande quotidiano, il quale fa di tutto per riconquistare l'amore della sua avvenente e scapigliata ex moglie (impersonata da Rosalind Russell); ma ha saputo sfruttare anche l'aspetto sensibile e drammatico della sua recitazione in "Avventurieri dell'aria" (Only angels have wings, 1939).
Anche George Stevens si è servito del forte temperamento drammatico di Cary Grant per il difficile ruolo del sergente Archibald Cutter in un capolavoro del genere dei film d'avventura, quale "Gunga Din" (Gunga Din, 1939). Alfred Hitchcock invece trascina Cary Grant in un genere del tutto nuovo per lui: il thriller. Sarà capace di sfruttare appieno le sue abilità recitative, per renderlo sullo schermo un personaggio ambiguo e tenebroso, in alcuni dei suoi film migliori, quali "Il sospetto" (Suspicion, 1941), "Notorious - L'amante perduta" (Notorious, 1946), al fianco dell'incantevole Ingrid Bergman, "Caccia al ladro" (To catch a thief, 1955) e "Intrigo internazionale" (North by Northwest, 1959). In quest'ultimo film l'attore impersona mirabilmente un attempato pubblicitario il quale, scambiato per un agente federale, viene rapito da un'organizzazione spionistica che tenta di ucciderlo, e nonostante riesca a fuggire nessuno poi vorrà credere alla sua storia.
Nel 1944 arriva un altro straordinario successo con l'interpretazione di "Arsenico e vecchi merletti" (Arsenic and Old Lace), diretto da Frank Capra, un'esilarante commedia nera tratta dall'omonima opera di Joseph Kesselring. Qui Cary Grant è al massimo delle sue capacità, furoreggiante e spassoso come non mai, nella parte di un critico teatrale il quale scopre che le sue due buone e cordiali ziette, in realtà ammazzano col veleno vecchi soli e tristi, pensando di liberarli così dalle pene della vita. Il film è una delle migliori commedie mai realizzate in assoluto, e senz'altro la migliore prova di Grant.
Come non ricordarlo poi diretto da Leo McCarey nel romantico "Un amore splendido" (An affair to remember, 1957) oppure, disincantato e brillante, in "Il magnifico scherzo" (Monkey Business, 1952) di Howard Hawks, "Operazione sottoveste" (Operation Petticoat, 1959) di Blake Edwards, "L'erba del vicino è sempre più verde" (The grass is greener, 1960) e "Sciarada" (Charade, 1963), entrambi di Stanley Donen.
Per quanto riguarda la sua vita privata, Cary Grant si è sposato ben cinque volte. Dalla quarta moglie, Dyan Cannon ha avuto una figlia, Jennifer. Con la sua quinta moglie, Barbara Harris, rimarrà per gli ultimi cinque anni della sua vita.
Nel 1966, dopo la sua gustosa interpretazione di "Cammina, non correre" (Walk don't run) di Charles Walters, Cary Grant decide di ritirarsi, convinto, ormai da tempo, di non essere mai stato veramente apprezzato. Nel 1970 gli viene assegnato il premio Oscar alla carriera, meritatissimo riconoscimento di una fantastica carriera, che lo ha visto decine di volte sullo schermo, sempre in eccellenti interpretazioni.
Conclusa la sua attività cinematografica, l'attore si dedica alla gestione di una nota fabbrica di cosmetici, la Fabergé. Ma il richiamo dell'arte è più forte di lui, così Cary Grant torna in teatro, il suo primo amore: ma sarà proprio sul palcoscenico dell'Adler Theater di Davenport, nell'Iowa, durante la rappresentazione di "An evening with Cary Grant", che un attacco di cuore stroncherà la sua vita. È il 29 novembre 1986. Quel giorno è scomparso per sempre un grande artista e un grande uomo, che per il suo charme, la sua ironia, la sua eleganza e la sua generosità, rimarrà per sempre nel cuore e nel firmamento del cinema hollywoodiano.
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