Dino Meneghin
Biografia • Vittorie giganti
Dino Meneghin nasce ad Alano di Piave, in provincia di Belluno, nel Veneto, esattamente il 18 gennaio del 1950. Ex cestista, dirigente sportivo, nel 2008 è stato nominato presidente della Federazione Italiana Pallacanestro. Alto 2,04 metri, di ruolo "centro", è considerato unanimemente il più forte giocatore italiano della storia del basket, famoso in tutto il mondo e unico cestista italiano presente nella Hall of Fame di Springfield, negli anni 2000 inserito anche nella Hall of Fame d'Europa, oltre che primo italiano ad essere scelto nel draft NBA.
La sua carriera conta 12 scudetti, 6 Coppe Italia, 7 Coppe Campioni , 4 Coppe Intercontinentali, 1 Coppa Korac, 2 Coppa delle Coppe, 1 oro Olimpico a Francia 1983. È il cestista italiano che ha vinto di più.
L'approdo alla pallacanestro professionistica arriva quando ha appena sedici anni. È il 1966 quando il giovane Dino viene notato e portato in prima squadra da Nico Messina, allora responsabile del settore giovanile della Ignis Varese. Il futuro coach della squadra intuisce le grandi qualità di Meneghin, il quale ben presto, con il collega Aldo Ossola, costituisce un tandem fortissimo, che riporta in alto il team di Varese.
Dino milita e vince con la Pallacanestro Varese fino al 1981. Dal 1968 al 1978 vince per ben sette volte il campionato nazionale. Ma non è tutto: nelle stagioni 1970, 1972, 1973, 1975 e 1976, sempre con la maglia della Ignis, Meneghin vince la Coppa dei Campioni, affermandosi come uno dei giocatori più forti al mondo.
È datata 1969 la prima chiamata in Nazionale. Nel 1971 si guadagna un bronzo agli Europei in Germania Ovest. Nel 1975 bissa il risultato in Jugoslavia. L'argento alle Olimpiadi arriva nel 1980, a Mosca e, nel 1983, vince l'oro agli Europei di Francia, nel pieno della sua forza e del suo splendore atletico, che trova riflesso tanto con la maglia azzurra che con le squadre di club nelle quali milita nel corso della sua lunga carriera.
Con la nazionale italiana poi, prenderà parte a ben quattro Olimpiadi, scendendo in campo per 271 volte, secondo per presenze al solo Pierluigi Marzorati. I punti con la nazionale ammontano a 2.947, anche in questo caso secondo in classifica, dietro ad Antonello Riva.
Dopo l'esperienza con Varese trova sulla sua strada l'Olimpia Milano, la cui maglia veste nel 1981. Anche in questo caso Dino Meneghin resta fedele ai colori del team rimanendo nel capoluogo lombardo fino al 1990, quando raggiunge l'età di quarant'anni. Il cestista però è un esempio di longevità agonistica e non smette con la pallacanestro se non nel 1994, all'età di quarantaquattro anni.
Con il team di Milano, Dino Meneghin continua a collezionare trofei. Nel 1986 e nel 1987 vince altri due scudetti. Ma non solo, anche con l'Olimpia, sia nel 1987 che l'anno dopo, vince la Coppa dei Campioni. Nel 1987, altro anno magico per lui, si aggiudica anche la Coppa Intercontinentale, per la quarta volta, dopo le altre tre vinte con Varese.
Dal 1990 al 1993 veste la casacca della Stefanel Trieste, senza ottenere vittorie, superati ormai i quarant'anni. Nel 1991 intanto la rivista "Giganti del Basket" lo elegge come più grande giocatore europeo di tutti i tempi. Chiude la sua carriera ancora a Milano, con l'Olimpia.
Al termine dei giochi, Meneghin totalizza 836 partite di campionato e 8.580 punti. Le partecipazioni alle finali di Coppa Campioni sono 13, con 7 vittorie. Nel corso della sua sfavillante carriera vince anche due Coppe delle Coppe e arriva per due volte quarto ai Mondiali.
A sottolineare la sua longevità agonistica c'è un evento più unico che raro: Dino ha giocato una partita ufficiale di campionato contro suo figlio Andrea Meneghin (anche lui giocatore professionista).
Appese le scarpe al chiodo, Meneghin decide di ricoprire a fasi alterne il ruolo di dirigente. Lo fa prima per l'Olimpia e, successivamente, per la nazionale italiana. Il suo lavoro è quello di team manager.
Il 5 settembre del 2003 entra, primo italiano di sempre, nella Basketball Hall of Fame. In assoluto invece, è il secondo italiano inserito nella Hall of Fame, dopo Cesare Rubini, il cui riconoscimento è basato esclusivamente alla sua attività di allenatore.
Nel 2004 decide di prestare la sua voce come commentatore alla piattaforma satellitare SKY Sport, naturalmente per la redazione basket.
Il 30 settembre del 2008, viene nominato dalla Giunta Nazionale del CONI commissario straordinario della Federazione Italiana Pallacanestro, dopo le dimissioni di Fausto Maifredi dal ruolo di presidente. L'anno dopo si candida alla presidenza della FIP e il 7 febbraio del 2009, viene eletto Presidente della Federazione Italiana Pallacanestro, con ben 4.375 voti.
Nel 2011, esce la sua prima autobiografia, dal titolo "Passi da gigante" (scritto con Flavio Vanetti) il cui ricavato è destinato per opere benefiche.
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