Alexander Dubcek
Biografia • Socialismo dal volto umano
Alexander Dubcek nasce a Uhrovec (in Cecoslovacchia, oggi Repubblica Slovacca) il giorno 27 novembre 1921. La famiglia si trasferisce in Unione Sovietica quando il piccolo Alexander ha solo quattro anni. Rientrato in Cecoslovacchia nel 1939, all'età di 18 anni, inizia a lavorare come operaio. Presto aderisce al movimento comunista clandestino, prendendo parte alla resistenza antinazista e all'insurrezione slovacca del 1944.
Nel 1951 diventa deputato dell'Assemblea nazionale. Dodici anni dopo, nel 1963, Alexander Dubcek diviene segretario e leader del Partito comunista slovacco. Il suo partito assieme a quello di Boemia e Moravia formava il PCC, Partito Comunista Cecoslovacco.
Convinto della necessità di abbandonare il modello sovietico, Dubcek riunisce intorno a sé un folto gruppo di politici e intellettuali riformatori, diventando il maggiore interprete di una linea antiautoritaria e di una feconda stagione politica, quella che verrà ricordata come "Primavera di Praga".
La sua filosofia, che andava contro il carattere di regime assunto dal modello sovietico, veniva definita come "socialismo dal volto umano".
All'inizio dell'anno 1968 Dubcek viene eletto segretario generale del PCC al posto di Antonín Novotný, leader della componente più legata al Partito comunista sovietico; Dubcek può così dare avvio al cosiddetto "nuovo corso", una strategia politica determinata a introdurre elementi di democrazia in tutti i settori della società del paese.
L'azione riformatrice di Dubcek trova grande consenso popolare, ma si scontra con la reazione degli altri regimi comunisti dell'Europa dell'est. Per porre fine al pericoloso movimento che andava creandosi in terra cecoslovacca, l'unione sovietica ordina nell'agosto del 1968 l'intervento delle truppe del Patto di Varsavia, l'alleanza militare tra i paesi del Blocco Sovietico. Nel 1969 Alexander Dubcek viene tolto dal suo incarico e l'anno dopo è espulso dal PCC. Nel 1971 si trasferisce in Slovacchia dove trova impiego come manovale in un'azienda forestale.
Il periodo che va dal 16 novembre al 29 dicembre 1989 è caratterizzato da quella che verrà definita la "rivoluzione di velluto", rivoluzione non violenta che avrebbe rovesciato il regime comunista cecoslovacco (iniziata con una manifestazione studentesca pacifica a Bratislava e seguita da un'altra analoga violentemente repressa dalla polizia, si sarebbe arrivati nelle dimostrazioni successive da 200.000 a 500.000 manifestanti). Durante la rivoluzione di velluto Dubcek viene da tutti acclamato.
Mentre tutti gli altri regimi comunisti stavano cadendo in Europa, il Partito Comunista Cecoslovacco rinuncia al proprio monopolio sul potere politico. Il 5 dicembre 1989 viene rimosso il filo spinato posto al confine con Germania Ovest e Austria. Il giorno 10, il presidente comunista Gustav Husak nomina un governo in buona parte non filo-comunista, poi annuncia le sue dimissioni. Vaclav Havel è il nuovo presidente della Repubblica cecoslovacca, mentre Alexander Dubcek è eletto presidente del Parlamento federale cecoslovacco. In questa veste Dubcek lotterà contro la divisione della Cecoslovacchia.
Il suo ultimo atto politico sarà il rifiuto della firma di una legge sull'epurazione, rivolta indifferentemente a tutti i passati membri del PCC; Dubcek temeva che questa legge avrebbe innescato nel paese pericolose reazioni e un clima di vendetta.
Poco tempo dopo resta coinvolto in un incidente stradale.
Alexander Dubcek muore il 7 novembre 1992 a causa delle ferite riportate nell'incidente, avvenuto in circostanze mai chiarite del tutto.
Frasi di Alexander Dubcek
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