Vjaceslav Michajlovic Molotov
Biografia • Patti chiari e inimicizie varie
Vjaceslav Michajlovic Molotov nasce a Kubarka il 9 marzo 1890. La sua carriera politica inizia prestissimo quando è poco più di un adolescente. Si unisce, infatti, al Partito Operaio Socialdemocratico nel 1906 e adotta il significativo pseudonimo di Molotov che in russo significa "martello". Durante la sua attività politica subisce ben tre arresti con relative deportazioni: il primo nel 1909 a seguito del quale finisce in Siberia, il secondo nel 1915 e il terzo nel 1916.
Dopo il primo periodo di esilio diventa un collaboratore del giornale clandestino dei bolscevichi, la Pravda. È anche tra gli attivisti che pianificano la rivoluzione d'ottobre del 1918, e, proprio in questa fase, diventa uno stretto alleato e collaboratore di Stalin.
Allo scoppio, però, della rivoluzione viene inviato in Ucraina per due anni, e qui svolge il ruolo di segretario del comitato centrale del partito bolscevico ucraino. Nel 1921, Lenin lo vuole nuovamente a Mosca prima come membro del comitato centrale e addetto alla segreteria del partito, e poi, nel 1922, come vice segretario.
Dopo la morte di Lenin, Molotov continua a sostenere strenuamente Stalin che, al momento opportuno, lo premia facendolo entrare al Politburo. Per undici anni, dal 1930 al 1941, ricopre il ruolo di Presidente del Consiglio dei Commissari del Popolo. Grazie a questo incarico, prende importanti decisioni governative riguardo il piano di collettivizzazione forzata dell'agricoltura, di industrializzazione e, soprattutto, di riarmo. Quest'ultima iniziativa in particolare si rivelerà importantissima per la Russia durante la seconda guerra mondiale.
Nel periodo compreso tra il 1934 e il 1938, partecipa alle famose purghe staliniane contro alcuni dirigenti bolscevichi considerati traditori e dei semplici cittadini accusati di essere ostili al regime. Molotov viene coinvolto a pieno titolo nella repressione e appoggia Stalin al punto da essere indicato come suo possibile successore. Spaventato, però, dalle ripercussioni che potrebbe provocare questa voce, tenta di metterla a tacere.
Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, il 3 maggio del 1939, viene messo a capo del Ministero degli Affari Esteri al posto di Litvinov, esautorato sia per le sue origini ebraiche che per una non accorta politica di alleanze con Gran Bretagna e Francia. Molotov cerca di negoziare su più fronti, mantenendo sempre un atteggiamo di riguardo nella gestione dei rapporti con la Germania.
Dopo il fallimento dei negoziati russo-franco-britannici, tratta direttamente con la controparte tedesca rappresentata da Joachim Von Ribbentrop con il quale sigla l'omonimo patto Molotov-Ribbentrop.
Stalin, dubbioso sulle reali intenzioni delle altre nazioni europee, preferisce accordarsi direttamente con Hitler affinché venga contenuto il suo espansionismo verso est. Il patto, infatti, si configura come una forma di non belligeranza tra i due stati.
Durante i negoziati, Molotov diventa famoso per la sua intransigenza e per la tenacia con cui, nonostante le blande promesse tedesche, tenta di proteggere gli interessi del proprio popolo. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, il 22 giugno del 1941, ricopre il ruolo di vice primo ministro e continua a occuparsi degli affari esteri. Sarà lui ad accompagnare Stalin in diversi incontri internazionali, come quelli di Londra (1941) Washington (1942) Yalta(1945) e Potsdam (1945) durante i quali si discutono i termini dell'alleanza tra Gran Bretagna, Stati Uniti e Russia.
Svolge la sua funzione di commissario degli esteri fino al 1949 e poi di nuovo dal 1953 al 1956. La sua posizione subisce fasi alterne negli ultimi anni del regime di Stalin, e a un certo punto si indebolisce talmente che non riesce a evitare neppure l'incarcerazione della seconda moglie Polina di origini ebraiche.
Prima di morire, Stalin individua proprio in Molotov uno dei dirigenti della vecchia guardia che desidera eliminare per fare posto alle nuove leve del partito. Eppure proprio dopo la morte del dittatore, Molotov recupera la sua posizione politica e riacquista l'incarico al Ministero degli Esteri. Le sue idee politiche sono, però, opposte a quelle del nuovo reggente Chruscev che lo accusa delle terribili purghe degli anni trenta. Viene così rimosso dal suo incarico, ma non si arrende e, nel 1957, tenta con altri uomini politici un colpo di stato per estromettere Chruscev. L'insuccesso del tentativo gli provoca la rimozione dal suo incarico e la definitiva espulsione dal partito nel 1962.
Nonostante la disgrazia politica che lo vessa negli ultimi anni, non rinnega il suo passato e neanche la sua fedeltà a Stalin. Ottiene una riabilitazione solo molti anni dopo, e nel 1984 gli viene anche simbolicamente concesso di ritornare tra le fila del partito. Vjaceslav Michajlovic Molotov muore a 96 anni il giorno 8 novembre del 1986.
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