Kirk Douglas
Biografia
Kirk Douglas, il cui vero nome è Issur Danielovitch Demsky, nasce il 9 dicembre del 1916 ad Amsterdam (cittadina americana dello stato di New York), figlio di Herschel e di Bryna, due immigrati ebrei provenienti dal territorio corrispondente all'attuale Bielorussia.
L'infanzia e l'adolescenza di Issur sono piuttosto difficili, complicate dalle condizioni economiche non favorevoli della famiglia Demsky. Cresciuto come Izzy Demsky, il giovane americano cambia il proprio nome in Kirk Douglas prima di arruolarsi nell'esercito statunitense nel corso della Seconda Guerra Mondiale, nel 1941.
In ambito militare, è un ufficiale delle comunicazioni. Nel 1944, tuttavia, a causa delle ferite riportate ha la possibilità di tornare a casa per ragioni mediche. Si ricongiunge, quindi, con la moglie Diana Dill, che aveva sposato l'anno precedente (e che gli darà due figli: Michael, nato nel 1944, e Joel, nato nel 1947).
L'esordio cinematografico
Dopo la guerra Kirk Douglas si sposta a New York City e trova lavoro in radio e in teatro. Lavora anche in alcuni spot pubblicitari, come attore. Recita in numerose soap opera radiofoniche. Questa esperienza gli permette di imparare a usare la voce in modo corretto. La sua amica Lauren Bacall lo convince a non concentrarsi solamente sul teatro ma a dedicarsi anche al cinema. Lo aiuta, inoltre, a ottenere il suo primo ruolo importante in un film raccomandandolo al regista Hal Wallis. Kirk viene reclutato per il film "The strange love of Martha Ivers", con Barbara Stanwyck.
Nel 1946, dunque, Kirk Douglas esordisce ufficialmente sul grande schermo interpretando il ruolo di un giovane uomo insicuro e dedito al consumo di alcol. Il grande successo arriva, però, solo con il suo ottavo film, "Champion", per il quale è chiamato a vestire i panni di un pugile egoista. Grazie a questo ruolo riceve la sua prima nomination agli Oscar (mentre la pellicola viene candidata, in totale, a sei statuette).
Da questo momento in poi Kirk Douglas decide che per diventare una star a tutti gli effetti deve superare la sua naturale timidezza e accettare solo ruoli forti.
Kirk Douglas negli anni '50
Nel 1951 divorzia dalla moglie e prende parte al suo primo western, intitolato "Along the great divide". Nello stesso periodo recita per Billy Wilder in "L'asso nella manica" e per William Wyler in "Pietà per i giusti", ma appare anche nel film di Felix E. Feist "Il tesoro dei Sequoia".
Dopo avere lavorato con Howard Hawks in "Il grande cielo" e con Vincente Minnelli in "Il bruto e la bella", è nel cast di "Storia di tre amori", di Gottfried Reinhadt, nell'episodio "Equilibrium". Quindi torna al cinema con "I perseguitati" e "Atto d'amore", prima di partecipare all'"Ulisse" di Mario Camerini.
Nel 1954 Kirk Douglas si sposa di nuovo, questa volta con la produttrice Anne Buydens (che gli darà altri due figli: Peter Vincent, nato nel 1955, ed Eric, nato nel 1958). Nello stesso anno fonda una sua casa di produzione, denominata Bryna Productions (Bryna è il nome della madre).
Gli anni Cinquanta si rivelano un periodo particolarmente prolifico, come dimostrano i ruoli ottenuti in "20.000 leghe sotto i mari", di Richard Fleischer, e in "Destino sull'asfalto", di Henry Hathaway. Ma anche in "L'uomo senza paura", di King Vidor.
Nella seconda metà del decennio, veste i panni dell'artista Vincent van Gogh in "Brama di vivere", per la regia di Vincente Minnelli. Grazie al ruolo vince un Golden Globe come migliore attore in un film drammatico. Viene inoltre nominato agli Oscar come migliore attore protagonista. Appare poi in "Il cacciatore di indiani", di André De Toth, e nell'antimilitarista "Orizzonti di gloria", di Stanley Kubrick.
Gli anni '60
Negli anni Sessanta è di nuovo diretto da Stanley Kubrick in "Spartacus". Recita anche in "Noi due sconosciuti", di Richard Quine, e in "L'occhio caldo del cielo", di Robert Aldrich. Ritrova Vincente Minnelli dietro la macchina da presa in "Due settimane in un'altra città", prima di lavorare a "L'uncino", di George Seaton, e a "I cinque volti dell'assassino", di John Huston.
Successivamente Kirk Douglas appare in "Combattenti della notte", di Melville Shavelson. Tra il 1966 e il 1967 appare in "Parigi brucia?" di René Clément, in "La via del West", di Andrew V. McLaglen, e in "Carovana di fuoco", di Burt Kennedy, prima di recitare in "Jim l'irresistibile detective", per la regia di David Lowell Rich.
Gli anni '70
A cavallo tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio degli anni Settanta è al cinema con "La fratellanza", di Martin Ritt, e "Il compromesso", di Elia Kazan. Tornare sul grande schermo con "Uomini e cobra", di Joseph L. Mankiewicz. Dopo aver lavorato a "Quattro tocchi di campana", di Lamont Johnson, prende parte al film di Michele Lupo "Un uomo da rispettare".
Kirk Douglas si cimenta in prima persona in qualità di regista, dapprima con "Un magnifico ceffo da galera", per il quale è supportato da Zoran Calic, e poi con "I giustizieri del West". Nel 1977 prende parte a "Holocaust 2000", di Alberto De Martino, seguito da "Fury", di Brian De Palma, e da "Jack del Cactus", di Hal Needham.
Gli anni '80 e '90
Dopo aver recitato nel 1980 per Stanley Donen in "Saturn 3", Kirk torna a lavorare con Brian De Palma in "Home Movies - Vizietti Familiari", per poi far parte del cast di "Countdown dimensione zero", di Don Taylor.
Il 16 gennaio del 1981 riceve dal presidente americano Jimmy Carter la Medaglia presidenziale della libertà, una delle onorificenze civili statunitensi più prestigiose.
Nel 1982 torna al cinema con "L'uomo del fiume nevoso", per la regia di George Miller, e l'anno successivo appare in "La fuga di Eddie Macon", con Jeff Kanew dietro la macchina da presa. Lo stesso Kanew lo dirige in "Due tipi incorreggibili".
Nel 1991 Douglas compare di nuovo sul grande schermo con "Oscar - Un fidanzato per due figlie", di John Landis, e "Veraz", di Xavier Castano. Dopo un periodo di pausa, torna a recitare in "Caro zio Joe", di Jonathan Lynn, nel 1994. Due anni più tardi, nel 1996, all'età di 80 anni, si vede assegnare l'Oscar alla carriera.
Gli ultimi anni
Gli ultimi suoi lavori sono "Diamonds", del 1999, "Vizio di famiglia" (dove recita il ruolo del padre del personaggio interpretato da suo figlio Michael Douglas), del 2003, e "Illusion", del 2004. Nel 2016 raggiunge la veneranda età di 100 anni, celebrato da tutto il mondo del cinema.
Muore a 103 anni, il 5 febbraio 2020.
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