Cesare Segre
Biografia • I meccanismi della lingua
Cesare Segre nasce a Verzuolo in provincia di Cuneo il 4 aprile del 1928. La sua famiglia è di origine ebraica e negli anni '40 si ritrova a vivere il difficile momento della Seconda guerra mondiale e delle persecuzioni razziali. Nonostante la famiglia non sia benestante, il padre insiste perché il figlio non insegni in un semplice liceo, ma si prepari agli esami per la libera docenza. I due sono molto legati, e la perdita del padre che avviene in questo periodo è una ferita che si porterà dietro per tutta la vita.
Compie i suoi studi all'Università di Torino dove, nel 1950, si laurea dopo aver studiato con Benvenuto Terracini e con lo zio Santorre Debenedetti. È questo il periodo forse più difficile, la morte del padre lo ha reso il centro della famiglia, ed egli si convince di dover abbandonare la filologia per insegnare in una scuola secondaria. Ma il suo destino sarà un altro.
I suoi studi di filologia romanza gli consentono di diventare un libero docente nel 1954. Insegna così presso le Università di Trieste e poi di Pavia, dove ottiene la cattedra come docente ordinario in filologia romanza nel 1960. Cura in questo periodo l'edizione critica di molti capolavori della letteratura tra cui "Orlando Furioso secondo l'edizione del 1532 con le varianti delle edizioni del 1516 e 1521" (1960), "La chanson de Roland" (1971), e le "Satire di Ariosto" (1987).
Viene ospitato come professore di filologia da varie università straniere come quelle di Rio de Janeiro, Manchester, Princeton e Berkeley. Riceve, inoltre, la nomina a dottore honoris causa presso le università di Chicago, Ginevra, Granada e Barcellona. È socio delle maggiori accademie che si occupano di studi filologici e letterari come l'Accademia del Lincei, l'Accademia della Crusca , l'Académie royale de Belgique, la Academia de Buenas Lettras di Barcellona e la Real Accademia Espanola.
Collabora con varie riviste che affrontano le tematiche concernenti il suo lavoro di studioso come "Studi di filologia italiana", "L'approdo letterario", il "Paragone". Dirige la rivista "Strumenti critici" insieme ad altri importanti colleghi tra cui Dante Isella e Maria Corti. Cura anche la collana "Critica e filologia" per l'editore Feltrinelli. Per Einaudi lavora, invece, alla stesura di un'antologia poetica in collaborazione con Carlo Ossola.
Viene eletto per un periodo alla presidenza della International Association for semiotic studies, e grazie ai suoi studi reintroduce in Italia le teorie critiche appartenenti alle correnti del formalismo e dello strutturalismo. In base a queste formulazioni critiche, il testo letterario deve essere considerato un'entità autonoma di cui si studiano tutte le componenti, e in particolare la lingua. Si tiene in considerazione ovviamente anche l'effetto prodotto dall'opera sull'animo di chi la legge.
Secondo lo strutturalismo è proprio questo passaggio a determinare la compiutezza dell'opera stessa. Tutti gli elementi dei testi vengono comunque analizzati l'uno in combinazione con l'altro. Tra gli antesignani di questo movimento critico vi è proprio lo zio di Cesare, Santorre Debenedetti, con i suoi lavori sull'Ariosto.
Anche la sua vita privata è in qualche modo influenzata dalla filologia: sposa Maria Luisa Meneghetti, docente di filologia romanza proprio come lui. La sua attività di studioso e di ricercatore prosegue incessante, spaziando anche in un ambito più prettamente scolastico. Si occupa così con Clelia Martignoni della compilazione di una vasta antologia scolastica per la Bruno Mondadori Editore. È un convinto assertore dell'importanza di una migliore conoscenza dell'italiano, e considera inutili tutte le campagne a favore della conoscenza dell'inglese, se non preceduta dalla corretta conoscenza della propria lingua madre. Secondo lui, per conoscere i meccanismi di un'altra lingua è fondamentale prima di tutto conoscere la propria.
La sua opera di divulgatore continua anche sulle pagine dei giornali, occupandosi della pagina culturale per il Corriere della Sera. Racconta egli stesso la sua esperienza di studioso nell'autobiografia "Per curiosità. Una specie di autobiografia" (1999). Nel testo si racconta usando sia la prima persona che la formula della finta intervista: si pone cioè delle domande e si dà delle risposte come se a dialogare siano due persone distinte.
La sua ultima fatica è il testo "Dieci prove di fantasia" (2010) in cui analizza le opere di dieci scrittori tra cui Cesare Pavese, Italo Calvino, Susanna Tamaro e Aldo Nove. È stato professore emerito all'Università di Pavia e direttore del Centro di ricerca su testi e tradizioni testuali dello IUSS di Pavia.
È morto il 16 marzo 2014 poco prima di compiere 86 anni.
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