Pablo Escobar

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Biografia

Pablo Emilio Escobar Gaviria nasce il 1° dicembre del 1949 a Rionegro, in Colombia. Pablo è il terzo di sette fratelli, figlio di un'insegnante di scuola elementare, Hermilda Gaviria, e di un agricoltore, Abel de Jesùs Escobar Echeverri. Cresciuto per le strade di Medellin, fin da ragazzo si avvia alla carriera criminale, rubando e collaborando con i contrabbandieri.

Gli anni '70 e l'ascesa

Nel 1975, insieme con Gustavo Gaviria, suo cugino e braccio destro, inizia a commerciare cocaina. Nello stesso anno vede la sua fama crescere in seguito all'assassinio di Fabio Restrepo, spacciatore di Medellìn ucciso (forse dallo stesso Pablo Escobar) dopo aver comprato diversi chili di droga. Da quel momento in poi, infatti, gli uomini di Restrepo iniziano a lavorare per Pablo, il cui business con il passare del tempo acquisisce sempre più notorietà, al punto da farlo diventare conosciuto a livello internazionale.

Pablo Escobar, Re della Cocaina

Soprannominato "Il Re della Cocaina", con il suo Cartello di Medellìn arriva a controllare la maggior parte delle sostanze stupefacenti in arrivo dalla Spagna, dalla Repubblica Dominicana, dal Venezuela, dal Porto Rico, dal Messico e dagli Stati Uniti. Ma la sua cocaina arriva anche in molti altri Paesi, non solo nel continente americano ma anche in quello europeo, attraverso la Spagna.

Nel 1977 nasce il figlio Sebastián Marroquín. In futuro diventerà architetto e scriverà un libro sulla storia del padre, "Pablo Escobar, mi padre" (2016).

Avrò avuto otto anni quando mi prese da parte e mi fece un discorso sulle droghe. Ammise di averle provate quasi tutte, ad eccezione dell'eroina. Ma poi mi avvertì "il vero uomo non ha bisogno di quelle schifezze". (Sebastián Marroquín Escobar)

Pablo e la compagna Maria Victoria Henao, diventano nuovamente genitori nel 1984 quando nasce Manuela Escobar.

La carriera politica

Nel 1983 Pablo Escobar tenta anche la carriera politica. Forte sostenitore del Partito Liberale, di cui è membro attivo, si candida alla Camera per il partito, e viene eletto deputato. Disponibile a uccidere di persona i gregari che non vogliono collaborare, Escobar corrompe numerosi politici e giudici, oltre che ufficiali governativi. Insomma, l'intimidazione e la corruzione che caratterizzano il suo modus operandi diventano, in realtà, una costante di tutto il sistema colombiano.

La strategia di Pablo è quella che in spagnolo è conosciuta come "plomo o plata" (piombo o soldi). In sostanza, egli a chi si trova sulla sua strada propone di collaborare con lui, e quindi di farsi corrompere per lasciargli il campo libero, per non morire.

Nel 1985, probabilmente, Pablo Escobar è coinvolto anche nell'attacco compiuto alla Corte Suprema Colombiana messo a punto dalle guerrillas di sinistra, a causa del quale muoiono diversi giudici della corte.

Gli anni '90

Con l'inizio degli anni Novanta, Escobar ha un patrimonio stimato di più di sessanta miliardi di dollari. Nel momento in cui il suo impero tocca il punto di massima espansione, egli è - secondo i calcoli della rivista "Forbes" - uno degli uomini più ricchi del mondo (al settimo posto in questa speciale graduatoria), grazie alla sua capacità di controllare il 30% delle armi che circolano in maniera illecita e i quattro quinti della cocaina di tutto il mondo.

Pur coinvolto in una guerra sanguinosa con il cartello di Calì, Escobar può contare su un'organizzazione che si basa su navi e flotte di aerei, oltre a grandi appezzamenti di terreno e ricche proprietà. Tutto ciò contribuisce a favorire un guadagno di sessanta milioni di dollari al giorno, per un totale di venticinque miliardi di dollari all'anno.

Pablo Escobar, eroe del popolo

A dispetto della sua condotta violenta, comunque, per molti abitanti di Medellìn Pablo Escobar è un vero e proprio eroe, al punto da essere considerato un benefattore. Bravo nelle relazioni con il pubblico, allo scopo di ottenere consenso politico si impegna a farsi accreditare come benefattore dei poveri. Tutto, naturalmente, concorre a incrementare e a consolidare il suo potere.

Nel momento in cui Escobar arriva a distribuire denaro alle fasce di popolazione più povera, infatti, finge di presentarsi come un Robin Hood sudamericano solo per comprare la fedeltà di un numero di persone sempre maggiore. Non solo: il criminale colombiano fa costruire addirittura ospedali e scuole, oltre a sponsorizzare squadre di calcio locali e a favorire la realizzazione di stadi, sempre per lavorare sulla propria immagine.

Egli, così, ha la possibilità di diventare ancora più ricco e rispettato, con la popolazione di Medellìn che non collabora con le forze dell'ordine e con le autorità, ma nasconde informazioni e copre Escobar ogni volta che può. Diventa, insomma, un vero e proprio mito, tanto temuto quanto amato, pur essendo responsabile di stragi non solo di militari e poliziotti, ma anche di civili, con un numero di uccisioni senza precedenti.

Era un uomo pieno di contraddizioni. Amava alla follia la sua famiglia. Aveva costruito per noi una hacienda, Nápoles, e l'aveva riempita di animali esotici per farci divertire. Ma allo stesso tempo ordinava omicidi e uccideva, senza pensare alle conseguenze. Trafficava droga, eppure mi sconsigliava di usarla, senza vietarmela perché conosceva gli effetti del proibizionismo sul mercato. Amava mia madre ma la tradiva. (Sebastián Marroquín Escobar)

Il confinamento

Nel 1991, allo scopo di evitare l'estradizione richiesta dagli Stati Uniti, Pablo Escobar decide di consegnarsi alle autorità colombiane in maniera spontanea. Da quel momento viene rinchiuso in carcere, ma di fatto è solo per modo di dire. Per essersi costituito, ottiene come premio la possibilità di costruirsi La Catedral, una residenza di lusso in cui resta "imprigionato". Tutto è merito di un accordo raggiunto con il governo colombiano, in funzione del quale il criminale, in cambio della non estradizione, accetta un confinamento obbligatorio di cinque anni.

Naturalmente, la sua prigione non è tale. Non solo perché egli vive in una fortezza con tutti i comfort ipotizzabili, ma anche perché Escobar continua ad andare in giro come e quando vuole, partecipando a feste, facendo shopping e assistendo a match di calcio. Arriva addirittura a invitare la Nazionale di calcio del suo Paese a disputare un incontro nel campo situato di fianco a La Catedral.

Gli ultimi anni

Nel 1992 il governo colombiano decide di trasferire il narcotrafficante in una prigione meno lussuosa e più convenzionale. Venuto a sapere di tale intenzione, Escobar evade e si dà alla fuga. Successivamente per la sua cattura vengono impiegati addirittura Delta Force, il reparto speciale dell'esercito americano, e i Navy Seal, cioè la Marina statunitense.

Pablo Escobar muore il 2 dicembre del 1993 a Medellìn, all'età di 44 anni, quando viene localizzato in un quartiere borghese della sua città grazie alla tecnologia della triangolazione radio che gli Stati Uniti hanno messo a disposizione della Colombia. Individuato da una squadra di sorveglianza elettronica, al termine di un inseguimento viene ucciso in una sparatoria, nella quale rimane colpito alla schiena, a una gamba e dietro l'orecchio.

Per me cambia poco come sia morto. Ma i familiari delle vittime del narcotraffico hanno il diritto di conoscere la verità. Mio padre mi ha sempre detto di aver 15 proiettili nella sua Sig Sauer: 14 per i suoi nemici e uno per sé stesso. Quindi una volta capito di essere spacciato ha deciso di spararsi all'orecchio destro. Nel rapporto, in cui si parla di un colpo "nella parte superiore del padiglione auricolare destro, con foro di uscita a livello dell'orecchio inferiore sinistro" non viene specificato il calibro del proiettile. Io sono certo che quel colpo è stato sparato da mio padre. (Sebastián Marroquín Escobar)

Nel 1994, il portiere della Nazionale colombiana René Higuita è costretto a saltare i Mondiali che si svolgono negli Stati Uniti perché ritenuto colpevole di induzione alla prostituzione. È una delle persone che pagano la propria amicizia con Pablo Escobar in modo più pesante.

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Sabato 2 maggio 2020 10:03:59

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