James Hunt
Biografia
James Simon Wallis Hunt nasce il 29 agosto 1947 a Londra, figlio di Sue e Wallis (un abile giocatore di Borsa), che lo crescono cercando di impartirgli una disciplina rigorosa. La famiglia Hunt vive in un appartamento a Cheam, Surrey, e si sposta a Sutton quando il piccolo James ha undici anni. Dopo aver frequentato la Westerleigh School di Hastings, nell'East Sussex, e il Wellington College di Crowthorne, nel Berkshire, Hunt abbandona l'intenzione di diventare dottore per dedicarsi allo sport: dapprima in una squadra di cricket, poi come portiere in una squadra di calcio. Molto abile anche nel gioco di tennis, fin da ragazzo sviluppa una personalità piuttosto ribelle, non di rado contraddistinta da reazioni violente.
Il suo approccio al mondo delle corse avviene in gare in cui concorrono soltanto Mini: la sua prima gara va in scena a Snetterton, ma in realtà non si concretizza, perché la macchina su cui dovrebbe correre viene giudicata irregolare. Giunto in Formula Ford nel 1968, si trova al volante di una Russell-Alexis Mk 14: conclude la sua prima gara al quinto posto, nonostante la perdita di quindici cavalli del motore dovuta a un assetto sbagliato della vettura, e vince per la prima volta a Lydden Hill. James Hunt, quindi, arriva in Formula Tre l'anno successivo, alla guida di una Merylin Mk11A. Sempre presente nei primi posti, si fa notare anche dai team di Formula 1.
Il suo debutto in Formula 1 risale al 1973, quando, alla guida di una March, prende parte al Gran Premio di Montecarlo a stagione inoltrata: partito dal diciottesimo posto sulla griglia di partenza, si classifica ottavo sul traguardo. Quindi, dopo aver saltato il Gp di Svezia, Hunt torna in pista in Francia, dove si guadagna un sorprendente sesto posto. Confermato anche per il Gran Premio di Gran Bretagna in virtù degli ottimi risultati raggiunti in pochissimo tempo, fa segnare il giro più veloce e conclude al quarto posto: la stagione si concluderà con due podi, un secondo e un terzo posto.
Il pilota londinese, così, ottiene un ingaggio dalla Hesketh, scuderia fondata dal miliardario omonimo: nel 1974, conclude la stagione con tre podi, mentre nel 1975 conquista il quarto posto in classifica generale, mettendo a segno la sua prima vittoria in Olanda. James Hunt, quindi, si trasferisce alla McLaren, con la quale vince il titolo di campione del mondo davanti a Niki Lauda, ferrarista, solo per un punto.
In realtà, la stagione inizia in maniera favorevole al pilota austriaco, che tuttavia è costretto a fermarsi in seguito all'incidente occorsogli durante il Gp di Germania: Hunt, così, ha l'opportunità di recuperare lo svantaggio e di conquistare punti sul diretto avversario. Lauda torna al volante a poco più di un mese di distanza dall'incidente, e da quel momento dà vita a un duello con Hunt che durerà fino all'ultima corsa. Ultima corsa che va in scena sul circuito del Fuji, per il Gran Premio del Giappone, sotto una pioggia molto fitta: Lauda decide di ritirarsi già al secondo giro, ritenendo troppo pericolose le condizioni della pista, mentre James Hunt conclude la corsa e vince il titolo.
Si tratta di un trionfo piuttosto inatteso per colui che viene chiamato "Hunt the shunt" (vale a dire "Hunt lo schianto", a sottolineare i suoi incidenti numerosi), uomo decisamente anti-conformista e dal carattere piuttosto brusco che lo porta a entrare non di rado in contrasto con colleghi e dirigenti. In effetti, il pilota inglese riesce ad arrivare in testa alla classifica per la prima volta nella stagione solo al termine dell'ultima gara, ma tanto gli basta, naturalmente, per guadagnarsi il titolo.
Rimasto in McLaren anche nei due anni seguenti, con tre successi conquistati (nei Gp di Gran Bretagna, Stati Uniti Est e Giappone), si rende protagonista di una polemica piuttosto aspra in occasione del Gran Premio d'Italia del 1978, quando accusa Riccardo Patrese di essere responsabile dell'incidente che ha causato la morte di Ronnie Peterson sul circuito di Monza: in realtà, le immagini televisive che verranno scoperte in seguito dimostreranno che le responsabilità di quell'avvenimento devono essere suddivise tra vari piloti, incluso Hunt stesso.
L'inglese passa alla Wolf nel 1979, prendendo il posto di Jody Scheckter. È quello il suo ultimo anno nel mondo della Formula 1, concluso con il Gran Premio di Monaco, dopo dieci vittorie e un titolo ottenuto.
Abbandonata la vita da pilota ritenendo che ormai la macchina conti più dell'uomo, si dedica alla carriera di telecronista, non di rado lasciandosi andare ad aspre polemiche nei confronti degli ex colleghi. Chiamato in quel ruolo da Jonathan Martin, a capo della sezione sportiva della Bbc, affianca Murray Walker sulla Bbc2 per la trasmissione "Grand Prix". La sua carriera di commentatore dura tredici anni, tra alti e bassi (prima del suo debutto, per esempio, beve due bottiglie di vino). Nel 1979, inoltre, fa una piccola apparizione in "The Plank", commedia muta di genere slapstick, e insieme con Fred Emney recita in una pubblicità per Texaco Havoline Tv.
James Hunt viene trovato morto all'età di 45 anni, il 15 giugno del 1993, nella sua casa di Londra: il decesso ufficialmente è avvenuto per infarto, ma non è da escludere che possa avere inciso su di esso anche l'abuso di alcol e fumo.
Nel libro "Piloti, che gente!" Enzo Ferrari ha indicato James Hunt come esempio perfetto della cosiddetta parabola del pilota, che, dopo essere stato inizialmente affamato di vittorie, riuscendo in una sorta di trance agonistica a superare i limiti della macchina per raggiungere il successo, si distrae e viene consumato dalla fama, dagli impegni e dalla ricchezza, e perde quell'abilità che lo contraddistingueva, avviandosi a un declino lento verso la mediocrità.
Nel 2013 esce il film "Rush" (del pluripremiato regista Ron Howard) che racconta la rivalità sportiva tra Niki Lauda e Hunt, interpretato da Chris Hemsworth.
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