Andre Agassi

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Biografia Accelerare per vincere

Andre Kirk Agassi nasce il 29 aprile del 1970 a Las Vegas da madre statunitense e padre iraniano (con origini assire e armene), trasferitosi in America dopo essere stato pugile olimpionico per l'Iran alle Olimpiadi del 1948 e del 1952. Il nome del padre è Emmanuel Mike Agassian, che diventa Agassi una volta ottenuta la cittadinanza americana. Grande appassionato di tennis, Mike (che una volta terminata la carriera di pugile ha lavorato in un megaresort di Las Vegas appartenuto a Kerk Kerkorian (il secondo nome di Andre deriva proprio dall'amicizia tra i due) sogna per Andre e per i suoi tre fratelli un futuro da campioni. E così, il piccolo Agassi già a due anni ha in mano una racchetta; non che i primi tempi siano felici, anzi: egli odia questo sport, soprattutto durante la pubertà, proprio per la pressione del padre, che vorrebbe vederlo diventare a tutti i costi un campione.

Egli in ogni caso già a quattordici anni fa pratica insieme con giocatori come Jimmy Connors e Ilie Nastase, prima di trasferirsi alla corte di Nick Bollettieri, in Florida, nella scuola che ha visto crescere campioni come Monica Seles, Boris Becker e Jennifer Capriati. Si tratta, come detto, di anni piuttosto infelici, con la disciplina rigida imposta da Mike e da Nick che suscitano in lui uno spirito ribelle. Per questo Andre indossa jeans strappati, e volutamente si mette lo smalto sulle unghie solo per far arrabbiare il padre omofobo. L'allenatore dell'accademia un giorno chiede al quindicenne Andre: "Cosa vuoi fare nella vita?". Il ragazzo risponde, senza esitare: "Diventare un professionista. Andandomene da qui".

E Agassi ci riesce, se è vero che già a sedici anni partecipa a un torneo professionistico. È il 1986: a La Quinta, in California, passa il primo turno contro John Austin, ma viene poi sconfitto da Mats Wilander. Alla fine dell'anno, in ogni caso, l'adolescente di origini iraniane fa già parte della top 100 della classifica mondiale. Nel 1987 arriva la prima vittoria di un torneo, e l'anno si conclude con la venticinquesima posizione nel ranking ATP.

Agassi ormai è uno dei migliori giocatori del mondo: nel 1988 ha già vinto sei tornei e guadagnato un milione di dollari di premi: merito anche delle semifinali conquistate al Roland Garros e agli US Open, che gli valgono un piazzamento nei primi dieci al mondo. Nel frattempo diventa un personaggio anche al di fuori dai campi di gioco: la sua immagine, contraddistinta dai capelli lunghi, conquista gli appassionati, e le sue divise sgargianti contribuiscono a farlo conoscere in tutto il mondo.

Dopo una stagione, quella del 1989, priva di soddisfazioni (l'unica vittoria arriva contro Brad Gilbert a Orlando; per il resto si segnalano le delusioni delle sconfitte in semifinale agli US Open e in finale a Roma), il 1990 propone la conquista del primo Master Series: Andre a Key Biscayne vince contro Stefan Edberg, dopo che questi lo aveva sconfitto in finale a Indian Wells. Battuto in finale a Parigi da Andres Gomez e all'US Open da un certo Pete Sampras, vince a Washington e a Francoforte; l'anno successivo, invece, conquista Washington e Heathrow, ma esce di scena al primo turno all'US Open e ai quarti a Wimbledon. In finale al Roland Garros, perde contro Jim Courier.

Nel 1992 Agassi trionfa a Wimbledon (benché l'erba londinese sia ritenuta una superficie a lui ostile), battendo Becker ai quarti, John McEnroe in semifinale e Ivanisevic in finale; poi si aggiudica il torneo di Atlanta e il Master Series di Toronto. Un intervento al polso condiziona il 1993, che lo vede comunque conquistare i tornei di Scottsdale e San Francisco, ma perdere male nei Grande Slam (addirittura al primo turno negli Usa). Dopo essersi ripetuto a Scottsdale nel 1994, il tennista statunitense vince a Parigi Bercy e il suo secondo titolo del Grande Slam, aggiudicandosi gli US Open.

Segue il migliore anno di Agassi, il 1995, che porta in bacheca sette titoli. Presentatosi agli Australian Open (i primi della sua carriera) con la testa rasata (più tardi confesserà che la sua criniera che l'aveva reso celebre era in realtà un parrucchino), sconfigge in finale Pete Sampras, l'eterno rivale; poi vince Cincinnati, Toronto e Key Biscayne, prima di conquistare la Coppa Davis con la squadra statunitense.

Agassi impressiona per la scioltezza del suo gioco, e per l'abitudine a seguire la palla unicamente con gli occhi, non spostando la testa: riflessi eccezionali alla base del suo colpo migliore, vale a dire la risposta di anticipo, che prevede di colpire la palla mentre questa è in fase ascendente, avvantaggiandosi così della superiore energia cinetica dovuta al rimbalzo e impiegando meno tempo nel ribattere la palla. Di conseguenza, si produce un colpo imprevedibile e veloce, che non lascia al giocatore avversario il tempo di spostarsi. Insomma, il tennista americano è un attaccante dal fondo eccezionale, odia i colpi interlocutori e trova il suo punto di forza nella risposta, in grado di rimettere in gioco persino il servizio di 240 chilometri orari di Andy Roddick.

L'anno si conclude con 72 successi e sole 10 sconfitte: il 10 aprile diventa per la prima volta numero 1 dell'Atp, posizione che mantiene per trenta settimane consecutive. Succede, così, che nel 1996 Agassi sia uno dei tennisti più attesi del circuito. Le aspettative, però, vanno deluse, visto che non arriva alcuna finale del Grande Slam: egli si consola, comunque, con le vittorie di Cincinnati e Key Biscayne, e soprattutto con l'oro olimpico ottenuto ad Atlanta. È la quiete prima della tempesta, nel senso che il 1997 rappresenta il punto più basso della vita sportiva di Agassi: colpa dell'infortunio al polso patito quattro anni prima, e che torna a farsi risentire, impedendogli di giocare più di ventiquattro incontri nell'arco dell'anno intero.

Dal punto di vista della vita privata, in ogni caso, le cose vanno meglio: arriva il matrimonio con l'attrice Brooke Shields. Il tennista, così, diventa un personaggio da copertina, e la carriera ne risente. A novembre, Agassi è 141° nella classifica mondiale. Secondo molti esperti (o presunti tali), si tratta di un atleta ormai finito, a causa della maggiore attenzione riservata alla vita mondana piuttosto che all'allenamento.

Nel 1998, però, il matrimonio inizia già a dare i primi segni di crisi: per Andre, è l'occasione di concentrarsi unicamente sullo sport e ricominciare da zero. Vince diversi tornei Challenger e mostra un diverso atteggiamento nei confronti degli avversari: così, quel pubblico che fino a poco tempo prima sembrava sul punto di iniziare a odiarlo lo accoglie come un idolo. Risale rapidamente in classifica, concludendo la stagione al numero 6, dopo aver conquistato cinque tornei, e raggiunge la finale della Grand Slam Cup.

Il ritorno definitivo si compie nel 1999: a dispetto dell'eliminazione negli ottavi agli Australian Open, Agassi vince a Hong Kong e soprattutto il Roland Garros, sconfiggendo Andrei Medvedev dopo una rimonta incredibile. Conquistato l'ultimo Slam che gli mancava (in precedenza solo Fred Perry, Don Budge, Roy Emerson e Rod Laver erano riusciti a fare poker), arriva in finale sull'erba di Wimbledon, dove però viene battuto da Sampras. Tornato in cima al ranking Atp per tre settimane, rivince l'US Open contro Todd Martin, prima di iniziare un ottimo 2000: vince l'Australian Open dopo aver battuto in semifinale Sampras e in finale Kafelnikov; poi, superata la battuta d'arresto di Parigi (eliminato al Roland Garros al secondo turno), giunge in finale a Wimbledon (sconfitto da Rafter), e nella Masters Cup (vince il brasiliano Kuerten). Agassi, insomma, è tornato quello di prima: nonostante un servizio non impeccabile (anche per il suo carattere instabile) e poco potente, presenta un rovescio bimane decisamente efficace, soprattutto in lungolinea, e un diritto che gli permette di adottare anche traiettorie non comuni.

Coordinazione e velocità arricchiscono il patrimonio tecnico di Agassi, che in virtù del suo perfetto tempismo è in grado di imporre il proprio ritmo di gioco agli avversari, mettendo spesso i piedi dentro al campo. È invece il gioco di rete il suo tallone d'Achille, nonostante gli inviti ad avanzare che Brad Gilbert, uno dei suoi coach, gli fa: la volèe viene utilizzata unicamente come colpo definitivo per chiudere il punto. Ma d'altra parte, egli riesce a vincere anche senza quella caratteristica.

Nel 2001, per esempio, torna al successo agli Australian Open, e ottiene il double di Indian Wells e Key Biscayne. Dopo aver sconfitto Sampras a Los Angeles, viene battuto dall'avversario di sempre nei quarti degli Us Open. Il 2002 fa registrare le vittorie di Key Biscayne, Madrid e Roma, ma soprattutto l'ultima partita disputata contro Sampras: è la finale dell'US Open, e Agassi perde in quattro set. Si tratta della ventesima vittoria ottenuta da Pete, contro le quattordici conquistate da Andre.

Il 2001 è anche l'anno in cui sposa Steffi Graf, ex campionessa tedesca del tennis mondiale: dalla loro relazione nasceranno i figli Jaden Gil e Jaz Elle.

Agassi, in ogni caso, ha modo di rifarsi nel 2003, quando vince ancora una volta gli Australian Open, questa volta contro Rainer Schuttler. Un altro torneo del cuore è quello di Key Biscayne, rivinto per la sesta volta e la terza consecutiva: viene così stabilito il record di diciotto vittorie consecutive nel torneo. Tornato al numero 1 in classifica il 28 aprile, diventa il giocatore più vecchio, a 33 anni e 13 giorni, a ottenere tale traguardo; un primato che verrà battuto nuovamente il 16 giugno (nel frattempo aveva perso lo scettro per mano dell'australiano Lleyton Hewitt), quando rimarrà al vertice per tre mesi di seguito. L'anno si conclude con la sconfitta in finale nella Masters Cup, battuto da un certo Roger Federer. Ormai trentacinquenne, nel 2004 Agassi si conferma campione vincendo il Master Series di Cincinnati: una vittoria che gli vale il record di diciassette Master Series conquistati (primato che sarà battuto da Rafael Nadal). In quello stesso anno, supera quota 800 vittorie (prima di lui ci sono riusciti solo altri cinque giocatori).

Il 2005 si apre all'ottavo posto in classifica e con l'eliminazione ai quarti degli Australian Open sotto i colpi di Federer. Il tennista americano, pur rivelandosi estremamente competitivo, perde brillantezza e vince il primo torneo solo a Los Angeles. Sconfitto in Canada da Nadal, conquista la finale, contro ogni previsione, agli US Open, prima di essere sconfitto ancora da Federer: una sorta di passaggio di testimone, visto anche l'infortunio all'anca che colpisce Andre e che gli impedisce di terminare la Tennis Masters Cup. Nel 2006, infine, Andre Agassi si ritira, dopo aver perso al terzo turno contro Benjamin Becker all'Arthur Ashe Stadium.

Di lui Rino Tommasi ha detto: "Se l'immagine di Agassi si è trasformata negli anni - spariti i capelli, più castigati gli abiti - sono rimaste identiche le sue caratteristiche di giocatore, che ha inventato un nuovo stile di gioco. Una volta gli attaccanti andavano a rete, i regolaristi stavano in fondo, Agassi è stato un attaccante da fondo, un tipo di gioco reso possibile dalla sua qualità primaria, uno straordinario, inimitabile senso dell'anticipo sostenuto da una eccezionale coordinazione. Arrivando prima sulla palla riusciva a trovare angoli e traiettorie che gli consentivano di dominare il gioco e dettare i tempi."

Dopo il ritiro, Agassi entra nell'occhio del ciclone a causa della sua autobiografia, "Open", nella quale confessa di aver consumato metanfetamine e di aver evitato con l'inganno una squalifica dell'Atp dopo essere stato scoperto positivo a un controllo antidoping nel 1997: in quell'occasione, aveva affermato di aver bevuto un cocktail in cui tale sostanza era contenuta a sua insaputa. Il mondo del tennis ha unanimemente disapprovato il comportamento dell'americano: Federer ha confessato di essere rimasto deluso da lui, mentre condanne successive sono arrivate da Rafael Nadal, Martina Navratilova e Boris Becker; Sergej Bubka ha chiesto di sanzionarlo esplicitamente.

In carriera, Andre Agassi ha conquistato in tutto 60 titoli Atp e 8 Slam, per premi complessivi di trentuno milioni di dollari (cui vanno aggiunti i centocinquanta ottenuti grazie alle sponsorizzazioni). Primo in classifica per 101 settimane, ha vinto diciassette Master, ed è tuttora l'unico tennista ad aver conquistato la medaglia d'oro alle Olimpiadi nel singolo, la Coppa Davis, i quattro tornei dello Slam e il torneo ATP World Championship: anche per questo motivo, è entrato a far parte, il 9 luglio del 2011, dell'International Tennis Hall of Fame.

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