Alessandro Natta
Biografia • In mezzo al guado
Sestogenito di una famiglia di commercianti della piccola borghesia cittadina Alessandro Natta nasce ad Imperia il 7 gennaio 1918.
Laureato in Lettere, frequenta la Scuola normale superiore di Pisa, insieme a compagni che si chiamano Azeglio Ciampi, Antonio Calogero o Ettore Viserbelli. Durante la frequenza universitaria inizia la sua attività antifascista, in un movimento unitario che dai liberalsocialisti, ai comunisti giunge fino ai cattolici della FUCI. È influenzato dal movimento liberalsocialista di Calogero e Capitini, con cui collabora clandestinamente, insieme ad Antonio Russi. Ad Imperia cerca di organizzare un gruppo di liberalsocialisti.
Sottotenente dell'artiglieria, è richiamato alle armi nel 1941 e mandato in Grecia. L'8 settembre partecipa, a Rodi, alla difesa dell'aeroporto di Gaddurà dall'attacco dei tedeschi. Ferito, è tra i militari che rifiutano di collaborare con i tedeschi e la Repubblica di Salò. Viene internato a Rodi, in un campo di prigionia. All'inizio del 1944 è portato per mare a Lero e poi al Pireo e da qui in Germania in un campo di concentramento. Rientra in Italia nell'agosto del '45. Da quest'esperienza rimarrà profondamente segnato tanto da raccogliere tutti i suoi ricordi in un volume autobiografico ("L'altra Resistenza") in cui ricostruisce le peripezie e la tragedia degli internati italiani nei lager del III Reich.
Al ritorno dalla prigionia fa seguito la decisione di iscriversi al Pci di Imperia dove si getta nella militanza a tempo pieno. In breve, da consigliere comunale diventa segretario di federazione, fino a diventare uno dei protagonisti della politica del Pci di costruzione della democrazia repubblicana dal 1948 in poi, partecipando come parlamentare a tre legislature. È stretto collaboratore di Togliatti, successivamente entra a far parte dei vertici del partito al fianco prima di Longo e poi di Berlinguer.
Sia Natta che Berlinguer condividono l'approccio alla "Via italiana al socialismo", una formula che vuol riassumere l'indipendenza internazionale del Pci e nello stesso tempo una linea di rinnovamento nella continuità.
All'apparire invece della contestazione giovanile del 1968 Natta, come l'intero vertice del Pci, è freddo e titubante. Per loro, i giovani sessantottini sono degli "estremisti borghesi". Soprattutto, diffidano di quei movimenti che il Pci non può controllare e che, anzi, contestano apertamente il partito. Per la prima volta dalla nascita della repubblica il Partito Comunista ha dei concorrenti alla propria sinistra.
Nel 1969 tocca a Natta proporre e gestire l'espulsione dal Pci degli "eretici" de "il Manifesto" (Pintor, Natoli, Rossanda, Magri, ...).
Dopo la morte di Berlinguer il gruppo dirigente individua in Natta la soluzione migliore per la successione in grado di garantire l'unità del partito e una certa continuità politica. Ormai, però, il legame con l'URSS si era fatto tenue e il partito aveva da tempo subito il trauma di Budapest e lo strappo di Praga. Viene confermato in questa carica dall'unanimità del congresso di Firenze nell'aprile 1986. Nel 1988, dopo aver avuto un leggero infarto, il comitato centrale del partito elegge segretario Achille Occhetto.
Da allora, per motivi di salute ma anche deluso per le modalità con cui viene eletto Occhetto alla segreteria, con l'appoggio di D'Alema, si ritira definitivamente in Liguria. Dal 1989 al 1991 è presidente del partito, dissentendo dalla "svolta" e opponendosi alla fine del "suo" Pci. Rifiuta di conseguenza di prendere la tessera del Pds, ma saluta con favore la vittoria dell'Ulivo nel 1996 e critica la crisi provocata da Bertinotti.
Alessandro Natta muore ad Imperia il 23 maggio 2001. Tuttora sono ricordati il suo impegno di intellettuale e il ruolo determinante nel recupero e nella valorizzazione dell'opera di Gramsci. Infine, da più parti è stato posto l'accento sulla dirittura umana e civile che sempre caratterizzò il suo agire.
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