Ilda Boccassini
Biografia
Ilda Boccassini nasce il 7 dicembre 1949 a Napoli. Dopo essersi laureata in Giurisprudenza, nel 1979 entra con funzioni effettive in magistratura, dapprima presso la Procura della Repubblica di Brescia e in seguito in Procura a Milano. Nel 1982, subisce da parte del Consiglio Superiore della Magistratura un procedimento disciplinare dopo essere stata vista in atteggiamenti intimi con un giornalista di "Lotta Continua" davanti al Palazzo di Giustizia: in seguito il procedimento disciplinare verrà annullato in quanto ritenuto ininfluente rispetto alla professione di magistrato.
Sotto la Madonnina, Ilda Boccassini si occupa soprattutto di criminalità organizzata: la prima inchiesta che raggiunge gli onori delle cronache nazionali, chiamata "Duomo Connection", riguarda proprio le infiltrazioni mafiose nelle regioni dell'Italia settentrionale. In questi anni il giudice napoletano ha modo di collaborare sia con Giovanni Falcone, del quale diventa amica, sia con il team di investigatori guidati dal tenente Ultimo (colui che diventerà famoso per la cattura di Totò Riina).
Con Falcone, in particolare, segue diverse indagini riguardanti il riciclaggio di denaro sporco, provando ad arrestare il boss siciliano Gaetano Fidanzati, che gestisce il traffico di cocaina ed eroina a Milano benché latitante. Ilda Boccassini, insieme con il giudice siciliano, coordina i carabinieri sulle tracce di Fidanzati, seguito anche dall'alto commissario antimafia guidato da Domenico Sica. Il boss viene individuato in Sud America grazie ad alcune intercettazioni telefoniche.
Nei primi anni Novanta conduce a termine il processo relativo a "Duomo Connection" ma viene estromessa dal pool antimafia milanese da Francesco Saverio Borrelli, ai tempi procuratore capo, a causa di incomprensioni con altri colleghi. Dopo uno dei numerosi scontri con Armando Spataro, Borrelli descrive Boccassini come poco disponibile al lavoro di gruppo, individualista, soggettivista e passionale (qualche anno più tardi, ella stessa riconoscerà come quel provvedimento fosse dovuto a una "sorta di ragion di Stato").
Trasferita a Caltanissetta dopo gli attentati di Capaci e di via D'Amelio in cui perdono la vita Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, rimane nella città siciliana fino al 1994 per tentare di individuare i responsabili delle strage. In particolare, è la morte di Falcone a colpirla profondamente: immediatamente dopo aver appreso la notizia dell'assassinio dell'amico, Ilda parte nel cuore della notte per andare a vegliare il cadavere con i carabinieri.
È parte attiva nell'arresto di Totò Riina, portato a termine proprio da Ultimo, e si dedica anima e corpo alla scoperta degli esecutori - e soprattutto dei mandanti - delle uccisioni di Falcone e Borsellino. In seguito, dopo un breve periodo trascorso a Palermo (chiamata da Gian Carlo Caselli, rimane nel capoluogo siciliano solo sei mesi, complici alcune incomprensioni con i colleghi e il pensiero che sia più importante dedicarsi alla Cosa Nostra militare che ai rapporti tra politica e mafia), Ilda Boccassini, stanca di una vita blindata e desiderosa di ricongiungersi con i due figli (una femmina e un maschio) fa ritorno a Milano, dove viene accolta con una certa freddezza a causa dei pensieri che aveva espresso dopo la morte di Falcone (accusando Gherardo Colombo di diffidare del giudice siciliano, e sostenendo che egli avesse subito un ingiustizia da parte dei giudici milanesi, i quali gli avevano inviato una rogatoria senza gli allegati, vale a dire i verbali riguardanti i politici socialisti coinvolti in Mani Pulite, come se non si fidassero del direttore degli Affari Penali).
Mentre "L'Express" e il "Times" la segnalano nella lista delle cento donne più importanti al globo, Ilda si riconcilia con Gherardo Colombo (con il quale, per altro, nel 1985 aveva fondato il circolo "Società Civile", del quale faceva parte anche Giuliano Urbani). In Lombardia si occupa di "Mani Pulite" su richiesta di Borrelli, prendendo il posto di Antonio Di Pietro, che ha lasciato la magistratura nel dicembre del 1994. Insieme con Francesco Greco, Armando Spataro, Piercamillo Davigo e Gherardo Colombo segue le inchieste relative a Cesare Previti e a Silvio Berlusconi, ma torna ad occuparsi anche di criminalità mafiosa.
Il 12 marzo del 1996 ordina l'arresto di Renato Squillante, capo dei gip del tribunale di Roma, dopo aver sentito la supertestimone Stefania Ariosto: in quei giorni, l'Italia viene a sapere che Silvio Berlusconi è indagato per corruzione giudiziaria. A partire dal 2004 dirige le indagini della Digos che porteranno, tre anni dopo, all'arresto di quindici esponenti di Seconda Posizione, ala movimentista delle Nuove Brigate Rosse.
Il 20 dicembre del 2007 Francesco Greco viene scelto all'unanimità dal Consiglio Superiore della Magistratura come procuratore aggiunto di Milano; la Boccassini per protesta si dimette dall'Anm (Associazione Nazionale Magistrati, in pratica il sindacato dei giudici), ritirando la domanda per diventare procuratore. Si conclude, così, un rapporto con l'Anm che da sempre è stato travagliato, anche a causa di procedimenti disciplinari, interrogazioni parlamentari e ispezioni ministeriali, rispetto alle quali comunque è stata sempre prosciolta, e che però ne hanno rallentato la carriera.
Nel 2008, dopo aver presentato la domanda per diventare procuratore generale a Bologna, Firenze o Padova, il giudice napoletano viene nominato procuratore generale di Verona a maggioranza dal Csm; decide, però, di rifiutare l'incarico. Promossa procuratore aggiunto dal Plenum del Csm nel 2009, si occupa due anni più tardi del "caso Ruby". L'inchiesta coinvolge Silvio Berlusconi, allora presidente del Consiglio, il quale avrebbe operato - secondo l'accusa - pressioni indebite sulla questura di Milano per favorire il rilascio di Ruby, ragazza marocchina da lui pagata per ottenere prestazioni sessuali quando lei era ancora minorenne.
Nel mese di dicembre del 2011, la rivista statunitense "Foreign Policy" la inserisce al 57esimo posto nella classifica delle persone che hanno influenzato nel corso dell'anno la politica e l'economia. Di lei Enzo Biagi disse:
C'è un magistrato, un'affascinante donna dai capelli rossi, che fu amica di Giovanni Falcone, la quale dopo gli attentati di Capaci e via D'Amelio andò in Sicilia e fece arrestare gli esecutori materiali delle due stragi: Ilda Boccassini. Una donna tenace, che non si ferma di fronte a nulla, che ha un unico obiettivo, quello di far trionfare la giustizia, come aveva fatto a Palermo il giudice Falcone nel maxi processo contro la mafia.
Nel 2021 esce il suo libro autobiografico "La stanza numero 30. Cronache di una vita", edito da Feltrinelli.
Frasi di Ilda Boccassini
Foto e immagini di Ilda Boccassini
Commenti
Nota bene
Biografieonline non ha contatti diretti con Ilda Boccassini. Tuttavia pubblicando il messaggio come commento al testo biografico, c'è la possibilità che giunga a destinazione, magari riportato da qualche persona dello staff di Ilda Boccassini.
Come la protagonista del film Come eravamo
Gentile dottoressa Boccassini, Lei mi fa venire in mente la protagonista del mio film preferito (Come eravamo), pure lei non mollava mai. Mi rammarico di non averla conosciuta personalmente.
Con stima, Emanuela
Elogio di un giudice
La sua testimonianza sarà di insegnamento alle future generazioni, fondamentale per ricostruire la storia degli ultimi quarant’anni attraverso il racconto ragionato di eventi che sfuggono all’attenzione di chi, come me, è stato un loro spettatore. Il suo libro è da collocare accanto all”Elogio dei giudici da parte di un avvocato “ di Calamandrei. Grazie per il suo sacrificio. avv. Ugo Quaglia
Tutto quel marcio
Dottoressa Bocassini, ho letto il suo libro. Amarissimo è bellissimo
Sono una insegnante in pensione da tre anni, tutto quel marcio raccontato da chi lo ha vissuto in prima persona mi lascia ancora più sgomenta. Immagino la foto di Berlusconi nelle scuole e soprattutto nei tribunali; mi si rivolta lo stomaco
È impensabile e improponibile
Tutto il mio essere si ribella
Grazie per quello che ha fatto per gli italiani
Con profonda stima e rispetto
Amalia Carbonaro
Mandanti ed esecutori della strage di Capaci
Gent. Dott. sa Ilda Boccassini,
innanzitutto i miei complimenti e ringraziamenti per il suo operato e per il suo libro, scritto in modo scorrevole, empatico e che oserei quasi definire un testo storico.
Le scrivo per chiederle il suo commento riguardo ad alcune diciamo voci riguardo i mandanti della strage di Capaci. Per farla molto breve mi è capitato di sentire che questa strage fu anche opera dei servizi segreti americani, che non vedendo di buon occhio la possibile candidatura di Andreotti a Presidente della Repubblica (personaggio ritenuto oltre manica troppo ambiguo per gli interessi strategici americani) cercarono in modo collaterale di mischiare le carte in tavola creando confusione e facendo declinare questa possibilità. Secondo lei si tratta solo di tesi di fanta-politica oppure c'è qualcosa di vero su cui si sarebbe potuto indagare di più?
Un'altra domanda riguarda gli esecutori materiali della strage. In un famoso spettacolo di satira degli anni 90 circa (quando la satira ancora poteva e aveva il coraggio di dire qualcosa), Beppe Grillo disse che era chiaro che quei congegni elettronici fossero stati montati da ingegneri, poichè dubitava che Brusca e compari, nonostante la loro ferocia, fossero in grado di maneggiare ed eseguire con padronanza tutti gli iter tecnici (e tecnicamente precisi) che diedero poi seguito a quella devastante esplosione. Secondo lei Dott. sa Boccassini si tratta anche questa di una tesi campata per aria oppure può esserci del vero?
Spero con queste domande di non aver mancato di rispetto non solo al lavoro investigativo eseguito con tanta passione e correttezza su questa strage, ma anche alle vittime stesse. Tutte, di tutte le mafie.
La saluto dicendole che potrei passare ore a farle i complimenti per il suo operato avuto come funzionaria di Stato, ma i ringraziamenti verso persone come lei e come tanti suoi colleghi non saranno mai abbastanza.
Distinti saluti.
Lauro Giobbi.
La stanza numero 30
Stimata signora, ho letto con piacere e commozione il suo libro.
Ho settant'anni, quindi a Lei contemporaneo, ma i fatti che racconta sono stati da me come riscoperti di nuovo sotto una nuova e più vera luce, e non avrebbe potuto essere altrimenti.
Sono stato preso da sentimenti come rabbia e frustrazione per le ingiustizie palesi, ma anche da soddisfazioni e leggeri sorrisi.
Avevo sentito dire da alcuni che non fosse stato opportuno manifestare pubblicamente i suoi sentimenti verso Giovanni Falcone, peraltro senza aver letto niente di questo libro, mentre io l'ho trovato molto pertinente per capire bene tutto il contesto e la sua persona.
Inoltre per me questo suo ricordo doloroso è stato ancora più importante e coraggioso proprio perché lei è una donna.
Chi l'ha attaccata per questo motivo lo può fare solo nell'interesse di non far conoscere molti fatti che sono contro persone tutt'ora più o meno potenti.
Non le nascondo che alla fine ero preso da sconforto, mi sembrava che il suo lavoro alla fine non abbia risolto molto nonostante le sue incredibili fatiche segnate da sconfitte ma anche da vittorie.
Ho scoperto quanto siano grandi ancora i nostri problemi nella magistratura.
Però poi mi sono chiesto dove oggi saremmo potuti essere senza il suo prezioso lavoro di una vita.
Per questo la ringrazio vivamente.
La saluto cordialmente facendole i miei auguri per una vita più serena e tranquilla, almeno quella se l'è guadagnata con grande merito.
Giovanni Pantarotto
La stanza numero trenta
Gentile dottoressa Boccassini solo due parole per esprimere il mio profondo ringraziamento per averci dato quella chicca che è la stanza numero 30. Io le sono quasi coetanea e sono perfettamente a conoscenza di tutti i fatti da lei descritti ma non del loro retroscena. Mi auguro che molte persone lèggano il suo libro soprattutto i grandi elettori. Con stima ed anche se mi consente affetto Maria Grazia
Essere donna fragile e forte
Gentilissima Magistrata,
dopo averla sentita ieri sera in trasmissione e sentire parlare o apparire come donna fragile ma anche forte, mi sono immedesimata in lei, anche io segno di fuoco come lei, sono fragile nella mia interiorità anche se fuori appaio forte e coraggiosa. La ammiro moltissimo da sempre mi dà forza e coraggio e leggero' il suo libro con grande piacere. Grande ammirazione per i due magistrati scomparsi Falcone e Borsellino. Mi piacerebbe parlare telefonicamente
con LEi. Saluti Barbara
Ilda amica mia
Cara Ilda, sono stata la tua collega nella stanza n. 30, sono stata con te a Palermo nel periodo 1994/1995 e sono. Testimone di tante cose. Ti sono stata sinceramente amica, e lo sono tutt’ora, senza la minima invidia per la tua superiorità. Sto leggendo il tuo libro, che è bellissimo, senza una parola fuori posto. Stupido chi non lo capisce. Ho sofferto quando hai lasciato Palermo, il cui ricordo serbo nel cuore e che si è risvegliato leggendoti. Hai fatto bene a lasciare una memoria autentica della tua vita eccezionale. Un abbraccio, sperando di poterti rivedere, da Olga Capasso
Natura provvidenziale
Sto leggendo appassionatamente il suo libro "La stanza numero 30" e devo dire che alcune pagine, (malattia della figlia Alice, sentito dispiacere per la straziante morte del suo collega Falcone, della moglie e degli uomini della scorta) mi hanno commosso al punto che dagli occhi mi sono sgorgate calde e sincere lacrime per tutte le cattiverie che è stata costretta a sopportare per la sua naturale inclinazione al rispetto della legalità e della giustizia. In merito alle incomprensioni e cattiverie manifestate da diversi individui, che fanno parte della società, definita civile e democratica, in cui la sorte ci ha obbligato a vivere. Sinteticamente, mi consenta di dirle che io, figlio di un autista di piazza, diventato avvocato e successivamente nominato giudice di pace, per la lunga esperienza di mortificazioni ed esclusioni posso comprendere bene le sofferenze ed i disagi psico fisici che è stata costretta a sopportare anche per l'invidia di suoi collegi e conoscenti. Non voglio annoiarla ulteriormente per cui concludo sottolineando che, a mio avviso, può e deve ammirarsi per quello che finora ha avuto la forza, la volontà, la determinazione e la tenacia di affrontare e decidere. Grazie di tutto, con ammirazione e deferenza ed auguri di ogni bene. Saverio Del Gaizo.
Al PM Boccassimi, i miei comprimenti per la competenza nel suo lavoro... Una grande donna... Saluti!
Signora, Le suggerisco: esca un po' piu' spesso, frequenti amici e dia sfogo al sorriso, vederLa cosi' continuamente truce e incapponita contro un solo obiettivo non Le porta allegrezza al cuore.
Con tutta la mia buona educazione, non la stimo.
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