Kathryn Bigelow
Biografia
Kathryn Ann Bigelow nasce il 27 novembre 1951 a San Carlos, in California, figlia unica della bibliotecaria Gertude e dell'imprenditore Ronald Elliot. I primi sforzi creativi della giovane Kathryn sono indirizzati alla pittura: frequenta l'Istituto d'Arte di San Francisco nell'autunno del 1970, e due anni più tardi riceve il Bachelor of Fine Arts. Dopo aver compiuto studi d'arte, si trasferisce a New York negli anni Settanta: nella Grande Mela, frequenta gli ambienti delle avanguardie, e in seguito sceglie di dedicarsi al cinema.
Il suo primo film risale al 1978: si chiama "Set-Up" ed è un cortometraggio che viene accolto con un certo entusiasmo nei festival cinematografici, sia negli Stati Uniti che in Europa. Dopo essersi laureata, nel 1979, alla Columbia's Film School, dove studia teoria e critica (avendo come professori Susan Sontag, Sylvere Lotringer e Vito Acconci), Kathryn Bigelow diventa membro di "Art and Language", un gruppo culturale di avanguardia sorto in Inghilterra, e nel frattempo viene chiamata a insegnare al California Institute of the Arts.
Qualche anno più tardi, nel 1983, dà vita al suo primo lungometraggio, intitolato "The loveless" e ambientato negli anni Cinquanta, tra i motociclisti che cercano di evadere dalla provincia americana. Per quanto apprezzata, la regista californiana manifesta l'intenzione di superare i limiti imposti dalle produzioni indipendenti, che non sono in grado di raggiungere un pubblico sufficientemente vasto: per questo motivo si avvicina alle major hollywoodiane, e nel 1987 realizza il suo secondo lungometraggio: si tratta di un horror contemporaneo, chiamato "Il buio si avvicina", le cui sfumature esistenziali favoriscono un riscontro positivo da parte della critica.
Nonostante ciò, i progetti successivi della Bigelow incontrano più di un ostacolo: è solo grazie all'intervento di Oliver Stone, che si impegna come co-produttore, che nel 1990 può uscire il thriller "Blue Steel - Bersaglio mortale", con protagonista Jamie Lee Curtis nei panni di una donna poliziotto molestata da un killer psicopatico interpretato da Ron Silver. La regista, per altro, dimostra di trovarsi a proprio agio con le cadenze, le sceneggiature e i ritmi abbastanza forsennati delle pellicole d'azione: non a caso già nell'anno successivo si mette dietro la macchina da presa per "Point break - Punto di rottura", film basato su rapine in banca, inseguimenti mozzafiato e protagonisti sempre al limite: il personaggio principale è Keanu Reeves, agente segreto dell'Fbi impegnato nella caccia agli Ex-Presidents, un gruppo di rapinatori che fa irruzione indossando le maschere di Jimmy Carter, Richard Nixon e Ronald Reagan (a capo dei quali c'è Patrick Swayze). La pellicola risulta decisamente vincente al botteghino, guadagnando solo negli Stati Uniti qualcosa come cento milioni di dollari.
Mentre continua la sua collaborazione con Stone, che la induce a dirigere un episodio di "Wild Palms", miniserie in onda nel 1993, Kathryn si dedica a un nuovo thriller, "Strange Days", sceneggiato e prodotto da James Cameron (il futuro regista di "Titanic" e "Avatar"), suo ex marito: il film, uscito nel 1995, si presenta come un racconto fantascientifico moraleggiante, ma si rivela un fallimento sia di critica che di pubblico (che molti attribuiscono proprio a Cameron, notando come l'impronta della regista risulti limitata).
Seguono anni di pausa (inframezzati solo dalla direzione, nel 1997 e nel 1998, di alcuni episodi di "Homicide: life on the street"), con la cineasta che torna al lavoro solo nel nuovo millennio, con una pellicola raffinata e intensa: nel 2000, infatti, esce "Il mistero dell'acqua", con protagonisti Elizabeth Hurley e Sean Penn, basato sull'omonimo romanzo (titolo originale: The weight of water") scritto da Anita Shreve, ritratto di due donne intrappolate in relazioni soffocanti.
Dopo il claustrofobico "K-19: the widowmaker", film di guerra del 2002 interpretato da Liam Neeson e Harrison Ford (ambientato all'interno di un sottomarino nucleare sovietico), nel 2006 la regista americana dirige per conto di Pirelli "Mission: zero", cortometraggio con Uma Thurman come protagonista, prima di mettersi al lavoro, nel 2008, per "The Hurt Locker" (di cui è anche produttrice), pellicola bellica che si occupa delle vicende di ogni giorno di un gruppo di soldati americani impegnati in Iraq. Il film, presentato in anteprima a settembre al Festival del Cinema di Venezia e uscito nei cinema americani a giugno del 2009, inizialmente viene snobbato dalla critica, che però lo rivaluta con il passare dei mesi: non a caso, dopo il premio assegnatole dalla Directors Guild of America, nel 2010 Kathryn Bigelow vince, grazie a "The Hurt Locker", il Premio Oscar per la migliore regia, prima volta nella storia per una donna. Per lei si tratta di un trionfo, visto che la pellicola si aggiudica anche i riconoscimenti per il miglior sonoro, il miglior film, il miglior montaggio, il miglior montaggio sonoro e la migliore sceneggiatura originale.
Nel 2011, poi, la cineasta statunitense torna dietro la macchina da presa per il film tv "The miraculous year", prima di mettersi al lavoro per "Zero Dark Thirty", in uscita al cinema l'anno successivo: la messa in scena della cattura di Osama Bin Laden da parte degli americani, tuttavia, si attira addosso diverse contestazioni a proposito delle torture rappresentate. Il film ha permesso, comunque, a Kathryn Bigelow di conquistare il Premio di Miglior Regista del New York Film Critics Circle e il Premio di Miglior Regista del National Board of Review.
Nel 2018 esce il suo nuovo film, "Detroit"; tratto da una storia vera, narra gli scontri di Detroit del 1967 avvenuti dal 23 al 27 luglio, scatenati dall'intervento della polizia in un bar privo di licenza; alla fine il risultato fu di 43 morti, 1.189 feriti, oltre 7.200 arresti e più di 2.000 edifici distrutti. In particolare il film ricostruisce la vicenda accaduta all'Algiers Motel che portò al processo contro tre poliziotti accusati dell'omicidio di tre afroamericani.
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