Leo Gullotta

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Biografia

Salvatore Leopoldo Gullotta, detto Leo, nasce il 9 gennaio del 1946 a Catania. Si avvicina al mondo dello spettacolo sin da piccolo, lavorando come comparsa al Teatro Massimo Bellini della sua città. Nel 1964, a diciotto anni, debutta in televisione nello sceneggiato "Mastro Don Gesualdo", cui segue, nel 1970, "Aria del continente". Il suo esordio al cinema risale al 1971, anno in cui Ugo Saitta lo dirige in "Lo voglio maschio". Prende parte, in seguito, a numerose commedie di quel periodo: per Bruno Corbucci recita in "Squadra antitruffa", mentre per il siciliano Pino Caruso interpreta "Ride bene... chi ride ultimo".

Dopo un b-movie come "La soldatessa alla visita militare", di Nando Cicero (con Edwige Fenech), viene chiamato da Nanni Loy per il drammatico Cafè Express", al fianco di Nino Manfredi. Sul piccolo schermo interpreta "Le avventure di Mozziconi" e "I ragazzi di celluloide 2", mentre su Raiuno nel 1983 è protagonista della trasmissione "Sotto le stelle". Nel frattempo, al cinema partecipa a film comici di secondo livello come "I carabbimatti" (di Giuliano Carnimeo), "I carabbinieri" (di Francesco Massaro), "L'onorevole con l'amante sotto il letto" (di Mariano Laurenti) e "L'esercito più pazzo del mondo" (di Marino Girolami).

Tornato a lavorare per Loy in "Testa o croce", Leo Gullotta è anche nel cast di "Spaghetti House", di Giulio Paradisi, e di "Giuseppe Fava: siciliano come me", di Vittorio Sindoni. Sempre più richiesto, alterna ruoli comici e drammatici: nel 1984 con "Mi manda Picone" vince il Nastro d'Argento come migliore attore non protagonista, mentre più leggero è "Mezzo destro, mezzo sinistro" di Sergio Martino. Dopo "Il Bi e il Ba", di Maurizio Nichetti, Gullotta nel 1986 recita nel film di Giuseppe Tornatore "Il camorrista", ispirato alla vita del boss Cutolo, e nella commedia di Castellano e Pipolo "Grandi magazzini", accanto ai più grandi protagonisti della commedia italiana dell'epoca: Teo Teocoli, Massimo Boldi, Paolo Villaggio, Nino Manfredi, Enrico Montesano, Renato Pozzetto.

Dopo la commedia di Steno "Animali metropolitani", veste i panni del cornuto nel dimenticabile "Italiani a Rio", di Michele Massimo Tarantino, al fianco di Gianni Ciardo. Nello stesso anno - il 1987 - appare in televisione in "Per chi suona la campanella", su Raidue, e - su Raiuno - in "Portomatto" e "Biberon", insieme al Bagaglino diretto da Pier Francesco Pingitore. Così, mentre sul piccolo schermo fa il "guitto", può dedicarsi al cinema d'autore: viene diretto da Alberto Bevilacqua in "Tango blu", e da Giuseppe Tornatore in "Nuovo Cinema Paradiso", film vincitore di un premio Oscar come migliore film straniero (la pellicola vale all'attore catanese anche un David di Donatello come migliore attore non protagonista).

Dopo lo sceneggiato "Guerra di spie", nel 1988 è la volta di "Operazione pappagallo", di Marco Di Tillo, e de "L'insegnante di violoncello", di Lorenzo Onorati. L'anno seguente torna a lavorare con Nanni Loy, che lo vuole in "Scugnizzi". Un altro dei registi che lo vogliono sempre con sé è Tornatore, che dopo i due film già citati lo dirige anche in "Stanno tutti bene" (1990), al fianco di Marcello Mastroianni. Continua, nel frattempo, il suo sodalizio con il Bagaglino: Raiuno vede, tra il 1988 e il 1994, Leo Gullotta e compagni protagonisti di "Biberon 2", "Biberon 3", "Créme caramel", "Saluti e baci" e "Bucce di banana".

Al cinema, l'attore siciliano viene diretto dallo stesso Pingitore in "Gole ruggenti", e ancora una volta da Loy in "Pacco, doppio pacco e contropaccotto". Nello stesso periodo, è sul grande schermo anche in "La scorta", accanto a Claudio Amendola, e in "Sì, ma vogliamo un maschio", di Giuliano Biagetti. Nel 1995, mentre con il Bagaglino trasloca su Canale 5 con "Champagne", al cinema è una delle star della commedia di Carlo Vanzina "Selvaggi", in cui interpreta uno dei passeggeri di un aereo precipitato su un'isola deserta (insieme con Franco Oppini, Ezio Greggio, Emilio Solfrizzi, Antonello Fassari e Cinzia Leone), mentre Christian De Sica lo dirige in "Uomini uomini uomini", che racconta le storie di un gruppo di uomini gay. Proprio in quel periodo, per altro, Gullotta confessa pubblicamente - in un'intervista al magazine "Rome gay" - la propria omosessualità.

Torna a lavorare con Maurizio Nichetti in "Palla di neve" e con Giuseppe Tornatore in "L'uomo delle stelle", con protagonista Sergio Castellitto. De Sica lo dirige anche in "3" e nella commedia corale "Simpatici e antipatici", dove interpreta il custode bistrattato di un circolo sportivo. Il ruolo di "sfigato" gli tocca anche in un'altra commedia corale, "Gli inaffidabili", di Jerry Calà: qui veste i panni di un ex compagno di scuola di una star della tv, interpretata da Gigi Sabani, che tenta ripetutamente di entrare nelle sue grazie. Mentre proseguono le avventure del Bagaglino su Canale 5 (da "Rose rosse" a "Viva l'Italia", da "Viva le italiane" a "Gran caffè"), dove porta il celebre personaggio della signora Leonida e sfoggia numerose imitazioni (tra cui quella di Raffaella Carrà), Gullotta è anche uno dei protagonisti di "Un uomo perbene", film di Maurizio Zaccaro ispirato alla vita del conduttore tv Enzo Tortora.

Nel 1998 pubblica con Di Renzo Editore la sua autobiografia, "Mille fili d'erba". Gli anni Duemila vedono il tramonto del successo televisivo del Bagaglino: varietà come "BuFFFoni", "Saloon" e "Marameo" ottengono ancora ascolti discreti, ma a partire da "Mi consenta" (nel 2003) gli show che seguono ("Barbecue", "Tele fai da te", "Torte in faccia", "E io pago..." e "Gabbia di matti") ottengono share sempre più bassi. Leo Gullotta può comunque consolarsi con il cinema: recita, tra l'altro, nel film di Renzo Martinelli "Vajont - La diga del disonore", ispirato alla tragedia di quasi quarant'anni prima, e nella commedia di Carlo Vanzina "In questo mondo di ladri", accanto ad Enzo Iacchetti e Valeria Marini.

Doppia, inoltre, il mammuth Manny nei vari episodi del film d'animazione "L'era glaciale". Tornatore nel 2009 lo richiama con sé per una piccola parte nel suo kolossal "Baaria", mentre l'anno successivo Ricky Tognazzi lo dirige in "Il padre e lo straniero". Nel 2011 produce "In arte Lilia Silvi", film-documentario diretto da Mimmo Verdesca e realizzato in collaborazione con Fabio Grossi, in cui viene raccontata la vita della Silvi, ultima diva del cinema dei telefoni bianchi. Diventa il doppiatore italiano di Woody Allen (in seguito alla morte di Oreste Lionello) e, nel 2012, denuncia di non aver potuto interpretare il ruolo di don Pino Puglisi nella fiction Rai dedicata al sacerdote a causa della sua omosessualità.

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