Emanuele Severino
Biografia • L'illusione dell'apparire
Grande filosofo italiano dal pensiero complesso e sorprendente (egli sostiene che tutto è eterno, non solo ogni uomo e ogni cosa, ma anche ogni momento di vita, ogni sentimento, ogni aspetto della realtà, e che quindi niente scompare, niente muore), Emanuele Severino nasce il 26 febbraio 1929 a Brescia. Laureatosi a Pavia nel 1950 con un altro grande teorico del pensiero italiano, Gustavo Bontadini, scrive una tesi che già delinea in modo essenziale il campo dei sui interessi. Titolo: "Heidegger e la metafisica".
Da giovane Severino era in realtà affascinato dalla matematica, ma il fratello gli aveva insistentemente parlato di Giovanni Gentile (altro nome fondamentale della filosofia italiana), dato che frequentava le sue lezioni alla Normale di Pisa. Purtroppo, il fratello del filosofo, Giuseppe, morì nel 1942 sul fronte francese, quando Emanuele aveva solo tredici anni. Immediatamente, egli sentii il desiderio di raccogliere la sua eredità, una spinta interiore che lo portò appunto ad indirizzare i suoi interessi verso il pensiero filosofico.
Emanuele Severino non solo ha vinto numerosi premi (Premio Tevere, Guidorella, Columbus), ma è stato anche Medaglia d'oro della Repubblica per i Benemeriti della Cultura. Per molti anni, inoltre, è stato collaboratore del Corriere della Sera.
Musicista mancato, da giovane ha composto addirittura una suite per strumenti a fiato in uno stile a metà strada tra Bartók e Stravinsky, che è stata anche eseguita a Brescia.
Temperamento geniale e dall'acume unico, Emanuele Severino ottenne la libera docenza in filosofia teoretica nel 1951, a soli ventitré anni. Dopo un periodo di insegnamento come incaricato all'Università Cattolica di Milano, nel 1962 divenne ordinario di Filosofia morale presso la stessa Università.
Purtroppo però, a causa del pensiero teoretico che andava elaborando in modo lineare già in quegli anni, Severino venne allontanato dalla Cattolica nel 1969. Anche in seguito, i suoi rapporti con la Chiesa sono sempre stati burrascosi, tanto che si può tranquillamente sostenere come egli sia stato uno dei pochi autori contemporanei ritenuti "pericolosi" dalle autorità ecclesiastiche.
Lo stesso pensatore ha ammesso:
Mi resi conto che il mio discorso conteneva il "no" più radicale alla tradizione metafisica dell'Occidente e dell'Oriente [...] non era rivolto specificamente contro la religione cristiana.
Fortunatamente, a partire dall'anno successivo, venne chiamato presso l'Università di Venezia "Cà Foscari" dove è stato direttore del Dipartimento di filosofia e teoria delle scienze fino al 1989. Il grande pensatore ha poi lasciato l'insegnamento dopo mezzo secolo di assiduo lavoro, meritandosi gli apprezzamenti di un altro illustre collega, il ben noto Massimo Cacciari (fra l'altro ex sindaco della città lagunare), che per l'occasione gli ha scritto una lettera assai lusinghiera, nella quale esprimeva ammirazione incondizionata per Severino, definendolo un gigante e l'unico filosofo che nel Novecento si possa contrapporre a Heidegger.
Il pensiero di Emanuele Severino
In sintesi, il pensiero di Severino si può riassumere partendo dalla constatazione che, a partire da Platone, una "cosa" è intesa come ciò che si mantiene in un provvisorio equilibrio tra essere e non essere. Questa "fede nel divenire" implica che l' "ente" sia un niente, quando non è ancora nato o non è più. È questa, per Severino, la "follia" dell'Occidente, lo spazio originario in cui sono venuti a muoversi e ad articolarsi non solo le forme della cultura occidentale, ma anche le sue istituzioni sociali e politiche.
Di fronte all'angoscia del divenire, l'Occidente, rispondendo a quella che Severino chiama la "logica del rimedio", ha evocato gli "immutabili" che possono essere definiti via via come Dio, le leggi della natura, la dialettica, il libero mercato, le leggi etiche o politiche, ecc.
La civiltà della tecnica sarebbe il modo in cui oggi domina il senso greco della "cosa". All'inizio della nostra civiltà Dio - il Primo Tecnico - crea il mondo dal nulla e può sospingerlo nel nulla. Oggi, la tecnica - ultimo dio - ricrea il mondo e ha la possibilità di annientarlo. Nella sua opera Severino intende mettere in questione la "fede nel divenire" entro cui l'Occidente si muove, nella convinzione che l'uomo vada alla ricerca del rimedio contro l'angoscia del divenire innanzitutto perché crede che il divenire esista.
Severino insomma elabora una originale interpretazione del nichilismo, poi ripresa con nuovi sviluppi nelle opere successive. Il nichilismo viene inteso come il contenuto essenziale del pensiero e della storia dell'Occidente, animati appunto dalla persuasione che "l'ente sia niente", cioè dalla pretesa di conferire realtà al divenire. Ammettere il divenire significa infatti asserire che l'essere possa non essere più, il che equivale a negare che davvero sia.
Questa concezione non è puramente teorica o contemplativa, ma risponde alla volontà di dominio e di potenza che anima sin dall'origine l'occidente: la nullità dell'ente è infatti la condizione alla quale diventa possibile (e necessario) il gesto del dominio, che è insieme ragione strumentale e volontà assoggettatrice della natura.
La volontà di potenza assume del resto forme sempre nuove e "sempre più potenti", la metafisica come progetto razionale del mondo, la scienza moderna come calcolo e previsione, la tecnica infine come esecuzione operativa di quel calcolo, secondo una logica per cui il progetto di dominio appare come il fatale tentativo di surrogare la pienezza negata dell'essere ridotto a niente. Se il nichilismo così inteso è l'aberrazione costitutiva dell'Occidente, l'unico rimedio consisterà nel ritorno a un'ontologia di tipo "parmenideo", che smascheri l'illusione fondamentale del divenire e renda così possibile una diversa e non più alienata modalità dell'agire umano.
Per usare parole dello stesso Severino:
...ci attende la Non Follia, l'apparire dell'eternità di tutte le cose. Noi siamo eterni e mortali perché l'eterno entra ed esce dall'apparire. La morte è l'assentarsi dell'eterno.
Nel maggio del 2011 esce nelle librerie la sua autobiografia "Il mio ricordo degli eterni".
Emanuele Severino si spegne il 17 gennaio 2020, poco prima di aver compiuto 91 anni.
Alcune opere di Emanuele Severino
Note sul problematicismo italiano, Brescia, 1950; La struttura originaria (1957), Milano, 1981; Studi di filosofia della prassi (1962), Milano, 1984; Essenza del nichilismo, Milano, 1972; Gli abitatori del tempo, Roma , 1978; Legge e caso, Milano, 1979;Techne. Le radici della violenza, Milano, 1979; Destino della necessità, Milano, 1980; A Cesare e a Dio, Milano, 1983 La strada, Milano, 1983; La filosofia antica, Milano, 1985; La filosofia moderna, Milano, 1985;Il parricidio mancato, Milano, 1985; La filosofia contemporanea, Milano, 1988; Il giogo, Milano, 1989; La filosofia futura, Milano, 1989; Alle origini della ragione:Eschilo, Milano, 1989; Antologia filosofica, Milano, 1989; Il nulla e la poesia. Alla fine dell'età della tecnica: Leopardi, Milano, 1990; La guerra, Milano, 1992; Oltre il linguaggio, Milano, 1992; Tautotes, Adelphi, Milano, l995.
[fonti: "Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche"]
Frasi di Emanuele Severino
Foto e immagini di Emanuele Severino
Commenti
Gntile signore che Dio sia sempre con lei!
Io vi ho visto e sentito per la prima volta,nella trasmissione televisiva "che tempo fa". Lei ha parlato del suo libro. Sono rimasta afachinata e subito ho comprato e letto il suo libro,dedicato a suoi cari. a me ha spinto il desiderio di leggere per capire cioe la ETERNITA per un fatto comune a lei.Perche anche io ho persso il mio maritto e non solo non lo accetto tuttora cio che e sucesso.Ma il mio pensiero ricorente o forse ho una convenzione non la certeza, che:la nostra ezistenza non deve essere nulla. Inssoma cerco di capire la eternita,in che cosa consiste oltre alla fede. Vorrei capire gentilmente il suo pensiero come uomo e come filosofo. La ringrazio anticipamente e infinitamente.
Cordiali Saluti Adriana
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Il suo pensiero mi ha conquistato, la sua autobiografia è bellissima. Potrebbe essere utile un nuovo libro che riesca in modo semplice a far arrivare il suo messaggio a tutti.
Vorrei aggiungero un altro piccolo commento a quello fatto ieri. Leggendo il tuo bellissimo libro, IL MIO RICORDO DEGLI ETERNI, ho respirato l'INFINITO.
Vorrei proprio stringera la mano ad Enanuele Severino. Sarebbe un regalo grande per la mia vita. Un abbraccio di pace, p. Fernando.
Ho letto IL MIO RICORDO DEGLI ETERNI e mi è piaciuto tantissimo. Non sono flosofo, ma un missionario che lavora nella selva del Perù. Mi ha trasmesso molta vita e ringrazio tanto Emanuele. Mi piacerebbe avere una sua dedica sul LIBRO. Sarebbe un regalo grande poterlo contattare. Grazie di cuore per la tua vita, p. Fernando
Il pensiero di Severino è certo uno dei più significativi del panorama filosofico italiano ed europeo ma ormai legato alla stagione logico dialettica della teoresi poichè oggi la minaccia anti-evolutiva (eco-catastrofe e robotizzazione post umana)richiede un approccio al reale meno linguistificato (essere,nullaetc.) e più intensivo.
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