Ariel Sharon
Biografia • Responsabilità di ferro
Ariel Sharon (vero nome Ariel Scheinermann), talvolta noto con il soprannome di Arik, nasce da una famiglia di immigrati russi il 26 febbraio 1928 nel Kfar Malal, la regione che poi diventerà lo stato di Israele (1948).
Percorre sin da giovanissimo una lunga carriera nell'esercito israeliano: nel 1942 all'età di 14 anni, si unisce al Gadna, un battaglione paramilitare, poi all'Haganah, la forza ebrea paramilitare che dopo la nascita dello stato di Israele diventerà ufficialmente la forza di difesa nazionale.
A vent'anni partecipa come comandante di una compagnia di fanteria alla guerra di indipendenza. Al termine della guerra rimane nell'esercito prendendo attivamente parte ad operazioni di intelligence e di rappresaglia contro i vicini stati arabi, fondando nel 1953 anche un gruppo speciale denominato "101", che agirà sotto la sua guida.
Il suo avanzamento nella carriera militare riceve un brusco rallentamento che dura fino al 1965, anno in cui viene eletto capo di stato maggiore Yitzhak Rabin. Durante questo periodo Ariel Sharon rimane comunque attivo frequentando in Inghilterra il Camberley Staff College (1957); tornato in patria, ricopre incarichi di responsabilità e rilievo: dal 1958 al 1962, mentre frequenta la facoltà di Giurisprudenza all'Università di Tel Aviv, è prima comandante della brigata di fanteria e poi comandante della scuola di fanteria; nel 1964 viene nominato capo del Northen Command Staff e nel 1966, capo del dipartimento di addestramento dell'esercito.
Ricevuto il grado di generale di brigata, partecipa alla guerra dei sei giorni come comandante di una divisione corazzata e, nel 1969, viene nominato capo del Southern Command Staff. Si congeda nel giugno 1972, ma nell'ottobre dell'anno successivo, con lo scoppio della guerra dello Yom Kippur viene richiamato a prestare il proprio servizio, comandando nuovamente una divisione corazzata.
Tra il 1975 e il 1976, Sharon è consigliere speciale per la Sicurezza nel governo del Primo Ministro Yitzhak Rabin.
L'anno successivo forma il partito Shlomzion e, nelle elezioni del 1977, quando questo partito riceverà due seggi, viene eletto deputato della Knesset e poi ministro dell'Agricoltura.
Negli anni guiderà diversi ministeri.
Nominato ministro della Difesa nel 1981, guida l'invasione del Libano ricevendo pesanti accuse tanto sul piano nazionale, quanto su quello internazionale; viene anche giudicato responsabile da una commissione d'inchiesta israeliana dei massacri di Sabra e Chatila e costretto alle dimissioni il 14 febbraio 1983.
Gli viene successivamente affidato un nuovo dicastero con il governo di Shimon Peres. È ministro dell'Industria e del commercio dal 1984 - anno in cui diviene anche leader del Likud - al 1990, anno in cui si dimette da tale incarico, destabilizzando, tra l'altro, anche il governo che sarà destinato a cadere.
Dal maggio 1990, con il governo Shamir, Ariel Sharon è a capo del ministero dell'Edilizia e dell'accoglienza; fino al 1992 - quando con la sconfitta del Likud alle elezioni verrà dimesso - Sharon favorisce energicamente la politica di insediamento israeliano nei territori occupati, contribuendo così ad accrescere ancora di più la propria impopolarità.
Tra il giugno e il luglio del 1997, la sua candidatura a ministro delle Finanze nel governo Netanyahu contro il volere dello stesso primo ministro, lo pone al centro di pesanti discussioni. Benjamin Netanyahu lo nomina comunque ministro degli Esteri all'inizio del mese di ottobre 1998, incarico che detiene fino alla caduta del governo, nel maggio dell'anno successivo.
Il 28 settembre 2000, Sharon si reca in visita alla Spianata delle Moschee, a Gerusalemme, gesto che viene interpretato dai palestinesi come una vera e propria provocazione e che innescherà una pesante crisi; le gravi conseguenze causeranno, in tre mesi di scontri, oltre 350 vittime, in gran parte palestinesi.
Viene eletto Primo Ministro nel febbraio del 2001 con il 62,5 per cento delle preferenze, undicesimo a ricoprire questo incarico.
La sua linea dura gli vale il soprannome di "falco" o anche "bulldozer".
Relativamente alla questione palestinese inizialmente Sharon sembra seguire una politica aggressiva contro la negoziazione. Sono gli anni in cui il mondo conosce come mai prima di allora lo spettro del terrorismo internazionale. Sharon vive anche il delicato momento in cui scompare il leader Yasser Arafat (novembre 2004), protagonista da lungo tempo della scena politica palestinese. Nel periodo post-Arafat Sharon sembra porre la mediazione come uno degli obiettivi primari, tanto da condurre lotte interno al proprio partito, che lo porteranno verso la fine del 2005, a uscire dal Likud per fondare un nuovo partito, il Kadima.
Sharon è stato sposato e vedovo per due volte. All'epoca in cui è ancora un istruttore militare sposa Margalith, dalla quale avrà il figlio Gur. Margalith muore in un incident automobilistico nel 1962; Gur morirà cinque anni più tardi (1967), per un colpo accidentale partito giocando con il fucile del padre. Sharon sposa poi la sorella minore di Margalith, Lily, dalla quale avrà due figli, Omri e Gil'ad. Lily muore nel 2000.
Ricoverato in ospedale il 18 dicembre 2005, dopo aver sofferto di un leggero ictus, Sharon viene dimesso pochi giorni dopo. Il 4 gennaio 2006 è colpito da una grave emorragia cerebrale e viene ricoverato d'urgenza all'ospedale di Hadassa a Gerusalemme.
Nel marzo 2006 il suo partito vince le elezioni parlamentari.
Considerato il perdurare dello stato comatoso viene ufficialmente destituito dalla sua carica. Da lì a poco l'incarico di primo ministro verrà assunto "ad interim" da Ehud Olmert. I medici affermano che le possibilità che Sharon possa riprendere conoscenza sono estremamente basse: da allora ha vissuto in uno stato vegetativo persistente, fino al gennaio del 2014 quando le sue condizioni subiscono un significativo peggioramento. Ariel Sharon muore a Ramat Gan, vicino Tel Aviv, il 14 gennaio 2014.
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