Julianne Moore
Biografia • Tanti premi, tanto merito
Delicata, grintosa, dolce e aggressiva: in una parola, versatile. È questa la dote principale di Julie Anne Moore Smith (è questo il vero nome di Julianne Moore), attrice statunitense conosciuta e apprezzata in tutto il mondo specialmente per le sue interpretazioni drammatiche. Nata a Fayetteville, nella Carolina del Nord, il 3 dicembre del 1960, da Anne Love, impegnata nel sociale come psichiatra, e Peter Moore, giudice, avvocato, colonnello dell'esercito e pilota d'elicottero, Julianne vanta ascendenze sia albanesi (per parte di padre) che scozzesi (per parte di madre: i capelli rossi e le lentiggini che impreziosiscono il suo volto sono un chiaro segnale).
Cresciuta tra l'Europa e gli Stati Uniti, sempre in movimento a causa del lavoro del padre, studia in Germania alla Frankfurt American High School, dove si diploma nel 1979, per poi laurearsi alla Boston University in Belle Arti. L'incontro con la recitazione avviene nei primi anni Ottanta, dopo che Julie si trasferisce a New York all'età di ventitré anni, nel 1983.
Nella Grande Mela lavora inizialmente come cameriera per mantenersi e nel frattempo muove i primi passi sul palco prendendo parte a diverse produzioni off-Broadway. La pièce "Serious Money", in particolare, la fa apprezzare sia dal pubblico che dalla critica, e le regala l'attenzione di numerosi produttori televisivi. Julie entra così a far parte del cast di "Così gira il mondo", soap opera in cui interpreta addirittura un doppio ruolo, che le vale nientemeno che un Emmy Award nel 1986 come migliore attrice.
È proprio in questo periodo che consacra definitivamente il suo nome d'arte, scelto peraltro al termine di una selezione alquanto travagliata. Presso lo Screen Actors Guild, infatti, sono già registrate più attrici con il nome d'arte di Julia Smith; Julie, quindi, decide di optare per il nome di Julie Moore (prendendo il cognome dal padre), che però a sua volta già appartiene a un'altra attrice. Alla fine, quindi, il cognome del padre viene mantenuto, ma cambia il nome: nasce ufficialmente Julianne Moore.
L'attrice inizia così una lunga carriera, sia in televisione che al cinema: dapprima si tratta di fare un po' di gavetta, come dimostrano i ruoli piuttosto marginali ricoperti in "La mano sulla culla", "Benny & Joon" e "Body of evidence - Corpo del reato", ma i riconoscimenti non tardano ad arrivare. E così nel 1994 ottiene la candidatura di migliore attrice non protagonista all'Independent Spirit Awards per "America oggi", capolavoro di Robert Altman. Due anni dopo, lo stesso riconoscimento arriva invece per "Safe", diretto da Todd Haynes. Proprio con Haynes, peraltro, prende avvio una collaborazione piuttosto proficua, che vede Julianne Moore comparire nella maggior parte dei suoi film.
La carriera di Julianne ormai ha preso il volo, e si sviluppa con una certa disinvoltura tra commedie leggere e ruoli drammatici: la troviamo in un film tipicamente hollywoodiano quale "Nine months - Imprevisti d'amore", e addirittura ne "Il mondo perduto - Jurassic Park", block buster pensato con velleità quasi esclusivamente commerciali. La sua bravura però non viene messa in discussione, come dimostrano le due candidature ai premi Oscar ottenute nel giro di tre anni: nel 1998 per "Boogie nights - L'altra Hollywood", come migliore attrice non protagonista, dove viene diretta in maniera eccellente da Paul Thomas Anderson; nel 2000, invece, per "Fine di una storia", come migliore attrice.
Nel mezzo, peraltro, ci sono stati altri due film di assoluto valore, quali "La fortuna di Cookie" e "Un marito ideale". Anderson torna poi a dirigerla in "Magnolia", mentre a partire dal 2001 film indipendenti e grandi produzioni commerciali si alternano in maniera quasi cadenzata: Julianne Moore entra a far parte del cast di "Hannibal" proprio in quell'anno, vestendo i panni di Clarice Starling, agente dell'FBI già interpretata da Jodie Foster nell'originale "Il silenzio degli innocenti".
Gli Oscar tornano a fare capolino nel 2003, con una doppia candidatura per "Lontano dal paradiso", dove la Moore viene diretta, guarda caso, da Haynes (proprio per questo film vince la Coppa Volpi in occasione del Festival di Venezia) e per "The hours" (che le vale anche il premio Ioma in qualità di migliore attrice non protagonista). Una curiosità: insieme con Cate Blanchett (nel 2008) e Sigourney Weaver (nel 1989) la Moore è l'unica attrice ad aver ottenuto nella stessa edizione due candidature ai premi Oscar perdendole entrambe.
La metà degli anni Duemila vede poi la partecipazione a "The forgotten", "Il colore del crimine", "I figli degli uomini" e soprattutto "Next", inaspettato insuccesso al botteghino. Nel 2007, la Moore torna a lavorare con Todd Haynes, che le concede un ruolo di secondo piano nell'amatissimo "Io non sono qui", e prende parte anche a "Savage Grace", pellicola di Tom Kalin che narra in maniera controversa il tema dell'incesto.
Dopo "Blindness - Cecità", di Fernando Meirelles, che viene presentato sia al Festival di Cannes che al Toronto Film Festival, partecipa anche a "A single man", esordio dietro la macchina da presa del celebre stilista Tom Ford. Il grande successo torna a bussare alla sua porta nel 2010, quando con Annette Bening recita ne "I ragazzi stanno bene", commedia diretta da Lisa Cholodenko in cui si raccontano le vicende di una famiglia composta da due mamme lesbiche e due figli. Nello stesso anno si concede per alcuni scatti dell'edizione 2011 del calendario Pirelli, dove, immortalata da Karl Lagerfeld, veste i panni di una mitologica e sensuale Era.
Collaboratrice dal 2002 del St Alliance, organizzazione che diffonde informazioni a proposito della sclerosi tuberosa, Julianne Moore ha sposato il regista Bart Freundlich nel 2003, dopo averlo conosciuto durante le riprese di "I segreti del cuore", e ha due figli: Caleb e Liv Helen. Per l'attrice, quello con Freundlich è il terzo matrimonio, dopo quelli con Sundar Chakravarthy, durato dal 1983 al 1985, e con John Gould Rubin, durato dal 1986 al 1995.
Nel 2015 riceve l'Oscar come miglior attrice per il film "Still Alice", scritto e diretto da Richard Glatzer e Wash Westmoreland.
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