Drew Barrymore
Biografia • Il successo non è un dono
Bella, dolce e sensuale, l'attrice Drew Barrymore alterna con la stessa eleganza e vitalità, ruoli brillanti ad altri più impegnati, dimostrando ogni volta accattivanti doti di ironia e sensibilità. L'infanzia e l'adolescenza sono state tormentate da abbandoni e incomprensioni familiari che Drew ha cercato di soffocare nella sregolatezza. Una volta riuscita a superare tutto questo però, ha dimostrato come ha ognuno sia sempre concessa una seconda possibilità, e di come ci si possa riappropriare fermamente della propria vita.
Proveniente da una delle più celebri dinastie di attori di tutti i tempi - il nonno era l'insuperabile John Barrymore, e i suoi prozii i grandi Ethel e Lionel (a loro volta figli di importanti attori teatrali dell'Ottocento) - Drew Blythe Barrymore nasce a Culver City, in California (USA), il 22 febbraio 1975 (il nome Drew viene scelto dalla madre come omaggio alla bisnonna paterna).
I genitori si separano ancora prima che la piccola nasca. Il padre è l'attore John Barrymore jr., che dai suoi antenati più che il talento sembra aver preso il vizio per l'alcool e gli stupefacenti. La madre Jaid è un'aspirante attrice, che tra un provino e l'altro, riesce anche a piazzare la piccola Drew in alcune pubblicità televisive.
Dopo essere apparsa in una serie tv di successo, debutta sul grande schermo a soli cinque anni, in un piccolo ruolo nel fantascientifico "Stati di allucinazione" (Altered States, 1980) di Ken Russell.
Un fortuito incontro con il regista Steven Spielberg, il quale rimane colpito dalla sua fervida immaginazione, la porterà ad essere, a soli sei anni, la piccola e tenera protagonista del capolavoro di fantascienza, "E.T. - L'Extra-Terrestre" (E.T. The Extra-Terrestrial, 1982).
Il successo è grandissimo ed immediato. Il pubblico rimane conquistato da quella dolce e simpatica bambina bionda, che dimostra un'improbabile quanto accattivante maturità per la sua età. Il successo le arride, ma a casa si fanno sentire i problemi: il padre si fa vivo raramente, mentre la madre la trascura per cercare di far fortuna come attrice.
Drew ha solo dodici anni quando ad una festa comincia a fare uso di stupefacenti, e qualcuno in meno quando inizia a provare l'ebbrezza dell'alcol. L'adolescenza sarà una dura lotta contro le pressioni dei suoi amici più grandi di fare uso di droghe ed alcolici, a cui lei ricorre soprattutto cercando un rifugio dal suo senso di inadeguatezza e dall'insoddisfazione per la sua disastrata situazione familiare.
La piccola Drew Barrymore spera di riuscire a trovare la serenità nel lavoro, ma questo non si dimostrerà sufficiente. Verso la fine degli anni '80 comincia a curarsi, e nonostante le prime esitazioni, in breve tempo dimostrerà grande forza d'animo, riuscendo così a rialzarsi vincente dopo quella brutta caduta.
La sua fortunata autobiografia "Little Girl Lost" (scritto con la collaborazione del giornalista Todd Gold), pubblicata nell'aprile 1990, racconta la dolorosa vicenda e il faticoso cammino per disintossicarsi, di questa vivace ragazzina, forse cresciuta troppo in fretta.
Inattiva da diversi anni, ci vorrà un po' prima che questa nuova Drew convinca produttori e registi di aver totalmente cambiato, e in meglio stavolta, la sua vita. Fortunatamente nel 1992 l'attrice torna alla grande al cinema, interpretando con convincente crudeltà il personaggio di una perfida ragazza che si insinua nella vita di un'amica sconvolgendogliela, ne "La mia peggiore amica" (Poison Ivy) di Katt Shea Ruben, un intenso dramma-thriller dagli intenti moralistici.
Dopo aver fatto parte del cast di un improbabile western al femminile, dal titolo "Bad Girls" (Bad Girls, 1994) di Jonathan Kaplan, nel 1995 inanella tre grandi successi con tre altrettanto grandi interpretazioni: è Sugar, la dolce fidanzata del cattivo Due Facce nel film di fantascienza "Batman Forever" di Joel Schumacher; la giovane svitata che dopo aver subito tutto passivamente uccide il fidanzato spacciatore in "A proposito di donne" (Boys on the Side) di Herbert Ross, sottile film a metà tra il dramma e la commedia; e la tenera e ribelle ragazza psicolabile che insieme ad un compagno di scuola cerca invano di scappare dalla clinica psichiatrica in cui l'hanno internata i suoi genitori, nell'interessante "road-movie" intitolato "Una folle stagione d'amore" (Mad Love) di Antonia Bird.
Intanto Drew fonda insieme ad un'amica una propria società di produzione, la Flower Films, producendo così parte dei suoi film successivi ma anche pellicole di altri, dimostrandosi così, oltre che la grande interprete che tutti conoscono, anche un'abile produttrice e geniale scrittrice di soggetti.
Come attrice conquista ancora gli allori del pubblico e della critica come disinvolta interprete della commedia di Woody Allen, "Tutti dicono I love you" (Everyone Says I Love You, 1996), e accetta di interpretare una ragazza terrorizzata che viene uccisa pochi minuti dopo l'inizio del film nel thriller "Scream" (Scream, 1996).
Chiude il XX secolo con due gustose e tenere interpretazioni brillanti: una è quella della romantica eroina che nell'Inghilterra del Cinquecento lascia la sua condizione di cameriera per sposare un affascinante principe nel fiabesco "Cinderella - La leggenda di un amore" (Ever After - A Cinderella Story, 1998) di Andy Tennant, mentre l'altra e quella della timida e goffa redattrice che riacquista la fiducia perduta quando per un'inchiesta deve fingersi una liceale nel piacevole "Mai stata baciata" (Never Been Kissed, 1999) di Raja Gosnell, primo film che riesce a produrre tramite la sua Flower Films.
Nel 2000 produce ed interpreta "Charlie's Angels" (Charlie's Angels) di McG, esilarante film d'azione ispirato ad una celebre serie televisiva degli anni '70, in cui lei e altre due grandi attrici, quali Cameron Diaz e Lucy Liu, impersonano tre belle e brillanti ragazze esperte in arti marziali, che servendosi di sofisticati apparecchi tecnologici si impegnano a mandare a monte un arruffato piano di vendetta con sequestri e omicidi che potrebbe annullare la privacy individuale a livello mondiale.
Il film ottiene un enorme successo di cassetta, tanto da spingere Drew a realizzare, nel 2003, un riuscito seguito, "Charlie's Angels: più che mai" (Charlie's Angels: Full Throttle), diretto sempre da McG, e con le stesse protagoniste.
Nel 2001 offre una delle sue migliori interpretazioni nel toccante "I ragazzi della mia vita" (Riding in Cars with Boys) di Penny Marshall, film biografico che per raccontare la vicenda alterna un flashback dietro l'altro, in cui un ragazzo in viaggio con sua madre, ripercorre le vicende della loro vita insieme, quando lei era, nell'America hippy degli anni '60, un'intraprendente ragazza aspirante scrittrice costretta a rinunciare al sogno di andare al college per crescere un figlio non voluto; dopo bisticci ed incomprensioni i due scoprono alla fine di volersi veramente bene, e lei, ora che è in procinto di pubblicare un suo libro, spingerà suo figlio a seguire il suo sogno d'amore.
Due anni dopo Drew Barrymore è altrettanto fantastica quando interpreta la vivace e sensibile Penny nell'appassionante ed ironico thriller "Confessioni di una mente pericolosa" (Confessions of a Dangerous Mind, 2003), diretto ed interpretato da George Clooney, crudo ritratto della reale vicenda che riguarda un presentatore televisivo americano degli anni '60, che diventa agente della CIA macchiandosi di numerosi omicidi.
Lanciata ormai su ruoli ironico-sentimentali, è la ragazza spazientita dalle angherie della vegliarda e intrattabile vicina di casa nel gustoso "Duplex - Un appartamento per tre" (Duplex, 2003) di Danny De Vito; la bella e vivace Lucy che a causa di un disturbo della memoria breve dimentica ogni volta il suo nuovo ragazzo nel bizzarro "50 volte il primo bacio" (50 First Dates, 2004) di Peter Segal; e la dolce consulente aziendale impegnata a far fronte alla maniacale passione sportiva del ragazzo nel sentimentale "L'amore in gioco" (Fever Pitch, 2005) di Bobby e Peter Farrelly.
Il 3 febbraio 2004 le viene dedicata una stella col suo nome sull'Hollywood Walk of Fame, meritato riconoscimento per un'interprete carismatica ed estremamente professionale, ma soprattutto per una donna straordinariamente forte e generosa, la cui infanzia e le disavventure matrimoniali hanno reso invece che più dura e distaccata, maggiormente sensibile e gioiosa di vivere, soprattutto grazie alle vittorie che ha conseguito e continua a conseguire nella vita e nel lavoro, giorno dopo giorno.
Tra i suoi ultimi lavori c' è la commedia "Scrivimi una canzone" (2007) dove è protagonista assieme a Hugh Grant.
Nel 2009 debutta come regista con il film "Whip It!", tratto da un romanzo di Shauna Cross.
Nel 2012 è protagonista del film "Big Miracle", in cui interpreta Cindy Lowry, direttrice di Greenpeace che nel 1988 ha salvato tre balene grigie intrappolate nel ghiaccio dell'Alaska. Due anni dopo recita in "Insieme per forza" (Blended, di Frank Coraci, 2014).
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