Dudley Moore
Biografia • Dudley 10 e lode
Artista fra i più versatili che la scena cinematografica abbia mai incontrato (oltre ad essere attore e sceneggiatore era anche un valente musicista-compositore oltre che un comico), Dudley Moore è nato il 19 aprile del 1935 a Dagenham, un quartiere operaio periferico di Londra.
Dopo un'infanzia non facile a causa delle sue umili origini, che non gli hanno permesso di seguire un iter scolastico regolare, è stato costretto in gioventù a praticare i lavori più vari. Una dote, però, lo contraddistingueva dagli altri suoi coetanei: la voracità con cui si accostava a qualsivoglia materiale culturale e la capacità di assimilare con grande intelligenza ciò che aveva modo di leggere o sperimentare.
Inoltre, un'altra dota non comune andava sviluppandosi in lui, quella dell'umorismo, in parte coltivata come merce di scambio per i continui sberleffi provocati dalla sua bassa statura (complesso di cui ha sofferto per anni), così come strumento e corazza per proteggersi dall'intimo rifiuto della sciagurata madre, capace di colpevolizzarlo per il fatto di esser nato, come purtroppo nacque, con un piede deforme. Tutte difese, però, che alla prova dei fatti lo aiutarono non poco nel tipo di carriera che intraprese e nel tipo di personaggio che l'attore anglosassone si era cucito addosso.
E a proposito di carriera, quella del piccolo genietto inglese inizia agli albori dei mitici anni sessanta, quando, dopo aver vinto una borsa di studio come musicista a Oxford, esordì in patria con il film "La cassa sbagliata" (1966), con Michael Caine. In seguito, Dudley e altri personaggi come Alan Bennett, Jonathan Miller e Peter Cook lanciarono a teatro la commedia "Fringe" che venne interpretata per oltre due anni fino ad approdare a Broadway, la mitica sede di tanti spettacoli di successo. Un duro banco di prova per chiunque, un luogo abituato ad allestimenti sempre di altissimo livello. Ma i giovani inglesi la spuntano e lo spettacolo si rivela un successo.
Del suo talento comico, intanto, si accorge anche un altro genio della materia, Blake Edwards, che lo ingaggia per la parte dell'intellettuale imbranato (ma non troppo) in "10" con la splendida Bo Derek, all'epoca al vertice della sua forma smagliante (non per niente, generazioni di spettatori si sono innamorati di lei grazie a quel film). Il personaggio del film, un compositore in crisi sentimentale e d'ispirazione, ricalca in qualche modo lo stesso Moore e il gioco di specchi fra realtà e finzione risulta vincente, attirando sull'attore inglese le simpatie del pubblico internazionale e lanciandolo nell'empireo delle star.
Siamo nel '79 e tre anni dopo l'attore ottiene la sua unica nomination all'Oscar per "Arturo" con Liza Minnelli. Il piccolo folletto del cinema ha poi continuato recitare in opere minori mentre, sul piano sentimentale, sarebbe passato da un matrimonio all'altro, ben quattro, confermando il suo carattere non semplice. Negli ultimi anni, fallito anche l'ultimo tentativo di condurre una vita di coppia, si era ritirato a vita solitaria nella sua casa londinese.
Da tempo sofferente di una rara ed incurabile malattia degenerativa del cervello affine al morbo di Parkinson, chiamata scientificamente Psp (paralisi cerebrale progressiva sovranucleare), che lo aveva reso irriconoscibile (le ultime sue foto, in questo senso, sono impressionanti e mostrano tutta la sua sofferenza), il piccolo grande attore si è spento il 27 marzo del 2002, non senza aver salutato i suo fan attraverso l'annuncio della sua imminente scomparsa, in un'intervista rilasciata alla BBC altamente drammatica.
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