Edie Sedgwick
Biografia • Magnetismo, scandali e fragilità
Era una ragazza bellissima, bella e fragile, la cui vita ha incrociato quella di Andy Warhol: la sua storia è raccontata nel film "Factory Girl" (2006, di George Hickenlooper). Edith Minturn Sedgwick nasce il 20 aprile 1943 a Santa Barbara (California, USA) da una famiglia aristocratica di antiche radici. Settima di otto figli, trascorre un'infanzia segnata da episodi tragici, negli spazi estesi dei ranch californiani, da "animale selvaggio", braccata e disperata.
Il padre Francis Minturn Sedgwick, è un individuo sofferente di psicosi maniaco-depressiva e fobie; la madre Alice Delano de Forest è una donna debole, priva di autorità. Edie viene ripetutamente molestata dal padre ("mi perseguita dall'età di nove anni", ricorderà nel suo ultimo film girato: "Ciao! Manhattan") ed i suoi fratelli non sfuggono alla stessa sorte. Il fratello Minty, alcolizzato già a quindici anni, viene ricoverato all'ospedale psichiatrico Manhattan State perché sorpreso a Central Park a recitare un discorso a una folla inesistente. Ventiseienne, si ucciderà impiccandosi.
L'altro fratello Bobby, affetto da problemi psichiatrici, muore in bicicletta travolto da un autobus. Edie è ricoverata per la prima volta nel 1962 in seguito a una forma di anoressia. L'anno dopo raggiunge Cambridge dove per tre volte alla settimana è in cura da uno psichiatra, mentre frequenta i giovani più brillanti dell'università e studia scultura. Nel corso della sua breve vita Edie rapprsenta l'incarnazione della New York degli anni Sessanta, il simbolo dell'eccesso, del divertimento e della pop art. Per alcuni è l'alter ego femminile di Andy Warhol, ma è anche molto di più: è l'emanazione dell'idea warholiana di arte.
Una "cosa" carina, elegante, colorata, forse un po' stolta, di durata breve ma di sicuro effetto. Edie è la pop-art: appena uscita, brillante debuttante, appare su tutti i giornali e ispira canzoni, abiti e film. Una nullità, una ragazzina viziata priva di carattere, un'anoressica, una drogata, una ninfomane, un bluff, priva di talento e di cultura ma allo stesso tempo diva, attrice, ballerina. In una parola: una superstar, anzi la Superstar. Più che riportare la vita dettagliata di Edie per conoscerla veramente bene si potrebbero raccogliere le migliaia di testimonianze slegate che si riuniscono come le tessere di un puzzle. Di lei parlano tutti: John Cage, Truman Capote, Patti Smith, Lou Reed, Bob Dylan, Gregory Corso, Allen Ginsberg, Jasper Jones, Roy Lichtenstein, Norman Mailer, George Segal, Gore Vidal e ovviamente Andy Warhol.
Arrivata a New York nel 1964 Edie Sedgwick conosce Andy Warhol nel gennaio del 1965; illumina la scena newyorchese entrando a far parte del suo mondo, della Factory, per approssimativamente un anno dal marzo 1965 al febbraio 1966. In questo periodo posa inoltre per "Life" (settembre 1965) e per Vogue (marzo 1966). Con l'artista gira una decina di film che la rendono celebre nella New York underground, ambiente in questi anni rappresenta lo scenario artistico-culturale più vibrante del mondo. Il primo film è "Kitcken" del 1965, l'ultimo il già citato "Ciao! Manhattan", cominciato nell' aprile del 1967 ma interrotto poco dopo per problemi di budget e problemi legali. David Weisman, che è coregista del film "Ciao! Manhattan", ricorda il magnetismo e lo stile di Edie, diventati fenomeno: "Indossa un cappello e una maglietta e fa tendenza. Edie è spontanea, vera, non è un'operazione di marketing".
La Factory è il centro luminoso dell'arte ma per sopravvivere con Andy Warhol è necessaria una forte dose di forza personale. Edie possiede del talento, mantiene la sua bellezza nonostante le droghe e l'alcol, ma è confusa e alla fine si fa "soffiare" il posto da Nico, che assume il ruolo di nuova musa della Factory. A quei tempi in un anno poteva cambiare tutto. Nico introduce un nuovo stile dal 1966 in poi. Se Edie era hot, Nico era cool. Edie era una ragazza. Nico era una donna.
Sul tipo di influenza che Warhol ha avuto su Edie Sedgwick il dibattito è oggi ancora aperto. Su quanto la loro relazione fosse autodistruttiva per Edie, il mistero rimane e le opinioni sono tuttora divergenti. Andy le dà la possibilità di vivere, ma lei la butta via. Warhol è un grande personaggio che ha cambiato il mondo. La Sedgwick che cosa ha fatto? Niente. Vuole essere la lead singer dei Velvet Underground, il gruppo formato da Warhol con Lou Reed e John Cale, ma Edie questiona sui soldi e non sa nemmeno cantare; il suo posto viene occupato da Nico.
Dopo l'ascesa di Nico, Edie si trasferisce al Chelsea Hotel (dove una notte manda a fuoco la stanza con un mozzicone di sigaretta) e furiosa passa al clan di Bob Dylan, dove sogna di continuare la sua carriera di attrice e cominciare quella di cantante. Riesce a firmare un contratto con il suo manager Albert Grossman. Edie lascia Warhol per Bob Dylan. Dylan negherà l'esistenza di un legame sentimentale tra di loro, ma si ispira a Edie nel comporre alcuni brani (anche se su questo punto i pareri non collimano), come "Like a Rolling Stone", "Just Like a Woman", "Leopardskin Pillbox Hat". La Sedgwick non digerisce il suo matrimonio in sordina con Sara Lowndes e inoltre le promesse fatte non vengono mai mantenute; Edie non recita e non canta per Dylan.
Rimane invece coinvolta in una burrascosa relazione con il suo amico Bobby Neuwirth, e lì cade nel tunnel dell'eroina. Neuwirth la lascia perché incapace di gestire la sua follia e dipendenza dalle droghe. Questo sarà l'inizio della fine. Forse la fine di un'epoca. La ragazza che domina il mondo dalle pagine di Vogue, nonostante il tempio della moda la tenesse a distanza perché tossicodipendente, si sta frantumando. La "poor little rich girl" torna in California dalla famiglia.
Il suo stato di salute si aggrava e viene ricoverata più volte in vari ospedali psichiatrici. Nel mese di agosto del 1969 viene pizzicata con la droga dalla polizia locale e trasferita al reparto psichiatrico del Cottage Hospital di Santa Barbara. Nel nosocomio conosce Michael Post che sposa il 24 luglio 1971. Sarà il marito a ritrovare il corpo di Edie la mattina del 16 novembre 1971, morta soffocata nel proprio vomito in seguito ad una overdose di barbiturici.
Come improvvisamente arriva, così velocemente scompare. Una meteora americana, come Marilyn Monroe, James Dean, Jim Morrison, morti belli e giovani, prodotti meravigliosi per la mitologia dello star system. Mitologia che in un eterno ritorno parla e riparla ciclicamente di se stessa; sarà perché la moda detta legge e ricicla, oppure sarà la voglia della gente di scavare nelle tragedie altrui, come ben scrive Warhol in POPism: "Judy Garland ed Edie coinvolgono le persone nei loro problemi, e i loro problemi le rendono più seducenti, ti fanno dimenticare i tuoi e inizi ad aiutarle".
Alla notizia della morte di Edie, Andy Warhol sembra abbia risposto come se fosse accaduto qualcosa su un altro pianeta.
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