Roberto Formigoni

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Biografia Complicazioni alla guida

Roberto Formigoni nasce il 30 marzo del 1947 a Lecco, primo di tre fratelli, figlio di Doralice Baroni e di Emilio Formigoni. Dopo aver frequentato il liceo classico Manzoni nella sua città natale, si iscrive all'Università Cattolica di Milano, dove nel 1971 si laurea in Filosofia: dopodiché, si sposta a Parigi, per studiare Economia Politica all'Università Sorbona. In questi anni fiorisce la sua attività in campo religioso, dopo aver conosciuto don Luigi Giussani: prima si iscrive a Gioventù Studentesca, movimento cristiano cattolico, quindi entra a far parte di Comunione e Liberazione (il movimento fondato proprio da Don Giussani), diventando, nel 1970, Memores Domini all'età di ventitré anni.

Parallelamente, Formigoni si dedica anche alla politica, militando fin da giovane nella Democrazia Cristiana, e fondando nel 1975 il Movimento Popolare (rimarrà alla sua guida come presidente fino al 1987): nel 1978, invece, fonderà il settimanale cattolico "Il Sabato".

Nel 1984 il politico lecchese è il primo degli eletti al Parlamento Europeo nelle liste della Dc, con più di 450mila preferenze: la sua attività politica in Europa lo porta a diventare prima Presidente della Commissione Politica, poi vice-presidente del Parlamento Europeo; nel 1989, Formigoni viene riconfermato europarlamentare. Nel frattempo, in occasione delle elezioni politiche italiane svoltesi nel giugno del 1987 era stato eletto, sempre per la Dc, deputato alla Camera. Diventato membro della Commissione Affari esteri della Camera, nel 1990 a Bagdad guida una spedizione di parlamentari che, ricevuta da Saddam Hussein, riesce a ottenere la liberazione di 450 ostaggi europei, di cui 250 italiani.

Formigoni, poi, viene confermato deputato dopo le elezioni del 1992 (nel 1993 e nel 1994 viene nominato sottosegretario al Ministero dell'Ambiente durante il governo di Carlo Azeglio Ciampi) e del 1994; nel frattempo, proprio dopo la nomina a sottosegretario aveva lasciato il posto nel Parlamento Europeo.

Nel 1994, dopo lo scandalo Tangentopoli, la Democrazia Cristiana si trasforma in Ppi, Partito Popolare Italiano: Formigoni ne fa parte, e insieme con Rocco Buttiglione si inserisce nella corrente di partito più moderata; quindi, il Celeste segue Buttiglione anche nel 1995, quando nasce il Cdu, il partito dei Cristiani Democratici Uniti.

Nello stesso anno, Formigoni viene eletto Presidente della Regione Lombardia, dopo gli accordi stipulati con Forza Italia, il partito di Silvio Berlusconi, e il Polo per le Libertà. Il politico ciellino, quindi, viene eletto Presidente di Giunta nella VI Legislatura del Consiglio Regionale. L'anno dopo Formigoni viene eletto presidente del Cdu, ma dopo poco il percorso compiuto fino a quel momento con Buttiglione si biforca: Buttiglione, infatti, decide che i Cristiani Democratici Uniti debbano far parte dell'Udr, mentre Formigoni è contrario: per questo nel 1998 si separa dalla Cdu e fonda la Cdl, movimento dei Cristiani Democratici per la Libertà, che in seguito entrerà a far parte di Forza Italia.

Nel 2000, Formigoni viene riconfermato Presidente della Lombardia, conquistando il secondo mandato e ottenendo il 62.4 % delle preferenze. La vittoria su Mino Martinazzoli arriva anche grazie all'alleanza con Umberto Bossi e la sua Lega Nord, nella lista regionale Per la Lombardia. Durante la seconda legislatura Formigoni, viene fatto esordire il sistema del buono scuola, che prevede di finanziare le famiglie per il pagamento delle rette scolastiche, al fine di assicurare la libertà d'educazione. Tradotto in concreto, tale sistema finisce per avvantaggiare gli studenti delle scuole private (che rappresentano meno del 10 % dell'intera popolazione scolastica), per una somma complessiva di 400 milioni di euro dal 2001 al 2009: secondo i detrattori di questo provvedimento, verrebbero aggirati i divieti di finanziamento diretto previsti dalla Costituzione, senza contare che non viene applicato alcun criterio di reddito o di merito. Secondo altri critici, inoltre, la misura non sortisce effetti positivi nemmeno sulle scuole private, il cui numero non aumenta (e non aumenta nemmeno il numero di iscritti): insomma, l'unico effetto di tale sistema sarebbe quello di trasferire denaro dalla Regione alle famiglie degli alunni che frequentano gli istituti privati.

Nel 2005, Formigoni (che nel frattempo ha ricevuto honoris causa la laurea in Scienze e tecnologie della Comunicazione dalla Facoltà di Scienze della comunicazione e dello spettacolo dello Iulm) viene eletto per la terza volta presidente della Lombardia, sconfiggendo l'avversario di centrosinistra, Riccardo Sarfatti. L'anno successivo, in occasione delle elezioni politiche del 2006, viene eletto senatore per Forza Italia, ma abbandona la carica dopo tre mesi scegliendo di dedicarsi completamente alla Regione. Eletto senatore per il Pdl anche dopo le politiche del 2008, non riceve tuttavia nessun incarico ufficiale (benché spesso si faccia il suo nome come componente del governo Berlusconi e addirittura per la presidenza del Senato) a parte la vice-presidenza di Forza Italia, partito destinato a scomparire di lì a poco: anche quell'incarico, tuttavia, verrà lasciato per continuare a rimanere a capo della Giunta Lombarda.

Dopo le elezioni del 28 e del 29 marzo 2010, Roberto Formigoni conquista il suo quarto mandato alla guida della Regione: sostenuto dal Popolo della Libertà e dalla Lega, sconfigge Filippo Penati, avversario di centrosinistra, ottenendo il 56.11 % dei voti. L'elezione di Formigoni, tuttavia, viene contestata: secondo diversi esponenti del centrosinistra, infatti, sarebbe stato violato l'articolo 2 della legge 165 del 2004. Chi difende la nomina di Formigoni sostiene che la legge, essendo stata promulgata nel 2004, non può essere applicata al mandato in corso, ma unicamente a partire dalle elezioni del 2015; secondo altri, invece, l'articolo 2 conterrebbe solo una norma di principio, che non può trovare applicazione se non esiste una normativa attuativa specifica emanata dalla Regione. In effetti, contro la nuova candidatura del Celeste già nel febbraio del 2010 era stato presentato un esposto alla Corte d'Appello di Milano.

Iniziative simili vengono adottate anche da Pierluigi Mantini, deputato dell'Udc, e dai Radicali, che propongono un ricorso all'Ufficio centrale elettorale della Corte d'Appello milanese. Gli esposti, tuttavia, non sono accolti, non in quanto privi di fondamento, ma semplicemente perché l'Ufficio centrale elettorale si dichiara incompetente in materia, e conferma che ogni decisione in merito spetta al Tribunale civile, che non potrà che esprimersi a elezioni concluse. Dopo le elezioni, quindi, i Radicali presentano un nuovo ricorso, sostenuti questa volta dal Movimento 5 Stelle: ma il tribunale milanese afferma che la norma sull'incandidabilità per poter essere valida deve essere recepita nella normativa regionale. Da questo punto di vista, la candidatura di Formigoni è valida.

I guai per il Celeste, però, non finiscono qui, perché i Radicali presentano un altro esposto, che denuncia diverse irregolarità nei documenti a supporto della lista di Formigoni: in pratica, diverse firme raccolte per la candidatura del politico pidiellino sarebbero false. L'Ufficio centrale dichiara che la lista di Formigoni non può essere ammessa, viste le irregolarità nelle firme, tuttavia il Tribunale Amministrativo Regionale della Lombardia dichiara la lista Per la Lombardia ammessa, accogliendo il ricorso di Roberto Formigoni. La sentenza del Tar viene confermata pochi giorni dopo dal Consiglio di Stato: eventuali ricorsi potranno essere effettuati solo dopo le elezioni. Così accade: i Radicali, avvalendosi di una perizia calligrafica di Laura Guzzardi, dimostrano che la stessa mano avrebbe realizzato centinaia di firme.

Nel registro degli indagati dell'inchiesta per falso ideologico finiscono quindici persone, tra cui Clotilde Strada, responsabile della raccolta delle firme e collaboratrice di Nicole Minetti, e quattro consiglieri della Provincia di Milano. Proprio la Provincia nel 2011 si costituirà come parte civile nella causa in corso. A luglio del 2012, i pubblici ministeri di Milano chiedono la condanna a un anno di reclusione per Roberto Formigoni, accusato di diffamazione e colpevole di aver detto che a manipolare le firme a sostegno delle sue liste erano stati i Radicali e il loro leader in Lombardia Marco Cappato; e il rinvio a giudizio per Guido Podestà, Presidente della Provincia di Milano nonché ex coordinatore del Pdl in Lombardia, accusato di falso ideologico aggravato, a causa delle presunte firme truccate.

Nel corso della sua presidenza, per altro, Formigoni era già stato processato in due occasioni: nell'ambito dell'inchiesta relativa alla bonifica della discarica di Cerro Maggiore, era stato assolto in maniera definitiva nel 2007; nell'ambito dell'inchiesta relativa all'inquinamento in Lombardia dovuto allo sforamento della soglia delle polveri sottili, invece, la sua posizione viene archiviata nel 2012.

Sempre nel 2012, Formigoni entra nell'occhio del ciclone a causa dell'arresto di Pierangelo Daccò, un suo amico tradotto in carcere con l'accusa di aver distratto 70 milioni di euro dal patrimonio della Fondazione Maugeri sotto forma di appalti fittizi e consulenze. Daccò avrebbe, tra l'altro, pagato diversi viaggi aerei a Formigoni e ai suoi familiari: per questo motivo viene presentata in Consiglio Regionale una mozione di sfiducia nei confronti del presidente, ad opera di Sel, Idv e Pd con il sostegno di Pensionati e Udc. La mozione, tuttavia, viene respinta grazie ai voti della Lega. A luglio dello stesso anno, la procura di Milano conferma che Formigoni è indagato per corruzione, in concorso con lo stesso Daccò, Umberto Maugeri, Antonio Simone e Costantino Passerino.

Giornalista professionista dal 2005, nel corso della sua carriera Formigoni è stato contestato diverse volte a causa delle sue prese di posizione e delle sue decisioni: in particolare, nel mirino è finita la realizzazione di Palazzo Lombardia, costata diversi milioni di euro e causa della distruzione del Bosco di Gioia. Negli anni passati il Celeste si è espresso contro la pillola RU486 (definita una non medicina che "non aiuta la vita ma la stronca sul nascere") e contro la sentenza della Corte d'Appello che permetteva di interrompere l'alimentazione forzata di Eluana Englaro.

Alla fine del 2016 Formigoni viene condannato a sei anni nel processo Maugeri e San Raffaele. La condanna definitiva, per corruzione, viene emessa dalla Corte Suprema di Cassazione il 21 febbraio 2019 e consiste in 5 anni e 10 mesi di reclusione, nel carcere di Bollate.

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Commenti

Nota bene
Biografieonline non ha contatti diretti con Roberto Formigoni. Tuttavia pubblicando il messaggio come commento al testo biografico, c'è la possibilità che giunga a destinazione, magari riportato da qualche persona dello staff di Roberto Formigoni.

Martedì 27 marzo 2018 18:14:24

Carissimo sen, Formigoni, le scrivo perchè ho sempre mantenuto la stima nei suoi confronti anche quando la sua immagine è stata ripetutamente sporcata dai mass-media e non solo (forse anche da fuoco amico?). Son in CL dal '76 (quando ho iniziato l'università in Cattolica a Piacenza). Ricordo l'entusiasmo che ci contagiava tutti quando è entrato in politica nella DC e le campagne culturali (elettorali) per farlo eleggere al Parlamento Europeo. E' vero, erano altri tempi e per me ricordare questo non è pura nostalgia. A distanza di oltre 40 anni mi sorge spontanea una domanda: visti i risultati elettorali del 4 marzo, dalla nostra storia non abbiamo imparato nulla? Per la prima volta nella storia della Repubblica i cosiddetti partiti di ispirazione cristiana sono fuori dal Parlamento, i cosiddetti cattolici, pochi per la verità, dispersi in varie formazioni per coltivare beatamente, a mio giudizio, una balorda irrilevanza dal punto di vista della costruzione del bene comune. Le dico subito che nell'ultima campagna elettorale mi sono impegnato a sostenere il Popolo della famiglia, abito in Sicilia a Modica (RG), perchè ho trovato persone che mi hanno fatto rinascere il desiderio di prendere in mano la situazione. Il risultato a livello nazionale è stato deludente, come deludente è stato il risultato del suo partito. Ora, dico, non sarebbe giunto il momento di incontrarsi e dialogare fra persone che hanno a cuore la stessa cosa più che stare lì ad alimentare "polemicuccie" da quattro soldi? L'unità dei cristiani è un dato ontologico, un dono elargito a prezzo del sangue, ma è possibile che non dia frutti anche a livello psicologico e di tentativi a livello sociale, culturale? La diaspora è diventata un dogma? O il ritrovarsi a paragonarsi, confrontarsi e possibilmente individuare percorsi comuni è diventata una bestemmia? Mi scusi se l'ho disturbata, ma a 61 anni vorrei ancora essere protagonista della mia vita personale e sociale. Grazie dell'attenzione

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