Antonio Amurri
Biografia • Alchimie di parole
È difficile stabilire quale attività abbia maggiormente caratterizzato Antonio Amurri, il poliedrico personaggio nato il 28 giugno 1925 ad Ancona. Sceneggiatore, paroliere, giornalista, umorista e, forse, soprattutto scrittore, Amurri aveva innato il genio del successo. Osservatore acuto degli accadimenti quotidiani, riusciva a catturarne gli aspetti paradossali che la sua mordace creatività trasformava in siparietti esilaranti per la TV, per la radio, per il teatro, per i giornali.
I suoi corrosivi libri sul costume e sulla famiglia divennero popolarissimi, da "Piccolissimo", "Famiglia a Carico", "Più di là che di qua", alla serie del "Discorso costruttivo sulla famiglia", composta da quattro titoli: "Come ammazzare la moglie e perché", "Come ammazzare il marito senza tanti perché", "Come ammazzare mamma e papà" e "Come ammazzare la suocera". Ma la sua produzione letteraria non si limita ai titoli appena elencati estendendosi ad una quindicina di opere. Come autore televisivo e radiofonico restano indimenticabili trasmissioni come "Gran Varietà" - creata per la radio insieme a Maurizio Jurgens - che ebbe durata decennale, o "Studio Uno" e "Doppia Coppia" per la TV. Fu molto attivo anche come giornalista satirico, ora nelle vesti di fondatore della testata "Il Miliardo", ora in quelle di redattore capo de "Il Traverso", nonché lavorando per varie altre testate.
Anche il teatro leggero italiano, quello di "Rivista", che negli anni Cinquanta e Sessanta ebbe un successo enorme, si fregiò del suo talento: opere come "I fuoriserie" e "La minidonna" recavano la sua firma, insieme a quelle di Faele e Zapponi, la prima, e Torti e Jurghens, la seconda.
Alla musica leggera, poi, ha regalato i testi di tantissimi brani, alcuni dei quali rimangono vere pietre miliari: sue le parole di tre grandi successi di Mina, "Sono come tu mi vuoi", del 1966, "Conversazione", del 1967 e "Vorrei che fosse amore" del 1968, ma anche dei brani "Piccolissima serenata", del 1958, cantata da Teddy Reno e da altri interpreti, "Si fa sera", del 1966 e "Chimera" del 1968, per Gianni Morandi. Ma ha scritto brani di successo per molte altre celebrità nazionali ed internazionali: Bruno Martino, Fred Bongusto, Aurelio Fierro, Renato Carosone, Domenico Modugno, Remo Germani, Rocky Roberts, Chico Buarque de Olanda, Shirley Bassey, Sylvie Vartan, Dusty Springfield, per citarne alcuni.
Cotanta virtù non poteva non lasciare traccia nella progenie: suo figlio Franco è un regista, sua figlia Valentina è autrice televisiva, sua nipote Eva - figlia di Franco - è attrice, nata e residente negli USA.
Un artista a tutto tondo, insomma, per il quale non serve stabilire quale sia stata l'attività maggiormente caratterizzante: Amurri è la satira, in ogni sua forma ed espressione. Una indicazione utile, però, ci viene da una sua stessa dichiarazione, rilasciata negli ultimi anni di vita: egli disse che le più belle soddisfazioni della sua carriera gli vennero dai libri perché soltanto scrivendo si era sentito veramente e profondamente libero di esprimere il suo estro.
Suo compagno di viaggio e coautore di programmi radiotelevisivi, tra cui il citato "Gran Varietà", fu spesso Dino Verde, insieme al quale ha coniato battute rimaste celebri. Eccone una: "Per il suo carattere scontroso, Carmelo Bene è stato definito un attore che sta sulle sue. E anche sulle mie."
Antonio Amurri è deceduto a Roma il giorno 18 dicembre 1992 all'età di 67 anni.
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