Renato Vallanzasca
Biografia • I confini del male
"C'è chi nasce sbirro, io sono nato ladro".
Parola dell'ex boss della Comasina famoso per aver seminato il terrore a Milano e dintorni durante gli infuocati anni '70. Parola di Renato Vallanzasca, personaggio complesso e contraddittorio di indiscutibile fascino. Un fascino torbido e respingente, ma testimoniato anche dalle centinaia di lettere che il "bel Renè", com'è stato soprannominato, riceve tuttora in carcere.
Nato nel capoluogo lombardo il giorno di San Valentino, 14 febbraio del 1950, a metà anni '60 è già un capetto rispettato della Comasina. In breve tempo grazie a rapine e furti è pieno di soldi tanto da permettersi un alto tenore di vita e una casa prestigiosa in piena Milano, che condivide con la sua compagna.
Da qui, avvalendosi di un carisma da tutti riconosciuto, guida la sua banda che già dalla fine degli anni '60 aveva procurato guai e commesso omicidi in tutta la Lombardia.
All'epoca Vallanzasca era un ventenne di piacevole aspetto che aveva già avuto a che fare precocemente con la legge. Già a otto anni infatti si rese protagonista di un episodio poco piacevole, avendo liberato per dispetto gli animali di un circo, procurando un grave rischio per la comunità.
In seguito le sue bravate gli costano il carcere minorile (il famigerato "Beccaria"), primo contatto con quella che sarà la sua futura dimora.
Il sipario su di lui comincia lentamente a calare il 14 febbraio 1972 quando viene arrestato solo una decina di giorni dopo una rapina ad un supermercato. Resta in carcere per quattro anni e mezzo (intanto la sua compagna, a piede libero, partorisce un figlio), ma non si può certo dire che sia un detenuto modello.
Partecipa a numerose rivolte, ma ovviamente la sua ossessione è l'evasione.
Non trovando altri mezzi si procura un'epatite attraverso una cura massiccia di uova marce e iniezioni di urina (si dice anche di sangue infetto), così da essere ricoverato in ospedale.
Il 28 luglio 1976 grazie fra l'altro alla complicità di un poliziotto Renato Vallanzasca è uccel di bosco.
Di nuovo libero torna alla vecchia vita. Con la banda raccogliticcia che ha saputo ricostruirsi fugge al sud in cerca di riparo.
La scia di sangue che si porta dietro è impressionante: prima l'omicidio di un poliziotto ad un posto di blocco di Montecatini: nessuno l'ha visto ma l'esecuzione porta inequivocabilmente la sua firma. Poi cadono un impiegato di banca (Andria, 13 novembre), un medico, un vigile e tre poliziotti.
Stanco delle rapine Vallanzasca pensa in grande, è alla ricerca del pingue introito che lo sistemi per sempre. Si dà alla vigliacca pratica dei sequestri. Il 13 dicembre 1976 cade nella rete Emanuela Trapani (poi fortunatamente liberata il 22 gennaio 1977 dietro pagamento di un miliardo di lire), mentre, inseguito dalle forze di polizia, lascia sul terreno due agenti ad un posto di blocco di Dalmine.
Stanco e ferito all'anca, finalmente lo pescano nel suo covo il 15 febbraio.
Questa volta è in prigione e ci resta.
Il suo nome è ormai non solo simbolo di criminalità, ma anche di vita eroica e spericolata, di avventure al ben oltre il limite della legalità, così come piace alla fantasia popolare colorare le vicende banditesche.
Era inevitabile dunque che il nome di Renato Vallanzasca finisse nel titolo di qualche film italiano, cosa puntualmente avvenuta con "La banda Vallanzasca" (1977), pellicola che porta la firma del regista Mario Bianchi.
Il 14 luglio 1979, nel carcere milanese di San Vittore, sposa Giuliana Brusa, premessa "sentimentale" alla sua seconda e mancata evasione avvenuta il 28 aprile 1980.
La dinamica della tentata fuga è a dire poco rocambolesca. Pare che durante l'ora d'aria siano comparse tre pistole che consentirono ai detenuti di prendere in ostaggio un brigadiere. Portatisi fino al cancello d'ingresso, diedero il via ad una furibonda sparatoria, proseguita anche nelle strade e nel tunnel della metropolitana. Vallanzasca, ferito, e altri nove vengono riacciuffati subito, altri detenuti riusciranno a darsi alla macchia.
Non si è mai saputo chi fornì le pistole ai banditi.
Il 20 marzo 1981 mentre è rinchiuso a Novara, Renato Vallanzasca è autore di un atto che per la sua gratuita efferatezza sconvolge nuovamente l'opinione pubblica: durante una rivolta taglia la testa ad un ragazzo e ci gioca a pallone. Per lui si aprono le porte del carcere duro.
L'ex boss della Comasina è un uomo pieno di risorse e il 18 luglio 1987 riesce a scappare attraverso un oblò dal traghetto Flaminia che, sotto scorta, lo sta portando all'Asinara: i cinque carabinieri che lo accompagnavano gli avevano assegnato una cabina sbagliata.
Si reca a piedi da Genova a Milano dove concede un'intervista a "Radio Popolare" e sparisce.
Nel frattempo si taglia i baffi, schiarisce i capelli e si concede una breve vacanza a Grado, alla pensione Uliana, dove di lui si parla come di una persona affabile e divertente.
Il 7 agosto è fermato ad un posto di blocco mentre sta cercando di raggiungere Trieste. È armato, ma non oppone resistenza.
Una volta tornato in gattabuia divorzia dalla moglie Giuliana, ma il suo spirito non è ancora domo. Il suo chiodo fisso è la libertà. È disposto a qualunque cosa pur di evadere.
Il 31 dicembre 1995 ci prova un'altra volta dal carcere di Nuoro ma la cosa non gli riesce, sembra per una soffiata.
Nel frattempo colleziona ammiratrici, e non solo quelle che leggono le sue gesta sui giornali popolari: una sua "tutrice", forse innamorata di lui, viene accusata di falsa testimonianza mentre la sua avvocatessa con la quale riesce a stringere un rapporto molto profondo, sospettata, è accusata di averlo aiutato nel tentativo di fuga nuorese.
In totale ha collezionato quattro ergastoli e 260 anni di galera, è accusato di sette omicidi di cui quattro attribuiti direttamente alla sua mano.
Nel 1999 è uscita una sua biografia scritta in collaborazione con il giornalista Carlo Bonini.
Dal 2003 Renato Vallanzasca è recluso nel carcere speciale di Voghera come vigilato speciale.
All'inizio del mese di maggio 2005, dopo aver usufruito di un permesso speciale di tre ore per incontrare l'anziana madre 88enne, residente a Milano, Renato Vallanzasca ha formalizzato la richiesta di grazia, inviando una lettera al ministro di Grazia e Giustizia e al magistrato di sorveglianza di Pavia.
Frasi di Renato Vallanzasca
Foto e immagini di Renato Vallanzasca
Commenti
Nota bene
Biografieonline non ha contatti diretti con Renato Vallanzasca. Tuttavia pubblicando il messaggio come commento al testo biografico, c'è la possibilità che giunga a destinazione, magari riportato da qualche persona dello staff di Renato Vallanzasca.
Secondo un mio parere Renato è un grande, poi la gente può dire ciò che vuole ma sarà tutta invidia perché lui è riuscito a fare tutto quello che voleva e si è saputo vivere la sua vita. Se vedete bene lui l'ha detto sin dall'inizio che lui è nato per fare il ladro.
Viva Renato ❤
Uno schifosissimo criminale che merita 260 anni di galera. Un deficiente pazzo che ha tolto la vita a povera gente. Vergogna a chi lo vede come un mito. Vergogna davvero. E vergogna a quelle sfigate che lo trovano affascinante.
Trucetommy, ma con chi ce l'hai???? Con me???
L'hai letto bene il mio commento??? Sei sicuro di averlo letto bene??? Non mi pare, altrimenti avresti capito che sono molto critico con l'attuale detenzione di Vallanzasca e che credo che ormai abbia pagato abbastanza.
hahahaha hai scritto un sacco di cavolate!! 1 non è stato Renato a fare omicidi ma uno della sua banda che abusava di stupefacenti, ma Renato lo ammazza perche mentre Renato era in carcere il componente della banda va a rubare a casa dei genitori di Renato. 2 Renato va in carcere per l'ultima volta quando passa in radio e è stato arrestato mentre si stava dirigendo a trieste ma viene fermato in un posto di blocco da un giovane carabiniere e li la frase " carabiniere:documenti renato:quanti anni hai? il giovane carabiniere risponde: 18 e renato da le mani al gli carabiniere e gli dice io sono Renato Vallanzasca.
Correzione del precedente testo:
Vallanzasca non ha mai negato queste uccisioni ma si è assunto anche la responsabilità di altre non commesse da lui...
Tieni conto che la Polizia degli anni '70 (io ho 56 anni)non aveva i comportamenti di oggi.In quel periodo, a causa di leggi diverse e gradi di criminalità sia comune che terroristica molto piu' accentuati di oggi, facevano si che quando ti fermavano per un qualsiasi controolo, dovevi stare molto calmo e tranquillo. Figuriamoci poi quando pattugliavano alla ricerca di latitanti come era Vallnzasca. Allora, i fatti sono questi (e troverai tutto scritto sia in "Etica criminale" che in "Il fiore del male") a Montecanini il 23/10/1976, non fu lui ad uccidere l'Appuntato della Stradale Bruno Lucchesi ma uno dei "suoi" che gli stava portando una patente falsa a Foggia (500 km di distanza). Tieni conto che al processo, i componenti della squadra del foggia testimoniarono che il Vallanzasca era con loro in quel residence a Foggia ma lui fu condannato lo stesso. Il processo di allora aveva meno garanzie processuali di oggi, vedi caso Tortora. Troverai tutte le informazioni sui libri che ti ho detto.
Specialmente Massimo Polidoro (Etica criminale) è quello che ha fatto piu' ricerche di tutti. Sia consultando atti processuali che articoli dell'epoca e sentendo i testimoni che hanno vissuto quel periodo. Se vuoi approfondire, comincia da questo libro, troverai molte sorprese e poi è scritto molto bene e semplice.
A dalmine morirono due poliziotti (6/02/1977), li' Vallanzasca c'era, ci fu uno scontro a fuoco e come ti ho detto prima la polizia di allora era sempre pronta a sparare, era normale, Vallanzasca con un altro socio spararono anche loro. Sull'asfalto, oltre ai due Poliziotti D'andrea e Barborini rimase anche uno della banda Antonio Furiato, come vedi c'era una specie di guerra. Vallanzasca non ha mai negato queste uccisioni ma non si è assunto anche la responsabilità di altre non commesse da lui. Lui è così, non ha mai parlato, non ha mai scambiato la propria libertà con pentitismo o collaborazioni varie. Se è ancora in carcere dal 1977 è anche per questo. E' il detenuto con piu' anni di carcere sulle spalle. Ti sembra giusto? felice Maniero (droga, mafia, omicidi) Ha parlato e dopo 17 anni è libero come un uccello. Vallanzasca no, è un ex delinquente vecchi stampo: niente droga, mafie varie e soprattutto niente confessioni per lui "infamanti".
Un giormalista Massimo Fini, lo ha definito un bandito onesto in una società dove gli onesti sono banditi. Io condivido.
Ciao, alla prossima
vorrei precisare una cosa non si giustifica mai l'uccisione di un uomo ma un conto e' togliere la vita ad un criminale mafioso e un'altro e' uccidere un poliziotto padre di famiglia, vallanzasca e'stato accusato dell'omicidio di quattro poliziotti ma e' stato veramente lui?alex
Volevo segnalare che se volete approfondire cosa veramente approfondire le vicende di Vallanzasca ed il suo periodo storico non puo' far a meno di procurarsi "ETICA CRIMINALE" Di Massimo Polidoro.
E' eccezionale, è scritto in modo che ti incolla alle pagine e non vorresti mai abbandonare la lettura.
Polidoro ha fatto una ricerca astronomica: Articoli, testimoni dell'epoca (poliziotti e delinquenti), atti giudiziari.
Il bello è ti sembra di leggere un romanzo ma i fatti sono tutti veri.
Io lo sto leggendo e ne sono entusiasta. Il film di Placido si è molto ispirato a questo libro. Anche uno storico apprenderebbe cose nuove dalle sue pagine.
ciao
esattamente sono d'accordo
cerchiamo di capire dove sta veramente la verita' e qual' e' il vero confine tra il bene e il male ...niente e' cio' che sembra.. i potenti mandano a morire i ragazzi di ventanni, il motivo?
Un bel discorso in tv con la giacca e la cravatta cosi' hanno pulito le loro coscienze. alex
Se qualcuno vuole approfondire le vicende di vallanzasca, troverà delle sorprese quando scoprirà che molti delitti assegnati a lui, in realtà non fu lui a commetterli. Lui non ha mai parlato, fatto nomi, ha sempre difeso i "suoi" e quindi essendo il capo della banda ha pagato lui. Ben 4 omicidi non furono commessi direttamente da lui.
Comunque se vi interessa leggetevi i libri di Carlo Bonini e di Leonardo Coen, rispettivamente: Il fiore del male e L'ultima fuga.
Poi, se volete approfondire ancora andate sul sito del giornalista Massimo Fini e nella barra di ricerca che compare sulla homepage, digitate Vallanzasca, appariranno tutti gli articoli del giornalista.
Cerchiamo anche noi di essere dei piccoli giornalisti e non accontentiamoci mai di ciò dei vari commenti o pettegolezzi che sentiamo ma andiamo sempre a verificare.
Ciao
credi in te stesso, credi talvolta alla parola di una prostituta ogni tanto. ma non credere mai alle parole dei potenti.alex
ieri ho visto il film di michele placido, vorrei sapere quanto di quello cjìhe ho visto corrisponde a verità o gran parte è romanzato,dove potri informarmi
bisognerebbe capire le parole prima di parlare senza senso
di belve c'e' ne sono tante e nessuno lo difende per tutto cio' che e' accaduto ma sta pagando a differenza di tanti altri e molti degli omicidi attribuiti non li ha commessi lui era un delinquente e deve pagare come i politici corrotti e tanti altri terroristi che sono a piede libero a spasso sulle spiagge del brasile
una sola cosa è certa: ci sono persone che soffrono ancora per la prematura morte dei loro cari per la sola colpa di aver incontrato sul loro cammino questa belva. e non c'è da meravigliarsi se tante persone vogliono vederlo morto. non si dimostra di essere veri uomini con omocidi e rapine. ma affrontando a testa alta le avversità della vita ogni giorno.
bhe' fascino e vita oltre le righe ma purtroppo quando si esagera la situazione ti scappa di mano e succedono disastri...
ma non si e' mai tirato indietro e si e' preso le sue responsabilita'oggi stuprano le donne escono di galera..un vero schifo...
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