Danny Boyle
Biografia
Il celebre regista Danny Boyle nasce il 20 ottobre 1956 a Radcliffe, nel Lancashire, figlio di genitori irlandesi. Cresciuto secondo un'educazione cattolica, fa il chierichetto per otto anni, anche perché sua mamma vorrebbe che diventasse un prete; a quattordici anni, tuttavia, viene convinto proprio da un prete a non trasferirsi dalla scuola al seminario. Dopo aver studiato a Bolton al Thornleigh Salesian College, frequenta la Bangor University, dove segue lezioni di inglese e recitazione: in questo periodo, frequenta l'attrice Frances Barber. Una volta lasciata la scuola, intraprende la carriera di attore e regista alla Joint Stock Theatre Company, per poi spostarsi al Royal Court Theatre nel 1982 per dirigere "The genius", di Howard Brenton, e "Saved", di Edward Bond. Nel frattempo ha anche l'opportunità di lavorare in televisione: per BBC Northern Ireland è produttore di diversi film tv, tra i quali il controverso "Elephant", di Alan Clarke; quindi è regista di spettacoli come "Arise and go now", "For the greater good", "Not even God is wise enough" e "Scout", oltre a due episodi di "Inspector Morse".
Divenuto responsabile della serie "Mr. Wroe's Virgins", in onda sulla BBC2, si dedica poi anche al cinema: nel 1995 il suo primo film diretto è "Shallow grave" (conosciuto in Italia come "Piccoli omicidi tra amici"), uno dei maggiori successi commerciali di quell'anno in Gran Bretagna. Realizzato insieme con il produttore Andrew Macdonald e lo scrittore John Hodge (autore del romanzo da cui il film prende spunto), "Shallow grave", che annovera nel cast Christopher Eccleston, Ewan McGregor e Kerry Fox, permette a Boyle di ottenere il premio di "Best newcomer" assegnato nel 1996 dal London Film Critics Circle. Grazie ai riscontri positivi ottenuti da quella pellicola, egli ha la possibilità di dare vita a "Trainspotting", basato su un racconto di Irvine Welsh. La pellicola affronta il problema della droga con uno sguardo ironico, al limite del grottesco, e tra gli attori vede ancora la presenza di McGregor: nel giro di breve tempo diventa un vero e proprio cult.
Trasferitosi a Hollywood, Danny Boyle rifiuta una proposta di dirigere il quarto episodio della saga di "Alien", "Alien: la clonazione" (partecipa solo alla realizzazione di alcune scene), dedicandosi invece, nel 1997, a "A life less ordinary" (in Italia uscito con il titolo "Una vita esagerata"), sempre con Ewan McGregor, affiancato da Cameron Diaz: i risultati al botteghino, però, sono poco incoraggianti. In seguito realizza il film "The beach": girato in Thailandia, vede come protagonista Leonardo DiCaprio, imposto dalla produzione invece di McGregor, che tra l'altro era stato colui che aveva fatto conoscere il romanzo di Alex Garland (da cui è tratto il film) a Boyle. Da quel momento, complice una situazione di tensione alimentata dai media e dalla stampa, il regista britannico e il suo attore feticcio non lavoreranno più insieme. La pellicola ottiene uno scarso riscontro, sia presso il pubblico che presso la critica: nel corso degli anni, comunque, verrà rivalutata, soprattutto dai viaggiatori Backpackers.
Tornato alla televisione con "Don't tell Mùm" e "The bad Sheppard", due documentari musicali, Boyle collabora nuovamente con Alex Garland per la pellicola post-apocalittica "28 days later" (in Italia, "28 giorni dopo"); quindi dirige Kenneth Branagh nel cortometraggio "Alien love triangle". Nel 2004 il regista britannico torna dietro la macchina da presa per "Millions", sceneggiato da Frank Cottrell Boyce, prima di collaborare con Alex Garland per il fantascientifico "Sunshine", nei cinema nel 2007. Ricco di riferimenti a "2001: Odissea nello spazio", ma anche ad "Alien" e a "Solaris", il film racconta le vicende di un team di otto astronauti su una gigantesca astronave, impegnati in una missione sul Sole: il loro scopo è quello di alimentare la stella utilizzando un ordigno nucleare grande quanto l'isola di Manhattan, una bomba stellare finalizzata a rigenerare le reazioni termonucleari del sole.
L'anno successivo il regista inglese dirige a Bollywood "Slumdog millionaire" (titolo in Italia: "The Millionaire"), la storia di un bambino povero (interpretato da Dey Patel) che partecipa all'edizione indiana di "Chi vuol essere milionario?"; la protagonista femminile è Freida Pinto. La pellicola si rivela un successo di critica, regalando a Boyle anche l'Oscar per la migliore regia (ma in totale sono ben otto le statuette conquistate agli Academy Awards). Dopo il trionfo di "The millionaire", Danny Boyle dirige nel 2010 il film "127 hours", con Kate Mara, Amber Tamblyn e James Franco, basato sull'autobiografia di Aron Ralston "Between a rock and a hard place". Uscito il 5 novembre del 2010, il film ottiene sei candidature agli Oscar, tra cui quella di migliore attore per Franco e quella di miglior sceneggiatura non originale per lo stesso Boyle.
Danny Boyle negli anni 2010
Nel 2011, Danny Boyle si dedica al teatro portando in scena a Londra Benedict Cumberbatch e Jonny Lee Miller nello spettacolo "Frankenstein", liberamente ispirato al romanzo omonimo di Mary Shelley. Nell'estate del 2012, invece, l'artista inglese ha l'opportunità di dirigere la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Londra, in occasione della quale gira anche un cortometraggio che vede protagonisti la Regina Elisabetta II e l'interprete di James Bond Daniel Craig.
Film successivi sono "In trance" (2013), il biografico "Steve Jobs" (2015) e l'attesissimo sequel "Trainspotting 2" (T2: Trainspotting) (2017).
Frasi di Danny Boyle
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