Naomi Klein
Biografia • Sulla cresta della globalizzazione
Naomi Klein nasce l'8 maggio 1970 a Montreal in Canada. La sua famiglia è da sempre impegnata in attività politiche di stampo pacifista. I suoi genitori si trasferiscono dagli Stati Uniti al Canada dopo aver partecipato a diverse manifestazioni contro la guerra in Vietnam e come rifiuto della politica estera del loro paese. Naomi vive, quindi, in una dimensione culturale radicale e progressista. La madre è una regista di documentari mentre il padre è un medico, membro dell'associazione medici per la responsabilità sociale. La sua famiglia ha radici russe e i nonni, prima del 1956 e dell'invasione dell'Ungheria, erano convinti assertori del comunismo.
Proprio questa cappa ideologica così opprimente la allontana dalle posizioni politiche della sua famiglia. Per tutto il periodo dell'adolescenza si occupa d'altro, evitando qualsiasi legame con la famiglia; la sua passione principale è la moda e il design. L'esperienza universitaria la conduce verso il giornalismo. Diventa direttore del magazine universitario "The Varsity". L'esperienza giornalistica si rivela essere molto più interessante di quello che pensava e così decide di lasciare l'Università per iniziare una collaborazione con "Toronto Globe and mail".
La sua carriera giornalistica prosegue spedita e i suoi articoli sono apprezzati ma il successo, planetario, arriva con il libro "No logo".
In questo testo, pubblicato in Italia da Rizzoli, la Klein svolge una dura e documentata critica ai brand internazionali denunciandone le operazioni di marketing tendenti ad una omologazione culturale preoccupante e sottolineando come quest'ultimi influenzino il consumo di massa, orientando pesantemente le scelte dei consumatori. Inoltre nel libro vengono svelati alcuni retroscena sull'organizzazione e lo sfruttamento del lavoro che alcune società perpetrano a danno di lavoratori presenti soprattutto nel Terzo Mondo.
Il libro sale le classiche e vende più di un milione di copie. Naomi Klein a questo punto diventa una delle persone più influenti del movimento anti-globalizzazione e partecipa a numerose manifestazioni e conferenze contro il potere delle multinazionali.
Il suo lavoro si concentra sulla globalizzazione e le sue conseguenze e nel 2002 vien pubblicato "Faces and windows" ("Recinti e finestre" pubblicato da Rizzoli) in cui compaiono tutti i suoi articoli a proposito del movimento anti-globalizzazione di cui è una delle ispiratrici. La sua attività pubblicistica si muove in parallelo con la sua attività politica che la vede sempre più impegnata sui temi della sinistra anglosassone più radicale.
Per alcuni le sue tesi sono anarchiche e generano solo teorie critiche contro le politiche economiche, militari e sociali dei paesi occidentali. Tuttavia, la sua continua partecipazione a manifestazioni, conferenze e meeting la porta ad essere una delle figure più influenti dei movimenti di contestazione.
Il suo libro "The Shock Doctrine: The Rise of Disaster Capitalism" esce nel 2007 ("Shock Economy. L'ascesa del capitalismo dei disastri" editore Rizzoli) e consacra definitivamente il suo ruolo di portavoce di una protesta intellettuale delle politiche economiche dell'occidente. La tesi centrale del libro è che il libero mercato e quindi le politiche economiche che seguono la dottrina di Milton Friedman si sono realizzate solo nei paesi in cui non esiste una vera democrazia: il Cile di Pinochet e la Russia di Eltsin e di Putin.
Perché? Perché, secondo l'autrice, solo in situazioni di shock come le guerre, la caduta di un precedente sistema sociale e istituzionale e i contesti generati da effetti climatici disastrosi causati ad arte o avvenuti spontaneamente, si possono sviluppare ricette economiche che prevedono una crescita veloce di pieno libero mercato senza controllo e senza diritti, con un cambiamento strutturale della società interessata a tale cambiamento che si auspica un veloce ripristino di una situazione di normalità che ha perduto a causa di eventi straordinari.
La sua attività giornalistica prosegue accrescendo i suoi contributi su vari giornali soprattutto contro la guerra in Iraq e la lotta contro lo sfruttamento del clima. Nel 2011 partecipa attivamente al movimento "Occupy Wall Street".
Naomi Klein è sposata con Avil Lewis, giornalista televisivo americano che si occupa anche di documentari e con il quale ha collaborato per la creazione del documentario "The take" del 2004 sulle fattorie argentine e le loro strategie di collettivismo agricolo, utilizzate per affrontare la crisi economica.
Nel settembre 2014 ha pubblicato il libro "Una rivoluzione ci salverà. Perché il capitalismo non è sostenibile". Il libro analizza la situazione dei cambiamenti climatici in relazione al capitalismo selvaggio. Nello stesso anno ha vinto il premio Hilary Weston Writers' Trust nella sezione saggistica; nel 2015 è tra i finalisti del premio Shaughnessy Cohen nella sezione saggi politici.
Aforismi di Naomi Klein
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