O. J. Simpson
Biografia
O. J. Simpson, il cui vero nome è Orenthal James Simpson, nasce il 9 luglio del 1947 a San Francisco, in California. Sin dalle scuole superiori mette in mostra le sue doti in qualità di giocatore di football, scegliendo il ruolo di runningback.
Frequenta il college della University of Southern California e nel suo ultimo anno, il 1968, vince il prestigioso Heisman Trophy, venendo nominato atleta dell'anno, anche grazie ai 21 touchdown e al record di 3.187 iarde in diciotto partite. Nel 1969, uscito dal college, diventa un giocatore professionista entrando a far parte dei Buffalo Bills, che lo scelgono nel Draft NFL come primo assoluto.
Miglior running back nel 1972, l'anno successivo stabilisce un primato eccezionale oltrepassando la soglia delle 2000 iarde corse durante la regular season.
Dal football americano al grande schermo
Parallelamente alla carriera sportiva, si dedica anche a quella nel mondo del cinema. Nel 1974 recita nei film "L'uomo del clan" (in inglese, "The Klansman") e "L'inferno di cristallo" ("The Towering Inferno", celebre film con Steve McQueen), mentre due anni più tardi appare in "Killer Comando" e in "Cassandra Crossing".
Rimasto ai Bills per un decennio, fino al 1978, fa ritorno a San Francisco per indossare la divisa dei 49ers, dove conclude la carriera.
Sul finire degli anni Settanta, è nel cast dei film "Capricorn One" e "Bocca da fuoco" ("Firepower"), mentre nel 1984 compare in "Hambone and Hillie". Nel 1985 si sposa con Nicole Brown, dalla quale divorzierà nel 1992.
Il caso giudiziario
"Il caso di O. J. Simpson metteva insieme tutto ciò che ossessiona il pubblico americano: violenza, sesso, razza, sport... e l'unico testimone era un cane." (Jeffrey Toobin, avvocato e scrittore)
A partire dal 1994, O. J. Simpson diventa il protagonista di uno dei casi giudiziari più famosi di tutto il mondo. Tra le undici di sera e la mezzanotte del 13 giugno, a Brentwoord, all'875 di South Bundy Drive, nel giardino del condominio in cui abita l'ex moglie Nicole, vengono ritrovati i cadaveri della stessa Nicole e di Ronald Lyle Goldman, un suo amico: il corpo della donna mostra i segni di dodici coltellate ed è quasi decapitato, mentre su quello dell'uomo si riscontrano ben venti coltellate.
I due figli di Nicole (e di O. J. Simpson) al momento del delitto si trovavano in casa e dormivano: al duplice omicidio, quindi, non ha assistito nessuno. Le prime ricostruzioni degli investigatori, coordinati da Henry Chang-Yu Lee, ipotizzano che la donna, dopo essere uscita a cena al ristorante Mezzaluna in compagnia della madre, abbia fatto ritorno a casa ma, resasi conto che la madre aveva scordato nel locale gli occhiali da sole, abbia telefonato chiedendo se fosse possibile cercarli. Goldman, che lavorava nel posto come cameriere, li avrebbe ritrovati e si sarebbe proposto per riportarglieli.
O. J. Simpson è il solo sospettato per l'omicidio, anche perché in passato è già stato denunciato per maltrattamenti dalla moglie. Dopo il ritrovamento dei cadaveri, l'ex giocatore va a dormire a casa di Robert Kardashian (padre della celebre Kim), un suo amico.
Il 17 giugno viene convocato dalla polizia, ma decide di non presentarsi alle forze dell'ordine, dandosi alla fuga. A bordo di una Ford Bronco di colore bianco guidata da Al Cowlings, un altro suo amico, scappa, ma viene ben presto rintracciato dai poliziotti, che a quel punto danno il via a un inseguimento (quello che i media definiranno "The Bronco Chase") sulle autostrade di Los Angeles.
L'inseguimento viene ripreso dalle telecamere della televisione, appassionando più di cento milioni di telespettatori: Simpson, dopo aver minacciato di suicidarsi in più occasioni (ha una pistola con sé), decide di tornare a Rockingham, a casa sua, e qui viene arrestato.
Il processo a O. J. Simpson
Il processo a suo carico inizia il 24 gennaio del 1995: a giudicarlo è una giuria composta da dodici persone, di cui un ispanico, quattro bianchi e sette neri afroamericani. La difesa di Simpson è affidata a un team di avvocati di prestigio straordinario, a comando del quale c'è Johnnie Cochran e che comprende Robert Kardashian, Barry Scheck, Alan Dershowtiz, F. Lee Bailey e Robert Shapiro.
La strategia dell'accusa, rappresentata da Christopher Darden e da Marcia Clark, è quella di mettere in mostra l'indole violenta dell'imputato, che non ha mai accettato la separazione dalla moglie: per questo l'avrebbe uccisa, spinto dalla gelosia.
Nell'auto dell'ex giocatore di football viene ritrovato anche del sangue: la difesa, ad ogni modo, dimostra che il test del DNA non è stato eseguito secondo le procedure indicate dai manuali, e di conseguenza non può essere esclusa la possibilità di una manipolazione o di un'alterazione.
Il 3 ottobre del 1995, dopo più di 250 giorni di processo, viene emesso il verdetto: la giuria, dopo una consultazione durata meno di quattro ore, stabilisce che O. J. Simpson è innocente.
In seguito, gli esperti e gli analisti puntano il dito contro la velocità - ritenuta eccessiva - con la quale è stata raggiunta l'unanimità. Il verdetto penale, comunque, viene ribaltato dal processo civile chiesto dai parenti delle vittime: in giuria, questa volta, ci sono più bianchi che neri. E così Simpson viene ritenuto responsabile dell'omicidio dell'ex moglie e del suo amico, e obbligato a versare un risarcimento di otto milioni e mezzo di dollari alle famiglie, oltre al pagamento di ulteriori venticinque milioni di dollari per il risarcimento danni punitivo.
"Era la soap opera perfetta. Il caso di omicidio di O. J. Simpson è stato il primo vero reality show del paese. È stato il primo processo con copertura mediatica televisiva." (Jim Moret, giornalista)
Gli anni 2000
I guai giudiziari, però, non finiscono: nel 2004 Simpson viene accusato davanti a una Corte Federale di Miami dal canale televisivo via cavo DirecTV di avere utilizzato apparecchiature elettroniche in modo illegale allo scopo di captare il segnale televisivo abusivamente: per questo, viene condannato a risarcire alla compagnia 25mila dollari, oltre a più di 30mila dollari per le spese legali e processuali.
Nell'agosto del 2007, i diritti di "If I did it", libro in cui l'ex giocatore racconta come avrebbe - ipoteticamente - commesso il doppio delitto di cui è accusato, vengono assegnati alla famiglia di Goldman, che pochi giorni dopo decide di cambiare il titolo dell'opera in "If I did it: confessions of the killer".
Il 16 settembre del 2007 Simpson viene accusato, con altre quattro persone, di avere sottratto dei cimeli da una camera di un albergo di Los Angeles. Arrestato per furto con scasso, si difende sostenendo che quei cimeli gli appartengono e gli erano stati rubati in passato. Nel corso del processo, confessa di avere organizzato una vendita di cimeli finta, allo scopo di persuadere i commercianti a portare gli oggetti con sé, negando tuttavia di avere usato delle armi. Uno dei suoi complici, però, confessa nel patteggiamento di avere portato una pistola.
Liberato e poi tornato in carcere per la scadenza dei termini della libertà su cauzione, O. J. Simpson viene riconosciuto - il 4 ottobre del 2008 - colpevole di rapina e, soprattutto, sequestro di persona, dopo tredici ore di camera di consiglio. Il 5 dicembre, quindi, Simpson è condannato a trentatré anni di carcere.
Gli anni 2010
Nel mese di marzo 2016 torna in auge la vicenda dell'omicidio attraverso la sconcertante diffusione di nuove informazioni: la polizia di Los Angeles nei suoi laboratori, attraverso una procedura segreta al di fuori delle normali inchieste del medico legale (che sono invece atti pubblici), ha in carico l'analisi di un coltello da caccia a serramanico che sarebbe stato trovato da un operaio, intorno al 1998, sepolto nel giardino di casa di O. J. Simpson. Il coltello non sarebbe stato mai consegnato dalle autorità: un poliziotto l'avrebbe tenuto in casa "per ricordo", incorniciato, finché i colleghi - così pare - l'hanno costretto a consegnare l'arma (ipoteticamente "arma del delitto") al medico legale. Il caso sul delitto compiuto da O. J. Simpson potrebbe pertanto essere riaperto.
Esce di prigione il 1º ottobre 2017 per scontare i seguenti anni in libertà vigilata.
Malato di cancro, muore all'età di 76 anni il giorno 10 aprile 2024 a Las Vegas.
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