Alberto Zangrillo
Biografia
Alberto Zangrillo nasce il 13 aprile 1958 nella città di Genova. È un medico anestesista. È divenuto noto al grande pubblico nel ruolo di medico di fiducia di Silvio Berlusconi. La sua figura ha assunto un grande risalto mediatico nella primavera del 2020 durante il periodo di emergenza per la pandemia da Coronavirus, per il ruolo specialistico e di responsabilità che Zangrillo ricopre presso l'ospedale San Raffaele di Milano. In questa breve biografia di Alberto Zangrillo scopriamo di più sul suo percorso professionale e personale.
Alberto Zangrillo: un esordio internazionale
Sin da piccolo mostra una forte determinazione che lo porta ad iscriversi all'Università degli Studi di Milano. Qui consegue a 25 anni la Laurea in Medicina e Chirurgia. Sceglie poi di intraprendere il percorso di specializzazione in anestesia e rianimazione.
Nel momento in cui termina l'iter specialistico, la sua carriera prende velocemente il volo, in senso figurativo ma anche letterale. Inizia infatti a girare per il mondo, prestando servizio in alcuni dei centri più importanti d'Europa. Tra questi troviamo il Queen Charlotte Hospital della capitale inglese, l'Ospital de la Santa Creu Pau di Barcelona, il Centro Cardiotoracico di Montecarlo nonché l'Hetzer Deutsche Herzzentrum di Berlino.
Alberto Zangrillo approda infine all'ospedale San Raffaele di Milano, al quale rimane legato per moltissimi anni.
Qui ricopre la prestigiosa carica di Primario dell'Unità operativa di Anestesia e Rianimazione Generale e Cardio-Toraco-Vascolare.
Alberto Zangrillo: il legame con Silvio Berlusconi
Uno dei motivi per i quali Zangrillo è noto alle cronache, nasce in virtù delle opportunità professionali scaturite dalla sua permanenza al San Raffaele: luogo considerato da molti come il più autorevole istituto italiano di medicina privata. Grazie ai tanti obiettivi raggiunti in questa struttura d'eccellenza, Alberto Zangrillo riesce ad acquisire una notevole visibilità nella comunità scientifica.
L'esposizione mediatica viene ulteriormente alimentata nel momento in cui il legame con Silvio Berlusconi appare evidente. Zangrillo infatti è da sempre al fianco del Cavaliere, soprattutto nei momenti più difficili: come il 13 dicembre 2009, quando l'allora Presidente del Consiglio venne ferito a causa del lancio di una statuetta; oppure sette anni più tardi, nel momento in cui il leader del partito di centro-destra venne sottoposto a un intervento cardiaco decisamente complesso al San Raffaele.
A dispetto della vicinanza con Berlusconi e delle tante dicerie registrate nel corso degli anni in tal senso, Alberto Zangrillo mostra una passione immutata per la professione medica. Di fatto non cade mai nella tentazione di scendere in politica, come succede invece a molti altri professionisti entrati nelle grazie del Cavaliere; va detto che però il fratello, Paolo Zangrillo, viene candidato ed eletto deputato nelle liste di Forza Italia nel 2018.
Alberto Zangrillo: il riconoscimento e le controversie
Nel corso dei decenni Zangrillo diventa tra i primi medici al mondo a poter vantare il più vasto numero di pubblicazioni nel settore di anestesia e terapia intensiva. Firma oltre 800 pubblicazioni, di cui quasi la metà compare su riviste internazionali. Alcuni degli studi più prestigiosi fanno capolino persino sul New England Journal of Medicine, una delle riviste più prestigiose del settore.
In virtù della sua attività autoriale raccoglie numerosi premi e onorificenze dalla comunità scientifica. Anche le cariche istituzionali sembrano riconoscerne il merito e gli conferiscono il titolo di Cavaliere al merito della Repubblica Italiana e di Commendatore dei Presidenti della Repubblica, sia da Carlo Azeglio Ciampi sia da Giorgio Napolitano.
La polemica al tempo del Covid-19
Il professore universitario e anestesista, apprezzato a livello professionale lungo tutto il corso della propria carriera, entra in una polemica poco piacevole al termine dell'emergenza Covid-19. Durante la puntata televisiva del 31 maggio 2020 di Mezz'ora in più - programma condotto da Lucia Annunziata in onda su Rai 3 - dichiara che il coronavirus dal punto di vista clinico non può essere considerato più una minaccia.
Un mese fa sentivamo gli epidemiologi dire di temere una nuova ondata per la fine del mese/inizio di giugno e chissà quanti posti di terapia intensiva ci sarebbero stati da occupare. In realtà il virus, dal punto di vista clinico, non esiste più.
Le reazioni non si fanno certo attendere, incluse quelle di Franco Locatelli, Presidente del Consiglio Superiore di Sanità, che si dimostra assolutamente sconcertato. Nonostante le dichiarazioni di Zangrillo siano sostenute da una ricerca del virologo Clementi, operativo sempre al San Raffaele, sono molte le voci che si sono scagliate contro questa presa di posizione, compresa quella del noto infettivologo dell'Ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli.
Sono rinfrancato dalla forza della verità perché quello che ho detto non è che il virus è scomparso, come maliziosamente qualche testata ha messo nei titoli. Io sono certo che il virus sia ancora tra di noi, però ci sono tanti virus tra di noi. Io ho detto testualmente ‘il virus è clinicamente scomparso’. Se uno omette il clinicamente per farmi del male, fa del male a se stesso.
Vita privata
Nonostante la prominenza della sua figura in campo mediatico come medico, Alberto Zangrillo è estremamente riservato. Della sua vita sentimentale e privata si conoscono pochissimi dettagli, tranne il fatto che è sposato, ma non trapelano ulteriori informazioni a riguardo.
Frasi di Alberto Zangrillo
Foto e immagini di Alberto Zangrillo
Video Alberto Zangrillo
Commenti
Nota bene
Biografieonline non ha contatti diretti con Alberto Zangrillo. Tuttavia pubblicando il messaggio come commento al testo biografico, c'è la possibilità che giunga a destinazione, magari riportato da qualche persona dello staff di Alberto Zangrillo.
Sono un collega medico e desidererei conoscere il tuo indirizzo e-mail per inviarti quanto ho scritto al collega Massimo Galli. Io e Galli siamo su posizioni completamente opposte e quindi mi piacerebbe conoscere il tuo parere su quanto io sostengo. Grazie, -------
Egregio Dottore
Le invio questa
Lettera Aperta
augurandomi che possa avere un senso per la collettività, per Voi che vi occupate di informare e che aiuti coloro alla quale tento di dare visibilità.
Seppur abbia tagliato dal testo originale le personali emozioni e tutta “l aria fritta” che ne deriva da un coinvolgimento personale, risulta una lettera, ahimè ancora giornalisticamente probabilmente troppo lunga.
Cosi temo.
Inoltre sono consapevole di scrivere ora in agosto ove tutti noi vogliamo, con giustificata ragione ritrovare un po di spensieratezza. Purtroppo questo magico tempo sarà un ulteriore incubo per gli anziani, del quale scrivo.
E non ce la faccio a sostenere questo stato di cose, una responsabilità più forte di ciò che é in mio potere da affrontare, percepita come da-solo, ma che necessita, ripeto senza personalismi, risposte veloci e serie ed allargate.
Quindi, ripetendomi, mi rivolgo a Voi augurandomi che abbia un senso, in nome di un mio preciso valore, per amore e rispetto per un’intera generazione di italiani quasi dimenticata, esprimere, non tanto per l ‘ appunto, una mia opinione ma pubblicare una scomoda verità.
Grazie della vostra potenziale attenzione e del tempo lavorativo dedicato per avere letto ciò che scrivo.
Lettera Aperta
UN FIORE NEGATO
Mia mamma di novant anni lucida, forte nel suo spirito, guarita da mesi dal Covid 19, è, come tanti altri anziani, non più ospite ma ormai reclusa in una RSA, acronimo per Residenza Sanitaria Anziani, che la ospita, a fronte di una retta e ne garantisce la sopravvivenza fisica.
Queste persone, fragili ma ancora forti nell’ animo sono i nostri genitori, i nostri famigliari ;
In inverno sono stati decimati e a tutt’ oggi, pur avendo sostenuto gli esami sanitari del caso ed eseguito tamponi risultati negativi, sono tutti indistintamente ancora segregati, con divieto di ricevere regali, divieto di ricevere una carezza, divieto di uscita, dimenticati e soli.
La concessione di carattere carcerario è di un unico appuntamento settimanale di 15 minuti da fissare in anticipo e difficilissimo da spostare. Questo tempo, contato minuziosamente, avviene da una finestra schermata e chiusa dal plexiglas nel mio caso al sole, dal piazzale esterno allo stabile che ormai la detiene.
In nome di una prevenzione obsoleta applicata a tutti senza distinguo, con spicciola freddezza ed ostinata ottusità, si nascondono, in verità, ritardi, negligenze ed insicurezze istituzionali.
Le regole interne son applicate con una rigidità che risulta durissima spesso in seno anche agli stessi operatori ; sono norme dettate dalla paura ma di discutibile se non di nessun significato sanitario reale.
Cosi una rosa, un dono, un piccolo gesto di speranza e di conforto, un fiore colto da un giardino per mia mamma, mi è stato vietato da una zelante operatrice barricata dietro protocolli sanitari ormai inspiegabili.
Credo fermamente che ci sia un importante e fondamentale distinguo che ci si deve porre quale limite da mai superare in relazione al rispetto di giuste regole, in contrappoposizione a quelle invece dettate dalla paura o peggio dall’indifferenza.
E inquietante quando queste limitano la sfera privata, il diritto ad esistere e la libertà personale.
Queste sono persone, ripeto sono persone.
Questi vecchi hanno contribuito con i propri sacrifici, con il proprio ottimismo, alla crescita di questo paese e urlano il proprio diritto di spendere i pochi anni rimasti in serenità, con l unica cosa che è importante per loro, l amore dei propri cari.
Dopo 5 mesi di totale isolamento, spesso forzatamente allettati, è necessario da subito provvedere alla loro vita, alla loro mente che vacilla ed è preda della depressione e dalla sensazione di un generale abbandono.
In sostanza le responsabilità sono articolate e coinvolgono più livelli politici e sanitari e le soluzioni, assolutamente possibili e doverose, rimangono scomode ; quindi non risultano prioritarie soprattutto se poi sono rivolte ad una categoria sociale non percepita come preziosa, ne da proteggere, ormai inutile e costosa.
Auspico che in nome dell’ “Emergenza”, non sia in atto la manifestazione di una volontà silente, volta all’ oblio di tanti dei nostri cari. Essa si può insinuare alterando la comune percezione che voltare la testa, per provocata ignoranza e disinformazione, sia una fatidica normalità.
Una vaga vergogna per tutti noi.
Una sicura infamia per le istituzioni coinvolte.
In fede
Luca Vito Hubler
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Grazie per quello che onestamente dici
Vorrei solo comunicarti una mia idea: è possibile che l Italia dalla Toscana in giù sia più protetta dal virus per l influenza dei due mari più vicini rispetto alle altre regioni?
Grazie e buon lavoro angela
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