Jeffrey Dahmer
Biografia • Un cannibale a Milwakee
Uno dei più famosi serial killer americani è sicuramente Jeffrey Dahmer, nato il 21 maggio 1960, ribattezzato "il mostro di Milwakee" per via delle terribili e inumane efferatezze commesse sui cadaveri delle vittime.
Il caso Dahmer si svelò in tutta la usa atrocità il 23 luglio del 1991, quando un uomo di nome Tracy Edwards si presentò alla polizia di Milwakee in evidente stato di choc dicendo di essere stato tenuto in ostaggio da un uomo sotto minaccia di un coltello. Quando la polizia, che venne guidata dal ragazzo, arrivò sul luogo indicato, la prima cosa che gli agenti avvertirono fu un fetore insopportabile, tale da levare il fiato, e che faceva chiaramente intendere che vi fosse qualcosa in decomposizione.
I poliziotti erano pronti a tutto, ma forse neanche nei loro peggiori incubi potevano pensare esistesse una cosa del genere. Celebre è poi diventato il coraggioso capitano della polizia Philip Arreola che, quando entrò nella casa di Dahmer, si trovò di fronte uno spettacolo agghiacciante: membra divelte tenute in casse di legno, tre teste conservate qua e là, tre in frigorifero e altre tre in cima all'armadio. Sconvolte da questo spettacolo, le forze dell'ordine procedettero ad una perquisizione dettagliata e minuziosa di ogni centimetro quadrato dell'antro banalmente arredato del mostro. Venne fuori di tutto, fra cui, oltre agli agghiaccianti "strumenti di lavoro" di Dahmer (secchi di metallo, seghe, coltelli da macellaio, trapani e quant'altro), ossa e teschi umani conservati con cura, casse di acido piene di resti umani, genitali mummificati conservati dentro un cappello mentre nell'armadio venne rinvenuta una mano di uomo.
Bisogna poi specificare che Dahmer, per smembrare i suoi cadaveri, usava solo strumenti manuali e non invece, come più volte si è erroneamente detto, seghe elettriche o altre diavolerie simili, dato che, per niente stupido, si premurava di non far insospettire i vicini di casa.
Una volta finita la conta delle vittime, si arrivò al probabile numero dei suoi omicidi: quindici. In seguito, però, l'imputato Damher ne confessò altri due, per i quali non è mai stato possibile trovare prove sufficienti per poterlo condannare.
Durante il processo, straziante per i parenti delle vittime, Dahmer ascoltava impassibile ogni accusa, spesso aggiungendone dettagli raccapriccianti. Pur essendoci quel buco di due vittime, bastarono comunque le altre quindici a spedirlo all'ergastolo. Scampò alla pena di morte perché in Wisconsin non è prevista. Ma Jeffrey Dahmer ha comunque trovato la morte in carcere, per mano di un ergastolano che gli ha sfondato il cranio nelle docce della prigione. Prima di essere recluso, numerosi detenuti avevano già manifestato la volontà di non volerlo con loro, dichiarazioni che di fatto rappresentavano una sotterranea minaccia di morte. Il 28 novembre 1994 Christopher Scarver, detenuto per omicidio della moglie, raccolse il testimone e finì Dahmer con la convinzione di eseguire una volontà divina.
Ma chi era in realtà questo essere mostruoso che rispondeva al nome di Jeffrey Dahmer?
Una personalità squilibrata e stravolta, ovviamente, anche se non folle nel senso psichiatrico del termine (e infatti al processo non venne ritenuto tale ma capace di intendere e volere). Dahmer aveva numerosi disturbi sessuali: pur essendo un omosessuale, detestava questa categoria, soprattutto se si trattava di uomini di colore. Fortemente alcoolizzato e facilmente suggestionabile era ossessionato dal dominio e dal controllo, sia mentale che fisico. Adescava i suoi partner nei bar per omosessuali ed era spinto dall'ossessivo impulso di ricercare rapporti sadomaso che, nel caso degli omicidi, finivano con la morte per strangolamento della vittima (previa somministrazione di birra drogata all'insaputa dei partner).
Dahmer naturalmente era un necrofilo. Si dice che fin da piccolo fosse ossessionato dalla morte e che andasse in giro per le strade a cercare animali morti da sezionare. Avendo praticato il cannibalismo, conservava come detto i resti delle sue vittime, collezionando le loro ossa e mangiando parti delle carni dei suoi amanti assassinati.
Dopo la sua morte le autorità hanno voluto che il suo cervello fosse donato alla scienza, nella speranza (o illusione), che un giorno attraverso il suo studio divenga possibile capire l'origine degli orrendi crimini di cui si è macchiato.
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