Giorgio Squinzi

Giorgio Squinzi

Giorgio Squinzi

Biografia Chimica, affari e sport

Giorgio Squinzi nasce a Cisano Bergamasco, in provincia di Bergamo, il 18 maggio del 1943. Chimico, imprenditore di successo, è stato amministratore della Mapei, l'azienda fondata da suo padre Rodolfo Squinzi nel lontano 1937. Proprietario della squadra di calcio del Sassuolo, rilevata nelle categorie minori nel 2002, e dal 2008 stabilmente in serie B con ottimi risultati (fino alla storica promozione in Serie A nel 2013), nel marzo del 2012 è stato designato come il successore alla presidenza di Confindustria, alla scadenza del mandato di Emma Marcegaglia.

Giovanissimo, comincia la sua carriera lavorativa nell'azienda di famiglia, attiva dal 1937 nella produzione di collanti per pavimentazioni leggere. Contemporaneamente però, il giovane Giorgio continua a studiare, tanto che nel 1969, all'età di ventisei anni, si laurea in chimica industriale all'Università di Milano. È la ricerca scientifica l'ambito di riferimento dei suoi studi che non manca di utilizzare in chiave imprenditoriale all'interno della realtà aziendale di famiglia.

Passa appena un anno infatti e, nel 1970, fonda insieme al padre la Mapei S.n.c. (Materiali ausiliari per edilizia e industria). È un'estensione a tutti gli effetti dell'industria di famiglia, non quotata in borsa, la quale vede ampliarsi la propria attività aprendosi a trecentosessanta gradi ai materiali ausiliari per l'edilizia, non solo collanti e pavimentazioni. Giorgio Squinzi diventa il responsabile della funzione ricerca e sviluppo della neonata Mapei, sfruttando all'ennesima potenza le proprie acquisizioni accademiche e fondendole con lo spirito imprenditoriale ereditato dal padre.

Nell'arco di un ventennio circa, l'azienda diviene il gruppo industriale leader della produzione mondiale di adesivi e prodotti chimici per l'edilizia, tanto da arrivare a dare lavoro ad oltre 6.000 persone, con ben 59 stabilimenti dislocati in tutto il mondo, dei quali 9 in Italia e i restanti in ben 23 nazioni in tutto il mondo.

Nel 1976 la Mapei si trasforma in società per azioni e Giorgio Squinzi prende in mano le redini dell'intera società, assumendo la carica di direttore generale. Quella che era l'azienda di collanti e adesivi di famiglia, si trasforma in una multinazionale leader nel settore, con un fatturato che ben presto toccherà cifre pari a 1,6 miliardi di euro.

Il 1978 è l'anno dell'internazionalizzazione aziendale, ben prima di molti altri gruppi italiani ed europei non solo del suo stesso settore. Giorgio Squinzi apre in Canada il suo primo stabilimento oltreoceano, sconfinando dal Vecchio Continente. È solo l'inizio di una sorta di "colonizzazione" illuminata che ha per protagonista il futuro numero uno di Confindustria.

Nel dicembre del 1984, muore Rodolfo Squinzi, il padre di Giorgio il quale, com'è ovvio, diventa amministratore unico della Mapei. A conferma della sua espansione anche a livello extranazionale, nel 1989 viene eletto Presidente del Technical Committee 67 WG3 "Adesivi per piastrelle ceramiche" del CEN. La sua ascesa economica, lavorativa e sociale prosegue di pari passo anche entro i confini italiani e, nel 1997, viene anche nominato presidente di Federchimica, importante carica che mantiene fino al 2003.

Prima però, esattamente nel 1994, il suo gruppo apre ad una fase di diversificazione e assimila la concorrente Vinavil, acquisendo rispettivamente i due stabilimenti di Villadossola e Ravenna. Due anni dopo riceve il premio "Ambrogino d'oro" dal Sindaco di Milano.

Il 6 aprile del 1998 viene nominato Cavaliere di San Gregorio Magno in Vaticano e il 31 maggio dello stesso anno, riceve la nomina di Cavaliere del Lavoro. A dicembre sempre del 1998, infine, in Belgio, paese a lui caro per gli investimenti effettuati nel corso degli anni, riceve l'onorificenza di "Commandeur de l'Ordre de la Couronne".

Quattro anni dopo poi, nel 2002, viene prima eletto Presidente di ABM (Assembly Business Member) e, a dicembre, riceve la laurea ad honorem in Ingegneria Chimica dal Politecnico di Milano.

Sebbene il motto di Giorgio Squinzi sia, per sua stessa ammissione e in qualità di grande amante del ciclismo, "non smettere mai di pedalare", tra il 2003 e il 2004 porta la Mapei ad investire nel calcio, altra sua grande passione (essendo anche un grande tifoso del Milan). Prende in mano il Sassuolo, allora in serie C2 e, entro il 2008, porta la squadra in serie B.

Sassuolo è un comune della provincia di Modena ma, in questi campionati tra i cadetti, vive decisamente gli anni più floridi della sua storia sportiva, con piazzamenti importanti e risultati talvolta lusinghieri, tanto che nel 2013 la squadra ottiene la storica promozione in Serie A.

Intanto, nel giugno del 2005 Squinzi viene rieletto a capo della Federazione Nazionale dell'Industria Chimica e, l'anno dopo, riceve la nomina di vice presidente della Confederazione delle Industrie Chimiche Europee.

Dopo il Premio Leonardo Qualità Italia, del 2007, e la carica di vice presidente di Assolombarda, il 22 marzo del 2012 Giorgio Squinzi viene eletto nuovo presidente di Confindustria, succedendo ad Emma Marcegaglia. Il numero uno della Mapei supera di 11 voti il suo rivale Alberto Bombassei.

A determinare la sua elezione, pare sia stata importante la sua storia imprenditoriale, la quale non lo ha mai visto protagonista di licenziamenti per riduzione di organici. Inoltre, a dire dello stesso Squinzi, nessuna delle sue aziende collegate avrebbe chiesto trattamenti di cassa integrazione per i propri lavoratori.

Nonostante il momento di forti tensioni sociali e sindacali, tra la sue prime dichiarazioni, Giorgio Squinzi afferma di voler stabilire un contatto e un colloquio anche con le frange più intransigenti del mondo sindacale, come la stessa Fiom.

Alla fine di marzo del 2016 lascia il vertice di Confindustria per scadenza del mandato: a succedergli è Vincenzo Boccia.

Giorgio Squinzi muore a Milano il 2 ottobre 2019, all'età di 76 anni.

3 fotografie

Foto e immagini di Giorgio Squinzi

Commenti

Mercoledì 25 aprile 2012 20:43:45

Lettera aperta a Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria
oggetto: La sindrome di schettino ci sta affondando tutti
Alla sua cortese attenzione,
poiché un dibattito sulla stupidità, forse è meglio per ovvie ragioni di etichetta definirla “improduttività dei dirigenti”, non è mai stato affrontato pubblicamente, e considerato il particolare momento di crisi economica, le polemiche sulla flessibilità, produttività e il confronto concorrenziale dei costi nella globalizzazione sfavorevole per l’Italia, poiché direttori e quadri portano troppo in alto l’indice del costo del lavoro.. (gli imprenditori anziché chiedersi quanto costa un operaio, dovrebbero chiedersi quanto costa un dirigente).. penso che non sia affatto un tabù discuterne nelle sedi opportune affinché si avvii al più presto un disciplinamento in merito.
Molto spesso nelle aziende, ma anche nella pubblica amministrazione e nel mondo politico, i capi non sono affatto operativi, sono sterili di idee e si limitano esclusivamente al comodo ruolo di rappresentanza interna tra i vari livelli delle maestranze e più delle volte rappresentano se stessi facendo uso del linguaggio del corpo.
Sono convinto che verrebbe fuori una bella e costruttiva disputa tra chi non fa di tutta l’erba un fascio e chi pensa come il sottoscritto che in un seminato o sono tutti intelligenti o tutti stupidi.
In un collegio dirigenziale se prevale l’intelligenza, l’imbecille non avrebbe chance di imporsi e coabitare, mentre in quello opposto sarebbe esattamente il contrario.
Dove già domina la stupidità in un qualsiasi ambiente di lavoro, gli incapaci sono apprezzati, presi in considerazione e avviati in carriera poiché non innescano rivalità professionale, i capi stupidi temono la competizione. Gli imbecilli sono potenzialmente scarsi e non creano imbarazzo mettendo in luce l'incompetenza.. e convivono in simbiosi.. tra cani non si mordono (se non concorrono per lo stesso obiettivo). Invece chi sin da subito rivela talento viene mobbizzato e messo in condizione di non poter nuocere da chiunque è consapevole di avere posizione non meritata.
Purtroppo il fenomeno della presenza dei capi imbecilli avviene con ricambio esponenziale ed è in crescita, caricando sempre di più i passivi aziendali.
I dirigenti stupidi, oltre ad essere incapaci nel proprio mestiere, sono anche di basso profilo etico, attributi concatenati.. se si trovano in un pasticcio pur di scaricarsi dalle proprie responsabilità sono abili ad incolpare chiunque, ma sono sempre pronti ad accollarsi meriti altrui. E se si vedono ad un certo punto della propria carriera in prossimità di un imbuto, intensificano le leccate ai diretti superiori e pur di mettere in difficoltà il proprio rivale per scavalcarlo viene denigrato.. si smerdano l'un l'altro, sembrano più ratti che cani, sono codardi e agiscono con pretesti personali e non mettendosi in evidenza con contesti professionali.
Queste condotte sono una piaga quotidiana, rendono impestato l’ambiente lavorativo = meno rendimento.. e si tratta di produrre in malora, ma ora si muore anche per la stupidità di un comandante, com'è accaduto a Costa Concordia. La dilagante stupidità dei direttori non può essere più accettata.. la sindrome di schettino ci sta affondando tutti.
Parliamoci chiaro, la crisi economica non è una cosa venuta dal cielo né saturazione dei mercati, per cui l'unica causa possibile è l'incompetenza di chi ha poteri decisionali che decide male, o non decide affatto.
Cosa accadrà senza il 18?.. Il mobbizzato verrebbe licenziato poiché “apparentemente” è il più debole, ma è colui che lavora di più e che viene spostato continuamente dove fa comodo al capo, quindi rimarrebbe comunque al proprio posto. Il fannullone neanche a parlarne perché è anche il più arrogante nei confronti del capo. L’imbecille, che non si sa neanche dove collocarlo ma fa comodo per dare l’impressione che è il capo che fa la differenza, per cui resterebbe al proprio posto...
Giorgio! c’è assolutamente bisogno di derattizzare gli ambienti di lavoro e di investire nei cervelli d’opera e nella mano d’opera e non negli abiti del monaco come si è sempre fatto e si continua ancora a fare.
Se fannulloni e ladri fanno “storia”, le ultime parole famose di Marcegaglia, è perché sono remissivi i capi stupidi altrimenti non starebbero oltre il terzo giorno sui luoghi di lavoro. Se, come dice ancora Marcegaglia, è colpa dei giudici che reintegrano fannulloni e ladri, si potrebbe indurli alle proprie responsabilità, Berlusconi in questo ha già infranto un tabù, e non solo i giudici ma anche i medici dalla certificazione facile.
La informo che non ho mai avuto riscontro a questa stessa lettera dal suo predecessore Emma Marcegaglia, forse perché aveva qualche schettino nell'armadio.
Per il sottoscritto questo argomento non lo è assolutamente un tabù, pertanto ho avuto l’ispirazione di scrivere e mettere online la mia esperienza sul rapporto con la stupidità dei miei ex direttori dello stabilimento di laterizi Ala Fantini di Montemesola (Taranto) di proprietà del Gruppo Fantini di Lucera (Foggia), dal titolo "La vera storia del re nudo"
qui: http://www.montemesolaonline.it/Laterizi.htm
Distinti Saluti

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