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Sofocle
Sofocle
Biografia
Sofocle nasce nel 496 avanti Cristo nel demo di Colono Hippies (Poseidone Equestre), un sobborgo di Atene: suo padre, Sophilos, è un ricco proprietario di schiavi ateniese, commerciante e fabbricante di armi.
Drammaturgo, dal punto di vista della storia e della Letteratura, è considerato uno dei maggiori poeti tragici dell'antica Grecia, insieme ad Euripide ed Eschilo. Tra le sue tragedie più importanti ricordiamo Edipo re, Antigone, Elettra ed Aiace.
La gioventù
Educato e allevato secondo una eccellente formazione sportiva e culturale (è discepolo di Lampros, che gli assicura una ottima educazione in campo musicale), a sedici anni canta come solista il coro per il successo di Salamina del 480, prescelto anche per la sua bravura nella musica e nella danza.
Le prime esperienze di drammaturgo
Intraprende quindi una carriera di autore tragico, che lo porta a ventisette anni a ottenere la sua prima vittoria in gara con Eschilo, personalità fino a quel momento celeberrima e forte di un successo incontrastato e che, dopo la sconfitta subita da Sofocle, decide di esiliarsi volontariamente in Sicilia: Sofocle si aggiudica la sua prima vittoria da drammaturgo grazie a una tetralogia di cui fa parte il "Trittolemo".
L'esperienza politica
Accanto all'attività di autore, grazie alla quale ottiene in tutto 24 vittorie (tra il 450 e il 442 avanti Cristo scrive l'"Aiace"), Sofocle si impegna anche nella vita politica: tra il 443 e il 442 avanti Cristo riveste una carica finanziaria molto importante (è amministratore del tesoro della lega attica), mentre insieme con Pericle, di cui è grande amico, è stratega della guerra contro Samo, che va in scena tra il 441 e il 440 avanti Cristo, e partecipa alla spedizione sull'isola.
In questa circostanza, partecipa ai negoziati che si svolgono a Lesbo e a Chio, dove incontra il poeta drammatico Ione. Nello stesso periodo diventa amico di Erodoto (al quale spedisce una elegia) e scrive l'"Antigone".
Viene, inoltre, scelto per ospitare in casa sua il simulacro del dio Asclepio quando esso viene spostato ad Atene da Epidauro, in attesa che il santuario destinato al dio venga completato: un'ulteriore testimonianza del grande prestigio di cui il poeta di Colono può godere presso i propri concittadini.
Nel 413, in seguito alla disfatta di Sicilia, viene nominato probulo: il suo compito è quello di far parte di una costituente oligarchica composta da dieci membri che hanno il dovere di trovare soluzioni per superare il momento di difficoltà; in seguito, comunque, egli si vergognerà per avere accettato tale carica.
Una vasta e innovativa produzione letteraria
Nel corso della sua vita scrive 123 tragedie (questo il numero riportato dalla tradizione), di cui oggi restano solo - oltre alle già citate "Aiace" e "Antigone" - "Edipo re", "Le Trachinie", "Filottete", "Elettra" ed "Edipo a Colono". Nella sua attività di drammaturgo, Sofocle è il primo a impiegare il terzo attore nella tragedia, abolisce l'obbligo della trilogia legata, perfeziona l'utilizzo delle scenografie e aumenta il numero di coreuti, da dodici a quindici: quest'ultima innovazione permette di porre maggiore evidenza sulla funzione del corifeo e di aumentare lo spettacolo.
È sempre lui, inoltre, a introdurre il monologo, offrendo agli attori la possibilità di mettere in mostra tutta la propria bravura e al pubblico di cogliere i pensieri alla base dei comportamenti dei personaggi.
I figli e gli ultimi anni di vita
Sposatosi con l'ateniese Nicostrata, diventa padre di Iofone; dall'amante Teoris, una donna di Sicione, ha anche un altro figlio, Aristone, che sarà il padre di Sofocle il giovane. Dopo avere contribuito alla realizzazione della costituzione dei Quattrocento, deve fare i conti con una causa intentatagli dal figlio Iofone, poco prima della sua morte, che lo accusa di essere affetto da demenza senile e che lo conduce a processo per una questione di eredità. Sofocle si difende semplicemente leggendo alcuni versi tratti dall'"Edipo a Colono".
Sofocle muore all'età di 90 anni ad Atene nel 406 avanti Cristo (strozzandosi con un acino di uva, secondo le testimonianze della storiografia antica, mentre secondo altre fonti il suo decesso sarebbe dovuto all'eccessiva e improvvisa gioia causata da una vittoria drammatica o a uno sforzo esagerato durante la recitazione).
L'"Edipo a Colono", la sua ultima tragedia, viene rappresentato postumo poco dopo la sua scomparsa.
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