Pinturicchio

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Biografia La seduzione dell'arte

Il Pinturicchio, all'anagrafe Bernardino di Betto Betti, nasce a Perugia nel 1454 circa. Benardino inizia il suo percorso formativo avanti con gli anni, infatti, si iscrive all'Arte dei Pittori nel 1481 e studia nell'ambiente di Bartolomeo Caporali e Benedetto Bonfigli. I suoi primi lavori, definiti d'esordio, sono tre tavolette appartenenti al ciclo delle Storie di San Bernardino: S. Bernardino che guarisce un paralitico e la Liberazione di un prigioniero del 1473 e Cristo Crocifisso con i Santi Cristoforo e Girolamo del 1470/1480.

Il soprannome Pinturicchio (o Pintoricchio), che con il tempo diventa un vero e proprio nome d'arte, deriva da "piccolo pintor". Bernardino ha una corporatura davvero minuta e trasforma questo piccolo difetto in un vezzo.

Della sua vita privata non si sa molto. È figlio di Biagio detto Betti e le origini della sua famiglia sono abbastanza modeste, tanto che forse Bernardino inizia a lavorare nella cerchia di Bartolomeo Caporali, come minatore. Dai suoi testamenti, si scopre che nel 1509 sposa Grania, con la quale però convive già dal 1495. Il Pinturicchio ha diversi figli, non tutti da sua moglie, perché ama le donne e le avventure extraconiugali, e la più grande si chiama Clelia. Non si conosce esattamente il nome del maestro del Pinturicchio, anche se in molti indicano Pietro Perugino come la sua principale guida. È un uomo tormentato e, nonostante la fama, la gloria e anche l'agiatezza economica che negli anni riesce a conquistarsi, non è mai molto felice.

Negli anni della sua formazione lascia Perugia, per andare a Roma e qui ottiene i primi incarichi davvero importanti: prende parte alla squadra incaricata di affrescare la Cappella Sistina e lavora accanto a un altro pittore importante, il Perugino. Purtroppo la distruzione degli affreschi ha reso molto difficile l'individuazione del lavoro del maestro, ma molti degli schemi usati nella Sistina sono stati ripresi in opere successive dal Pinturicchio, dimostrando la conoscenza approfondita dell'opera.

Inoltre, esegue nella cappella Bufalini in Santa Maria in Aracoeli le Storie di S. Bernardino (1486 circa), primo vero esempio della grandezza di quest'artista. Gli affreschi si svolgono su tre pareti e raccontano la vita e i miracoli di San Bernardino da Siena. Gli schemi ricordano quelli del Perugino nella Cappella Sistina, ma sono più brillanti e meno statici.

Pinturicchio entra nel 1484 in Vaticano, per dipingere una serie di Vedute di città italiane (Roma, Milano, Genova, Firenze, Venezia e Napoli) per loggia del Palazzo Apostolico. L'incarico gli è assegnato dal pontefice dell'epoca, Innocenzo VIII. Purtroppo di questo lavoro non c'è più traccia, ma le ricostruzioni storiche lo segnalano come il primo esempio di ripresa della pittura paesaggistica del secondo stile pompeiano. Un bel passaggio per il Pinturicchio, che accantona brevemente i soggetti religiosi.

Dopo un lungo e creativo periodo romano, nel 1485 il pittore torna nella sua città, Perugia, per qualche anno e collabora con il suo maestro Bartolomeo Caporali: lo testimoniano alcuni pagamenti relativi alla lunetta con la Madonna, che si trova - ancora oggi - sopra la porta della sala del Consiglio nel palazzo dei priori di Perugia. Ma la fortuna continua a chiamarlo a Roma. Sono, infatti, datati 1487 gli affreschi in Vaticano nel palazzetto di Innocenzo VIII al Belvedere. Sempre in questo periodo, viene incaricato di decorare una sala al pianoterra di palazzo Colonna in piazza Santi Apostoli. È la residenza del cardinale Giuliano Della Rovere, futuro Giulio II, il famoso papa del Bramante. Ma c'è di più. Perché sempre per il cardinale affresca la Cappella del Presepio e la Cappella Basso Della Rovere.

Un altro Papa molto importante nella vita del Pinturicchio è sicuramente papa Alessandro VI, ovvero Rodrigo Borgia, per il quale affresca sei stanze del suo appartamento personale. Il lavoro inizia nel 1492 e termina due anni dopo. È un progetto davvero enorme e dimostra l'impegno, la passione e la dedizione che il "piccolo pintor" ha per l'arte. Il tema della decorazione, ovviamente, è quello sacro: sono presenti le Sibille, gli Apostoli, i Profeti, alcune scene della vita di Cristo, Maria e dei Santi.

Il Pinturicchio per l'evento si avvale di numerosi collaboratori, come Piermatteo d'Amelia, il Pastura, Raffaellino del Garbo, Tiberio d'Assisi, Niccolò di Bartolomeo della Bruggia e molti altri. Gli affreschi di sola mano del Pinturicchio sono quelli racchiusi nelle camere dette "segrete", nella Sala dei Santi e nella Sala dei Misteri.

Il papa dimostra di essere molto soddisfatto per il lavoro dell'artista e qualche anno più tardi lo richiama per un altro incarico: decorare il torrione davanti a Castel Sant'Angelo. Purtroppo l'opera viene totalmente persa per la distruzione dell'edificio.

Rientra a Perugia nel 1495 e inizia una serie di opere davvero importanti, come il Polittico di S. Maria de' Fossi (ora nella Pinacoteca di Perugia) e l'affresco di una cappella della collegiata di S. Maria Maggiore a Spello (1500-1501). Il cardinale Francesco Todeschini Piccolomini, eletto Papa Pio III, lo richiama a Siena per dipingere le dieci Storie della vita di Pio II nella biblioteca del duomo. La sua attività senese è davvero vivacissima, perché in contemporanea cura gli affreschi nella cappella di S. Giovanni Battista (presente nel duomo di Siena), le storie della libreria Piccolomini, e partecipa alla decorazione di una sala nel palazzo di Pandolfo Petrucci (alcuni affreschi saranno distrutti).

Giulio II richiama a Roma il Pinturicchio e, sempre in questi anni, gli commissiona la decorazione del soffitto del presbiterio di S. Maria del Popolo. È qui che dipinge l'Incoronazione di Maria, gli Evangelisti, Sibille, Padri della Chiesa. È questo uno dei suoi ultimi lavori. Bernardino di Betto Betti muore l'11 dicembre 1513 a Siena ed è sepolto nella parrocchia dei SS. Vincenzo e Anastasio.

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