Saffo

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Biografia Preparandosi al matrimonio

Saffo nasce nell'isola di Lesbo a Ereso, o Mitilene, nella seconda metà del VII secolo a.C. L'anno preciso della sua nascita non è esattamente definito: secondo l'enciclopedia bizantina dovrebbe corrispondere al 640 a.C.; secondo la testimonianza del cronografo Eusebio dovrebbe invece corrispondere al 610 a.C.

La ricostruzione della stessa biografia della poetessa risulta un'impresa piuttosto complicata, a causa anche dell'alone romanzesco che la circonda. I suoi genitori sono di famiglia nobile ed ella ha ben tre fratelli maschi. Il maggiore Carasso è famoso per una travolgente storia d'amore con una donna, causa della sua rovina economica; i due minori invece si chiamano Eriguio e Larico, quest'ultimo svolge la funzione di coppiere nel pritaneo di Mitilene.

L'origine aristocratica della famiglia di Saffo è testimoniata proprio dalla mansione di Larico, che viene riservata esclusivamente ai giovani delle migliori famiglie di Mitilene. L'isola purtroppo però è funestata da una cruenta guerra civile che costringe all'esilio in Sicilia, probabilmente a Siracusa o Akragas, sia Saffo che la sua famiglia.

Secondo le testimonianze Saffo non è molto bella, anzi la si descrive come piccola di statura e dalla carnagione scura. Aspetto che viene smentito dal poeta Alceo e che corrisponde probabilmente al cliché biografico di origine socratica secondo cui la mancata bellezza esteriore ha come necessario contraltare quella interiore. Anche la notizia che la vuole sposata al ricco Cercilia di Andro sembra non corrispondere a verità. Saffo ha però una figlia Cleide alla quale dedica dei teneri versi d'amore materno. Persino questo dato è stato però messo in dubbio di recente, e si è avanzata l'ipotesi che il nome di Cleide corrisponda a quello di una giovinetta oggetto della passione amorosa della poetessa.

L'unica cosa certa è che Saffo trascorre la sua vita nel comporre versi e nell'occuparsi delle giovani e aristocratiche fanciulle a lei affidate come allieve della sua scuola. A molte di queste fanciulle, come Archeanassa, Atthis, Arignòta, Dike, Eirène e Mégara, Saffo dedica delle poesie che alimentano la convinzione che il rapporto che la unisce alle sue allieve non sia un semplice rapporto maestra-discente.

Presso la sua scuola le allieve vengono preparate alla vita matrimoniale con lezioni di ritualità domestica, canto e danza. Ma la scuola di Saffo, dedicata al culto della dea Afrodite (dea della bellezza), è anche un centro religioso e culturale, detto per questo tìaso.

Originariamente questo termine è utilizzato per designare i seguaci del dio Dioniso, ma in età classica indica più genericamente delle comunità a carattere religioso. L'impossibilità di meglio definire il tipo di comunità identificabile con la denominazione di tìaso ha contribuito alla mitizzazione della scuola di Saffo, o meglio alla sua unilaterale identificazione con un ambiente in cui si stabiliscono dei rapporti omosessuali tra maestra e discepole.

L'unica cosa certa è che nella scuola molte lezioni sono dedicate alla pratica poetico-musicale, che viene espressa prevalentemente con il canto corale.

Per quanto riguarda la sua produzione poetica, viene solitamente classificata in otto o nove libri ordinati in base alla tipologia di metro poetico adottato. Il primo contiene le odi saffiche, il secondo i distici in pentametri eolici, il terzo i distici in asclepiadei maggiori, il quarto i distici di paraslepiadei maggiori, il quinto i carmi. Degli altri quattro libri, invece, non è possibile definire in maniera precisa la modalità compositiva. Il nono e l'ottavo in ogni caso contengono degli epitalami: composizioni destinate alla celebrazione dei matrimoni, che pare siano un argomento molto frequente nella produzione poetica di Saffo. Una delle dee più menzionate nelle sue poesie è proprio Era, dea dei matrimoni.

Di questa vasta produzione sono giunti fino a noi circa duecento frammenti, tra cui un'ode completa dedicata alla dea Afrodite e appartenente al primo libro, e molti altri frammenti recuperati dai papiri e soggetti a ricostruzioni spesso di carattere ipotetico.

Non si conosce con esattezza la data della sua morte (datata intorno al 570 a.C.); probabilmente Saffo raggiunge la vecchiaia, almeno in questo senso vengono interpretati alcuni suoi versi in cui fa riferimento ad un certo decadimento fisico.

È stata universalmente smentita e considerata semplicemente una invenzione dei comici attici la notizia secondo cui, innamoratasi senza essere corrisposta del bel barcaiolo Faone, si suicida gettandosi dalla rupe di Leucade.

Famosa in campo letterario è la poesia a lei dedicata da Giacomo Leopardi dal titolo "Ultimo canto di Saffo", scritta nel 1822.

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