Pietro Perugino

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Biografia Pianificazioni e capolavori

Il Perugino nasce intorno al 1450 a Città della Pieve, città allora facente parte del Comune di Perugia, e il suo nome di battesimo è Pietro di Cristoforo Vannucci, detto anche Pietro Perugino. La sua famiglia di origine è molto ricca e conosciuta, ma oltre questo dettaglio dei suoi primi anni di vita e della sua produzione giovanile non si sa nulla.

È possibile ricostruire il profilo di quest'artista grazie alle sue opere e agli scritti del 1550 lasciati da Giorgio Vasari, che sostiene che la formazione del Perugino si sia definita grazie allo studio delle opere più importanti di Piero della Francesca.

Il Perugino esprime la sua bravura soprattutto a Firenze, dove si trasferisce nel 1467. Qualche anno più tardi entra a far parte della bottega di Andrea Verrocchio, una palestra incredibile e soprattutto l'ambiente ideale per confrontarsi con i migliori talenti dell'epoca. Proprio qui, infatti, incontra Leonardo da Vinci, ma anche Domenico Ghirlandaio e Sandro Botticelli.

Cinque anni più tardi, nel 1472, si unisce alla Compagnia di San Luca in veste ufficiale di pittore: termina quindi il suo periodo di formazione, che è stato complessivamente breve (la media era 9 anni) e può finalmente esercitare la professione in modo autonomo. Questa data è importante perché spiega come mai le opere più significative di Pietro Vannucci non siano databili prima degli anni Settanta.

La prima opera attribuita al Perugino è la Madonna col Bambino del Courtauld Institute di Londra, dove si possono leggere chiaramente i richiami ai lavori di Piero della Francesca, ma anche una certa influenza fiamminga. Sempre in questo periodo è possibile datare l'Adorazione dei Magi, la Nascita della Vergine e il Miracolo della Neve.

La carriera di Pietro Perugino è ufficializzata da un incarico importante, quando nel 1473 accetta di partecipare alla decorazione della "nicchia di San Bernardino". Il lavoro consiste nel dipingere otto tavolette che coprivano le ante della nicchia contenente la statua del santo nell'oratorio di San Bernardino di Perugia. All'opera hanno lavorato diversi artisti, tra cui il Pinturicchio e Piermatteo d'Amelia. Il lavoro del Perugino è riconoscibile in almeno due tavolette (Il Miracolo del bambino nato morto e San Bernardino risana una fanciulla).

Per diversi anni Pietro continua la sua attività in Umbria, lasciando diverse tracce del suo lavoro, come gli affreschi della cappella della Maddalena nella chiesa parrocchiale di Carqueto, dove purtroppo oggi sono visibili solo piccole sezioni. Consolidate però una certa esperienza e soprattutto una certa fama, nel 1479 si reca a Roma, dove decora l'abside della cappella della Concezione, nel coro della Basilica vaticana per papa Sisto IV. Anche di questo lavoro, che doveva essere grandioso, non è rimasto nulla perché l'opera è andata distrutta nel 1609. Resta comunque un incarico molto prestigioso e di notevole successo, tanto che gli vale la chiamata a dipingere la parete di fondo della Cappella Sistina, considerata la più grande impresa decorativa del tardo Quattrocento italiano.

Qui ritrova vecchi colleghi e amici e di nuovo un clima di confronto interessante e costruttivo. Lavora accanto a Sandro Botticelli, al Ghirlandaio, al Pinturicchio (suo stretto collaboratore) e a Cosimo Rosselli. All'interno del gruppo ha un ruolo di rilievo, perché fa un po' da coordinatore. Com'è noto, l'incarico di Michelangelo di realizzare il Giudizio Universale, qualche anno più tardi, è considerato la prima opera distruttiva della storia, perché a farne le spese è proprio la zona dietro l'altare: si persero l'Assunzione di Maria e Nascita e ritrovamento di Mosè e la Natività di Cristo. Sono però rimasti il Battesimo di Cristo, il Viaggio di Mosè in Egitto e la Consegna delle chiavi.

Dopo l'impegnativo lavoro nella Cappella Sistina, il progetto più interessante cui partecipa è la decorazione della villa di Spedaletto (1483), nella zona di Volterra, su richiesta di Lorenzo il Magnifico e dove, ancora una volta, si trova a dipingere al fianco di Sandro Botticelli, Domenico Ghirlandaio e Filippo Lippi.

Ormai il Perugino può considerarsi un pittore affermato e una grande firma italiana. Il successo è tale che apre una bottega a Firenze, tenendo contemporaneamente aperta anche quella di Perugia. Nel giro di qualche anno la sua bottega toscana diventa molto più importante di quella di tanti artisti locali di pregio.

I successi professionali vanno di pari passo con quelli privati. Nel 1493 sposa Chiara Fancelli, volto di tante sue Madonne. Il lavoro del Perugino, dopo la morte di Lorenzo Il Magnifico e soprattutto al ritorno della Repubblica fiorentina, assume delle tinte nuove, conservando comunque un carattere elegante e al tempo stesso spirituale. Nel 1495 realizza il Compianto sul Cristo morto per il Convento di Santa Chiara e la Crocifissione nella chiesa di Santa Maria Maddalena dei Pazzi. È da ricordare anche lo Sposalizio della Vergine, datato tra il 1501-1504 (della bottega di Perugia). 

Nella sua terra, in Umbria, una fama pari a quella fiorentina, arriva solo dopo la decorazione della Sala dell'Udienza nel Collegio del Cambio a Perugia ed è sicuramente in questo lavoro (1496-1500) che dà il meglio della sua produzione ma anche della sua capacità espressiva. Il Perugino non è più il giovane aspirante pittore che studia Piero della Francesca per trovare una sua dimensione artistica, oggi è un uomo maturo, ma anche un esempio per molti emergenti.

Nel 1503 Isabella d'Este, marchesa di Mantova, chiama l'artista per commissionargli la Lotta tra Amore e Castità, un dipinto allegorico destinato al suo studio nel Castello di San Giorgio. Purtroppo però per la prima volta il Perugino non soddisfa le aspettative e per lui si apre un periodo buio. È come se gli elogi (ma anche la sua creatività) si fossero esauriti. Iniziano ad arrivare copiose le critiche. Non riesce a rinnovare la sua arte e le sue produzioni tendono a essere abbastanza ripetitive e viste.

È anche un periodo di cambiamento: sul mercato si stanno affacciando nuovi e promettenti artisti, come il suo allievo, Raffaello Sanzio, e Michelangelo Buonarroti. Nei primi anni del Cinquecento, sconfitto e anche un po' amareggiato, decide di tornare in Umbria e lavorare solo nei piccoli centri.

Pietro di Cristoforo Vannucci muore a Fontignano nel 1523.

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