François Rabelais
Biografia • Frate licenzioso, scrittore satirico
François Rabelais nasce probabilmente a Chinon, presso La Devinière, una tenuta situata nella regione della Turenna francese, in una data compresa tra il 1484 e 1494. Alcuni studiosi accreditano la data della sua nascita già nel 1483, ma non è una informazione confermata da altre date. Ad ogni modo, al di là delle incertezze biografiche sul suo conto, restano certi i suoi meriti di scrittore satirico, comico, ironico e grottesco, autore della celebre saga di Pantagruel e Gargantua, i due giganti del folclore francese.
Figura di spicco e controversa del Rinascimento d'oltralpe, Rabelais viene considerato anche come uno dei più influenti anticlassicisti. Frate licenzioso e dalla forte personalità, spesso in collisione con il clero ufficiale, medico, resta un grande personaggio del Rinascimento, umanista convinto e dalla grande cultura, inoltre profondo conoscitore del greco antico.
Nasce in una famiglia agiata, su questo le fonti non discordano. Suo padre è Antoine Rabelais, avvocato, siniscalco di Lerné. Stando agli storici dell'epoca, lo scrittore sarebbe entrato intorno al 1510 nel convento francescano de La Baumette, eretto davanti alla riviera della Maine, presso la rocca di Chanzé ad Angers, cominciando subito ad affrontare studi prettamente teologici. Alcuni lo danno allievo presso l'abbazia di Seuilly, ma non ci sono conferme. Viene nominato frate francescano nel convento di Puy Saint-Martin a Fontenay-le-Comte, dove si trasferisce per completare la sua ampia formazione culturale e teologica, tra l'ottobre del 1520 e il 1521.
In questo periodo, tanto nell'istituto religioso che fuori di esso, Rabelais è noto per le sue grandi doti intellettuali, considerato da molti come un erudito e dotto umanista. Con il notorio filologo Guillaume Budé, proprio in questi anni intrattiene un carteggio di grande spessore intellettuale, dove si può notare l'approfondito studio del latino e, soprattutto, del greco. Proprio in quest'ultima lingua, il frate eccelle e ne dà prova nelle sue traduzioni di alcune delle più importanti opere greche, dalle "Storie" di Erodoto agli scritti filosofici di Galeno, che intraprende soltanto alcuni anni dopo. È proprio Budé, tra l'altro, ad incentivare la sua produzione scritta, incoraggiando il suo talento e spingendolo sempre di più a venire allo scoperto con alcuni lavori autografi.
Con Pierre Lamy, altro umanista dell'epoca meritevole di averlo iniziato agli autori della classicità latina e greca, Rabelais frequenta la casa del consigliere di Fontenay André Tiraqueau. Qui conosce Amaury Bouchard e Geoffroy d'Estissac, priore e vescovo dell'abbazia benedettina di Maillezais, a cui dovrà il suo reinserimento nel mondo ecclesiastico.
Proprio a causa della sua accesa personalità, che lo porta a scrivere e commentare alcune opere in modo non ortodosso, Rabelais viene sospettato di tendenze eretiche. Ad incastrarlo, per così dire, sono i testi greci che possiede nella sua biblioteca, a seguito del divieto imposto dalla Sorbona di possedere libri in lingua greca. L'ordine francescano coglie il pretesto giusto e provvede al suo sequestro. Tuttavia, Francois Rabelais riesce a salvarsi grazie alla protezione di cui gode da parte del vescovo Geoffroy d'Estissac, che lo vuole come segretario personale, aiutandolo per giunta a passare dall'ordine francescano a quello benedettino.
Il frate comincia ad accompagnare il vescovo nei suoi viaggi di ispezione nei vari conventi francesi. Soggiorna presso il priorato di Ligugé, residenza abituale di Geoffroy d'Estissac, si lega a Jean Bouchet, diventandone amico, e passando per il monastero di Fontenay-le-Comte, incontra il nobile abate Antoine Ardillon. Ma non solo. Viaggia in molte province della Francia, restando nell'anonimato frequenta alcune università, come quelle di Bordeaux, di Tolosa, d'Orléans e Parigi. È altresì sicuro che intorno al 1527 Rabelais abbia frequentato i corsi di diritto all'università di Poitiers.
Tuttavia egli mal sopporta le regole monastiche ed entro il 1528 smette i panni di frate.
Passa per la capitale francese, si lega ad una vedova, da cui avrebbe avuto anche due figli e, dopo aver cominciato a studiare medicina, decide di iscriversi, il 17 settembre del 1530, alla facoltà di Medicina di Montpellier. Qui, il medico filologo ed ex frate, tiene alcune lezioni su Ippocrate e Galeno, due dei suoi autori prediletti, ed entro un anno supera abilmente il baccalaureato, diventando dottore.
Dal 1532 esercita la professione di medico all'Hôtel-Dieu di Lione, centro del Rinascimento francese. Qui l'atmosfera è ideale affinché il talento letterario del frate possa finalmente emergere. Intanto, si lega ad alcune personalità importanti e continua le sue pubblicazioni di carattere scientifico. Nello stesso anno però arriva la pubblicazione del primo volume della saga che porta il suo nome, quella incentrata sui due bizzarri giganti tratti dal folclore francese, Pantagruel e Gargantua. Francois Rabelais dà vita a "Pantagruel", nel 1532 come detto, firmandosi con lo pseudonimo di Alcofribas Nasier (un anagramma del suo nome e cognome). Al contempo, scrive una lettera ad Erasmo da Rotterdam, nella quale dichiara tutta la sua discendenza umanistica, derivante proprio dalla passione per il filosofo e per il suo grande pensiero. Dichiara nella missiva la sua volontà di aver provato a conciliare il pensiero pagano con quello cristiano, dando vita al cosiddetto umanesimo cristiano.
La Sorbona, vera e propria legge autocratica dell'accademismo francese, boccia e prova a bloccare le sue pubblicazioni, tutte legate al suo pseudonimo, ormai noto non solo a Lione. Tramite questa firma però Rabelais pubblica anche "Gargantua", nel 1534, il quale riprende totalmente l'eroe protagonista della saga francese tanto narrata anche oralmente dagli chansonnier della Francia. Il suo precedente libro infatti, quello legato a Pantagruel, racconta la storia del probabile figlio dello storico protagonista della saga.
L'autore francese riprende i suoi viaggi istituzionali e si reca a Roma, accompagnando Jean du Bellay, suo protettore, presso il papa Clemente VII. Il suo mentore diventa cardinale e viene assolto dai crimini di apostasia e irregolarità dei quali è accusato, insieme ad un nutrito gruppo di alti prelati del clero francese, a seguito dell'affaire des Placards, datato 1534 e riguardante una serie di affissioni in aperta contestazione nei riguardi del clero romano.
Negli anni seguenti l'ex frate è ancora a Roma, questa volta con il suo antico protettore, Geoffroy d'Estissac. Da questo momento in poi comincia il suo ritorno nelle grazie papali, come testimonia la lettera datata 17 gennaio 1536, inviata da Paolo III, nella quale è compresa l'autorizzazione per Rabelais ad occuparsi di medicina in un qualunque monastero benedettino, purché non si facciano operazioni di chirurgia. Lo scrittore francese sceglie il monastero del cardinale du Bellay, a Saint-Maur-des-Fossés.
Nel 1540 Francois e Junie, figli illegittimi avuti da Rabelais durante il suo soggiorno parigino, vengono legittimati da Paolo III. Ottenuto l'anno prima il privilegio reale per la stampa, nel 1546 l'ex frate pubblica, firmando con il suo vero nome e cognome, il cosiddetto "Terzo Libro", il quale riprende in toto i due precedenti, accorpando e raccontando di entrambi i suoi due eroi, in una saga corale. L'anno dopo si ritira a Metz, nominato medico cittadino.
Nel luglio del 1547 Rabelais ritorna a Parigi, nuovamente al seguito del cardinale du Bellay. L'anno dopo escono undici capitoli del "Quarto libro" della saga, prima della pubblicazione della versione integrale, datata 1552.
Il 18 gennaio del 1551, du Bellay concede a Rabelais la parrocchia di Meudon e di Saint-Christophe-du-Jambet. Tuttavia, dopo circa due anni di ufficiosa attività, non è dato sapere se lo scrittore abbia o meno adempiuto alle proprie incombenze sacerdotali. I teologi però, dopo la pubblicazione del "Quarto libro", lo censurano senza appello. Il 7 gennaio del 1553 pertanto l'autore si dimette da sacerdote. Francois Rabelais muore a Parigi poco tempo dopo, il 9 aprile del 1553.
Nel 1562 viene pubblicato "l'Isle Sonnante", il quale comprenderebbe alcuni capitoli del presunto "Quinto libro" dell'ex frate. Tuttavia, anche dopo la pubblicazione integrale dell'opera, sono molti i filologi che ne hanno contestato l'autenticità. Sono invece autografe e riconosciute alcune opere minori, come la cosiddetta profezia burlesca "Pantagrueline Prognostìcation" e la "Sciomachia", una relazione composta per celebrare la nascita di un figlio del re Enrico II.
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